2020-05-27
L’ex Ilva torna alla fase 1 e mette tutti in Cig
Stefano Patuanelli (Archivio Massimo Di Vita:Mondadori Portfolio via Getty Images)
Cassa integrazione prorogata per cinque settimane: l'azienda punta ad arrivare a luglio, quando potrebbe scattare l'addio. Ma Stefano Patuanelli continua a parlare di nuovo piano. Sul tavolo anche il dossier Thyssenkrupp: «Interessati Marcegaglia e Arvedi».Sull'ex Ilva di Taranto si continua a prendere tempo senza trovare una soluzione. Ieri Arcelor Mittal ha fatto sapere che intende prolungare, a causa dell'emergenza dettata dal Covid-19, la cassa integrazione per tutti gli 8.173 dipendenti del gruppo. L'ammortizzatore durerà cinque settimane e l'esecutivo avrà oltre un mese in più per sbrogliare la matassa. Dal 1° giugno, dunque, la Cig continuerà e in teoria il gruppo il 5 giugno, salvo nuovi rinvii, dovrà presentare il nuovo e tanto atteso piano industriale. Toccherà all'ad Lucia Morselli mostrare il piano voluto con gli accordi dello scorso 4 marzo che hanno evitato il ricorso alle vie legali con il governo. In realtà, però, le cinque settimane in più potrebbero essere cruciali per definire la rottura del contratto con Arcelor Italia. L'ad Lucia Morselli in questo lasso di tempo parlerà con il premier Giuseppe Conte (secodno idiscrezioni, entro al fine della settimana), consapevole del fatto che il suo gruppo ha già accantonato 500 milioni e che sarebbe disposto a metterne sul piatto altri 500 milioni per dire addio a Taranto. Sarebbe solo una questione di prezzo e anche se gli angloindiani pagassero 1 miliardo, per loro sarebbe una vittoria.Intanto due giorni fa si è svolto il tavolo sull'ex Ilva tra governo, azienda e sindacati. Al termine, le parti hanno deciso di riaggiornarsi tra dieci giorni. All'incontro di lunedì hanno partecipato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, i vertici di Arcelor Mittal e i sindacati.Ieri, nel corso del suo discorso alla Camera, Patuanelli, oltre a mandare messaggi rassicuranti su questo dossier cercando di smentire le voci di addio («Mi aspetto un piano industriale serio, ambizioso e lungimirante »), ha parlato anche di un altro colosso dell'industria pesante, la Thyssenkrupp. «Ritengo», ha detto, «che ci siano almeno due soggetti, ne abbiamo contezza fattuale, che sono interessati storicamente a quello stabilimento, il gruppo Marcegaglia e il gruppo Arvedi ma anche di altri soggetti, player internazionali del mercato dell'acciaio speciale». Però, ha aggiunto, la presenza di player italiani può «essere garanzia di non trovarci, nuovamente, con imprenditori che promettono investimenti nel nostro Paese e poi magari cercano di chiudere lo stabilimento e arretrare la propria posizione».Anche su questo fronte, insomma, si attendono nuovi sviluppi. Giovedì prossima la trattativa attorno al polo di Terni sbarcherà al Mise, dopo che lo stabilimento del gruppo tedesco aveva già attuato una cura dimagrante su costi e personale tra il 2014 e il 2018. Tra i nodi più importanti c'è poi il caso Alitalia. Il vettore, passato di mano in mano negli ultimi anni senza mai produrre utili, è ancora alla ricerca di un nuovo partner strategico. «La rinazionalizzazione di Alitalia» con un investimento in equity da 3 miliardi «non è una scelta dovuta a una situazione pregressa ma consigliata e favorita dalle attuali condizioni di mercato ma la decisione non esclude nel tempo anche l'intervento di privati», ha detto ieri Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, durante un'audizione al Senato sull'impatto dell'epidemia da coronavirus, «Venerdì prossimo sarò in audizione con il ministro Patuanelli alla Camera, dove illustreremo la cornice di Alitalia e chiederemo alla newco di sviluppare un piano industriale». «Oggi», ha proseguito, «in Europa le compagnie sono in condizioni simili e mai come ora per Alitalia c'è una vera occasione di rilancio».Regna l'incertezza anche su Autostrade per l'Italia, tema di cui sempre la De Micheli ha parlato nel corso della trasmissione televisiva Agorà. «Finora non abbiamo ricevuto da Aspi proposte che riteniamo sufficienti rispetto a quello che è accaduto, c'è la necessità di lavorare ancora un po' sia nella condivisione tra di noi che nell'interlocuzione eventuale con l'azienda», ha detto, spiegando che «nei prossimi giorni daremo risposta anche alle ultime lettere che Aspi ha mandato al governo, sulla base di un'analisi tecnica che ha una complessità enorme e alla quale è necessario dedicare un po' di tempo».La De Micheli ha inoltre chiarito che «a oggi qui al Mit non è arrivata nessuna comunicazione formale che Aspi non voglia fare gli investimenti. C'è questo comunicato stampa di venerdì, ma formalmente nessuno ha scritto che non si realizzerà il piano di investimenti, piano che è ovviamente collegato alla soluzione che troveremo rispetto alla procedura di revoca».Resta il fatto che l'esecutivo debba prendere una decisione: se Aspi è ritenuta colpevole, allora il governo non dovrebbe «entrare in partita» con l'azienda guidata da Roberto Tomasi. Nel caso non lo fosse, sarebbe dunque il caso di attivarsi al più presto per una soluzione che sbrogli una matassa che ogni giorno diventa sempre più grande.