2023-11-30
L’Expo risveglia il sindaco Gualtieri dai sogni
Un momento dell'assemblea generale dell'Ufficio Internazionale delle Esposizioni per decidere la sede dell'Expo 2030, Parigi, 28 novembre 2023 (Ansa)
L’umiliazione globale smonta la bufala su «Roma che riparte». Il primo cittadino se la prende con i petrodollari, ma glissa sulla catastrofica immagine della sua città.Si fa presto a dire «colpa dei petrodollari». La Roma che piagnucola per bocca del sindaco Roberto Gualtieri per l’assegnazione di Expo2030 a Riad ha un grave problema con gli specchi. Pensare di ospitare una manifestazione simile oggi sarebbe una scommessa suicida, che non terrebbe in minimo conto lo stato dei trasporti, del traffico, della lentezza dei cantieri, dei rifiuti e della sicurezza. Al massimo, dopo il Giubileo del 2025, per il quale si punta molto sulla divina provvidenza, Roma potrebbe ospitare un Salone internazionale dell’animale urbanizzato. Non servirebbe manco chiamare i creativi: il logo con il cinghiale e i pupi è già lì. Martedì, presi i suoi bei 17 voti, Gualtieri si è sfogato come se davvero ci avesse creduto. «Avevamo delle lettere di impegno firmate da ambasciatori di Paesi che alla fine non ci hanno votato», ha sibilato il primo cittadino del Pd, per poi accusare: «Riad ha dilagato. Ha espresso una forza economica che ha reso questo Expo del tutto particolare». E già, la forza economica dell’Arabia saudita e del suo testimonial Cristiano Ronaldo. Per gli altri 364 giorni dell’anno, il registro del politicamente corretto al quale si attengono Gualtieri e compagni impedisce loro di guardare in faccia il Regno saudita. Quello, sì, un patriarcato con seri problemi anche sul rispetto dei diritti civili e tra i primatisti mondiali nell’esecuzione delle condanne a morte (196 nel 2022 e già 100 nei primi otto mesi del 2023 secondo Amnesty International). Adesso, dopo lo schiaffo a Roma 2030, si scopre che gli sceicchi sono anche straordinariamente ricchi. Mazzette o non mazzette, bisognerebbe avere l’onestà di riconoscere che la candidatura romana è stata una ben poco brillante idea del governo guidato da Giuseppe Conte, che a settembre del 2021 stappava lo champagne e incitava: «Facciamo correre la capitale!». Supportato dall’immancabile entusiasmo della Confindustria del Lazio, il leader grillino cercava probabilmente di far dimenticare la discussa rinuncia di Roma alle Olimpiadi del 2024, per volontà di una Virginia Raggi terrorizzata dall’idea di finire in Procura con tutta la giunta. Come per il non-stadio della Roma. E però Milano e l’intero Paese avevano già affrontato (e vinto) la sfida dell’Expo nel 2015 e non sarebbe stato facile ottenere una nuova assegnazione neppure candidando Bologna. Tuttavia, la sinistra dei marziani su Roma ieri ci ha regalato anche una pensosa articolessa di Corrado Augias su Repubblica. Il sedicente martire della Rai meloniana sospira: «Che io ricordi è la più grave umiliazione che Roma, e l’Italia, abbiano avuto da molti anni a questa parte. Credo che si debba risalire al periodo che seguì immediatamente il fascismo per trovare un affronto equivalente, erano anni quelli in cui la nobile figura di un presidente del Consiglio come Alcide De Gasperi non riusciva a trovare alcun ascolto nei consessi internazionali». Piccolo particolare ben noto: un governo che subentra a candidatura ampiamente lanciata ha poche chance di cambiare il corso della partita. In ogni caso, l’ubiquo Augias, che riesce contemporaneamente a lavorare per Viale Mazzini e La7, alla fine si è risposto da solo: «La città è in declino compreso il suo centro storico, i romani lo sanno, i visitatori se ne rendono presto conto». A parte centurioni e tassisti, i problemi di Roma sono sempre i soliti, ma incancreniti. I tanti cantieri per il Giubileo, specie a Prati, sul lungotevere e in piazza Venezia, hanno reso il traffico della città ancora più infernale. Nella classifica 2022 del Sole 24 Ore sulle città più vivibili, la capitale ha perso 18 posizioni e si è piazzata al trentunesimo posto. Mentre anche in questo finale di 2023, come da trent’anni a questa a parte, si tiene l’appassionante dibattito su dove far fermare i circa 3.000 autobus turistici che ogni giorno cercano di arrivare a piazza Navona. E per capire quanto è dinamica la città, basta dire che è al primo posto per reddito medio da pensione di vecchiaia: 26.621 euro pro capite, con la media nazionale sotto i 20.000. Triste anche la sicurezza. Nella graduatoria dei reati (Viminale, 2022) Roma è salita al terzo posto dopo Milano e Rimini con 5.485 denunce ogni 100.000 abitanti (+5% sul 2019). In testa ci sono scippi e i borseggi, per la gioia dei turisti. E mentre i romani confermano che la città è sempre sporca e le municipalizzate appartengono a qualche misteriosa repubblica autonoma, vale la pena ricordare quanto scriveva il New York Times lo scorso 21 dicembre in un lungo reportage, in cui si diceva che «Roma si sta riprendendo». «Questa città di solito sull’orlo della disgregazione urbana», si leggeva nell’articolo, «improvvisamente sembra sul punto di rimettersi in sesto». Certo, il quotidiano Usa raccontava dei roghi estivi di spazzatura e intimava ai compatrioti di usare solo scooter o taxi, ma scriveva che il sindaco «con il termovalorizzatore osa sognare». Infine, garantiva che adesso «Roma spera di ospitare l’Expo 2030, un premio potenzialmente trasformativo, che potrebbe migliorare le infrastrutture e reinventare gli aspri quartieri orientali di Roma». E niente, i maledetti petrodollari hanno beffato anche loro. Delusione a Centocelle.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)