2020-10-24
L’Europa salva l’hamburger vegano. Schiaffo per i produttori di carne
Non passano le mozioni che chiedevano di vietare termini come salsiccia, prosciutto e bistecca per alimenti non di origine animale. Coldiretti e Confagricoltura in rivolta. Scordamaglia: «Si va contro i consumatori».Da ora in avanti portatevi dietro La Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi quando andate a fare la spesa. Vi servirà per sapere che l'arista è di maiale e che l'hamburger è di carne macinata. O no? Da ieri grazie all'Europa cadono millenarie certezze alimentari: la carne è carne, l'insalata è insalata. Il Parlamento di Strasburgo, sempre così attento alla difesa del consumatore - è quello che vuole il Nutriscore, la pessima etichetta a semaforo adottata ora anche in Germania che premia i cibi chimici e demonizza l'olio extravergine di oliva - stavolta ha scelto di lasciarci in balia di una pubblicità che è ingannevole nella sostanza, anche se per gli onorevoli europei non lo è nella forma: ha dato il via libera all'hamburger vegano fatto con chimica e sosia e al salame di tofu, fatto sempre con la soia trattata. La bistecca di seitan (una bomba di glutine: veleno per i celiaci, mortale per i diabetici) può presentarsi così negli scaffali del supermercato. Siamo nel settecentesimo anniversario della morte di Dante ma con un colpo di spugna gli onorevoli continentali hanno cancellato quel passo fondamentale della Vita Nova, ripreso da Giustiniano, in cui il Sommo annota: «Con ciò sia cosa che li nomi seguitino le nominate cose, sì com'è scritto: nomina sunt conseuquentia rerum». Da ieri non è più così: una bistecca può essere di ceci (passi) un prosciutto di soia (molto male) un involtino di quinoa (ed è una pessima notizia per i contadini boliviani e peruviani che da quando è scoppiato il mercato veg la coltivano, ma non possono più permettersela: costa troppo per loro). Di fatto hanno alzato, con la scelta dell'ignavia, bandiera bianca obbedendo a due potentissime lobby: quella di alcune multinazionali dell'alimentazione e quella green che ha in Ursula von der Leyen la più entusiasta sostenitrice, ma che così ci mette più chimica nel piatto. Ieri di contraddizioni il Parlamento europeo ne ha consumata un'altra: mentre vara la bistecca vegana rende assoluti i limiti sul latte. Da ieri nessun formaggio, yogurt, né ovviamente latte può dirsi tale se non è di origine animale al 100%. Ora bisognerebbe spiegare che senza nascite i mammiferi non producono latte. Ma non è follia, è questione d'interessi. Tanto per non stare in Italia la Beyond meat ha guadagnato nel maggio di un anno fa 2 miliardi al debutto a Wall Street e ora invade l'Italia con i suoi fast food vegani. A livello mondiale la falsa carne vale 4,7 miliardi di dollari. A guadagnarci sono le multinazionali della soia e della chimica, a rimetterci ovviamente gli allevatori. In Italia il comparto carni complessivamente preso vale circa un sesto del Pil agroalimentare, sui 35 miliardi di euro, ma è una delle poche filiere integrate. Ed è un vanto delle nostre produzioni. La non decisione di Strasburgo è in potenza una mazzata su questo settore. Tutto è nato da quattro emendamenti presentati dal Ppe a prima firma francese per impedire che si potessero chiamare come i tagli della carne prodotti a base vegetale. Tutti bocciati. I parlamentari italiani hanno votato, con eccezione dei 5 stelle che hanno detto sì all'hamburger vegano, contro il via libera alla falsa carne. Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni, rileva: «Strasburgo ha sancito la sua incapacità di decidere con una non scelta che va innanzitutto contro i consumatori. Resta sempre possibile ottenere il divieto al veg burger a livello nazionale, bypassando la perdurante paralisi decisionale a cui l'Europa ci ha abituati. Noi insieme con Coldiretti faremo la battaglia per vietare l'uso di nomi riferiti alla carne su prodotti vegetali. Stessa cosa fanno in Francia e in Spagna, ma ciò che è davvero rilevante è che la trasparenza è stata sacrificata a beneficio dell'interesse di poche multinazionali. Così facendo stiamo suggerendo che un preparato vegetale abbia lo stesso valore culturale e nutrizionale di una bistecca, di un hamburger o di una salsiccia, le etichette raccontano un'altra verità». Quello della trasparenza in etichetta della falsa carne con l'elencazione di tutti gli ingredienti è uno dei problemi aperti. Ovviamente esultano le varie associazioni vegane, ma c'è chi difende a spada tratta la bistecca e con la carne gli interessi italiani. È l'ex ministro dell'agricoltura Gian Marco Centinaio della Lega che nota: «Ancora una volta l'Europa dimostra tutta la sua siderale lontananza dalle istanze e dai temi che gli imprenditori del settore delle carni e le associazioni di categoria avanzano, chiedendo norme certe e a tutela della filiera. Aver salvato il cosiddetto veggie burger ne è la riprova, ma la Lega sarà sempre a fianco degli allevatori». Chi ovviamente l'ha presa malissimo sono la Coldiretti di Ettore Prandini, che già annuncia battaglia per un divieto italiano, e Massimo Giansanti di Confagricoltura, che parla d' inganno dei consumatori. Ma ormai il dado (da brodo) a Strasburgo è tratto: la soia alla griglia è in tavola travestita da costarella.