2020-06-04
L’europeista Macron alza il fortino su auto, aerei e navi
Lo Stato transalpino si riscopre protezionista nei settori chiave. Ma gli aiuti al gruppo Psa possono ostacolare le nozze con Fca.«Auguro a tutta l'Italia una bellissima Festa della Repubblica, rendendo omaggio al coraggio del popolo italiano, dicendogli che costruiremo insieme il nostro futuro e la nostra Europa», ha scritto martedì scorso su Facebook Emmanuel Macron. Sarà, eppure l'ultimo fortino alzato dall'Eliseo a tutela e difesa degli asset nazionali sembra destinato a portare i rapporti con il nostro Paese in tutt'altra direzione. Rischiando, addirittura, di complicare la ricostruzione tricolore post Covid. Parafrasando l'«America First» di Donald Trump, anche Macron ha infatti lanciato il suo «Le France d'abord». Prima la Francia. Su auto, aerei e anche navi. Partiamo dalle prime. Lo scorso 26 maggio lo stato francese ha varato un piano di otto miliardi di euro per mettere benzina al mercato dell'automotive rimasto a secco con il lockdown. E ieri Renault ha annunciato ufficialmente l'apertura di credito per un importo totale massimo di 5 miliardi di euro con un pool di banche (Bnp Paribas, Credit Agricole, Hsbc France, Natixis e Société Générale ) potendo contare appunto sulla garanzia pubblica sul 90% dell'importo totale. L'intervento monstre dell'Eliseo prevede come primo pilastro il «sostegno alla domanda». Alla luce del fatto che restano ferme sui piazzali circa 400.000 vetture prodotte prima della crisi e rimaste invendute, dal primo giugno verranno messi in campo degli incentivi agli acquisti delle prime 200.000 di questi veicoli che saranno venduti. In cambio degli aiuti, le imprese dell'automotive hanno accordato «come contropartita un impegno forte»: Renault ha assicurato che triplicherà al 2023 la produzione di vetture pulite e la quadruplicherà al 2024. Il prestito da 5 miliardi che le sarà accordato sarà inoltre condizionato da garanzie per i lavoratori degli stabilimenti di Maubeuge e Douai. Anche Psa, in cambio degli aiuti, si è impegnata ad aumentare la produzione di veicoli puliti in Francia e ha assicurato che metterà in campo un piano di investimenti di 335 milioni al 2022 nel Paese. Il governo francese sta inoltre stanziando un fondo da 1 miliardo per la trasformazione dell'industria automobilistica, che andrà a stimolare il consolidamento delle aziende più piccole e gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo. Renault e Peugeot intendono contribuire al fondo destinandovi 100 milioni ciascuna. Resta da capire come queste promesse impatteranno sulle nozze imminenti di Psa con Fca che ha incassato il via libera del cda di Intesa Sanpaolo al prestito da 6,3 miliardi per rilanciare la filiera in Italia che prevede la garanzia pubblica sull'80%. «I termini della fusione sono scritti nella pietra», ha sottolineato nei giorni scorsi il presidente del Lingotto, John Elkann, mandando così un messaggio anche a Parigi. Per altro a poche settimane da quando è saltata la cessione della controllata della cassaforte di famiglia Exor, PartneRe, alla francese Covea perché questa all'ultimo momento ha chiesto uno sconto di 2,5 miliardi sui 9 miliardi del prezzo pattuito. Di certo, ragionare in chiave protezionistica di ricercare un primato per la Francia (anche sfidando i tedeschi), seppure in emergenza e in chiave difensiva verso la concorrenza di Usa e Cina, stride con quel futuro europeo da costruire di cui parlava Macron nel messaggio all'Italia di qualche giorno fa. La «France d'abord» dell'Eliseo vale anche nei cieli. Il governo ha già destinato 18 miliardi al turismo, ed è pronto a concedere ulteriori aiuti alle industrie aeronautiche, Air France compresa. All'inizio di maggio la Commissione europea ha dato via libera al salvataggio di Stato della compagnia: la Francia potrà quindi effettuare tutte le operazioni necessarie per dare alla compagnia 7 miliardi con i quali far fronte all'emergenza. Il gruppo Air France-Klm ha chiuso il primo trimestre con una perdita netta di 1,8 miliardi a causa degli effetti della pandemia di coronavirus sul settore dei trasporti aerei. Anche in questo caso è mancato un intervento coordinato a livello europeo, i soldi vengono messi dai singoli Stati procedendo in ordine sparso e distorcendo un mercato che è europeo dal 1997. Si salveranno le compagnie più brave a prendersi i soldi dei contribuenti. Che non sono le più efficienti. E guardando a quel che resta della nostra Alitalia, appena ripartirà stabilmente il mercato Air France non avrà problemi a restare in piedi guadagnando terreno su rotte e passeggeri. Tra l'altro, Alitalia è rimasta tagliata fuori dal nuovo maxi-accordo transatlantico Delta Air Lines-Air France-Klm-Virgin Atlantic. Il vettore tricolore andrà avanti con le stesse compagnie attraverso il meccanismo del codeshare, meno blindato e vincolante della joint venture, che però offre una minore accessibilità alle destinazioni del Nord America, il più rilevante bacino di ricavi sulle rotte intercontinentali.Auto, aerei e infine le navi. Gli effetti del patriottismo macroniano si sono già visti nel caso della nazionalizzazione dei cantieri Stx, ora Chantiers de l'Atlantique. Il 13 maggio scorso la Commissione europea ha fermato gli orologi dell'indagine approfondita nella fusione tra Fincantieri e Stx varata ormai tre anni fa perché le due società non sono riuscite a fornire le informazioni richieste nei tempi previsti a causa della crisi del coronavirus. «O un progetto industriale si fa nei tempi in cui è stato concepito oppure, quando hai tutte le autorizzazioni per realizzarlo poi non ci sono più le condizioni», aveva detto a fine 2018 l'ad Bono. Il quale avrebbe già pronto un piano B molto più orientato verso l'Atlantico. Che può diventare un boomerang per l'Eliseo.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)