2020-04-18
L’Europa riapre le scuole, l’Italia no. Azzolina lascia le famiglie nel caos
Lucia Azzolina (Cosimo Martemucci / Echoes Wire/Barcroft Media via Getty Images)
Le imprese si preparano alla fase due ma l'istruzione rimane alla fase zero: la ripresa resta nel vago. La ministra non si assume responsabilità e scarica ogni decisione sull'ennesima task force di «esperti».Dimenticate l'ormai famigerata fase due. Se gli adulti si preparano a un complesso ma imprescindibile ritorno al lavoro, i loro pargoli sono ancora alla fase zero. I balbettanti giallorossi riservano anche all'istruzione quell'attendismo diventato cifra governativa: le scuole riapriranno, certo. Prima o poi. Lucia Azzolina, ministra dell'Istruzione fattasi miss Tentenna, resta sulla riva del fiume. Gli italiani intanto vivono sull'orlo di giornaliere crisi di nervi: le rocambolesche lezioni online dei figli, la banda larga che d'improvviso si stringe, le tribolate comunicazioni con i docenti. Un'affannosa e controversa trafila diventata perfino odioso privilegio: solo una famiglia su 3 ha in casa un computer da usare per la didattica a distanza. Quando diamine si ricomincia, allora? E chi lo sa? Eppure, tutti i Paesi europei hanno già ufficializzato l'attesa data. In Germania è il 4 maggio. I primi a tornare sui banchi saranno gli alunni delle classi alle prese con gli esami di fine anno, sia alle superiori sia alle elementari. Le lezioni riprenderanno «in condizioni di igiene particolari» e nel rispetto di «misure protettive». Si «dovranno rispettare le distanze», prevedendo anche «lezioni per gruppi di scolari». Pure in Lussemburgo gli istituti riaprono il 4 maggio. Segue la Grecia. E la Francia, che riparte l'11 dello stesso mese. Ma il Paese transalpino tallona l'Italia per numero di morti e contagi. Così la decisione del presidente, Emmanuel Macron, è stata criticata persino dall'ordine nazionale dei dottori: «Non ci sono spiegazioni mediche».È vero. La spiegazione è politica. E l'Eliseo, giusto o sbagliato che sia, ha deciso di decidere. Attività ormai sporadica in Italia. E se Giuseppi continua a brancolare, la ministra al ramo lo segue a ruota. In un colloquio di ieri con il Corriere della Sera, Azzolina ha dato il meglio. L'intervistatrice domanda: si può immaginare di anticipare la riapertura a maggio? «Il governo a giorni prenderà una decisione». Il colloquio di maturità si farà di persona? «Vedremo se si potrà». Come ripartirà il prossimo anno scolastico? «Serve un grande progetto di innovazione». Si ricomincia il 1° settembre? «Non abbiamo stabilito le date». Ci saranno i doppi turni? «Stiamo valutando tante soluzioni». Ci sarà anche un po' di didattica a distanza? «Se sarà necessaria, ci faremo trovare pronti».Insomma, mentre gli altri Paesi mettono a punto i dettagli noi siamo ancora agli schizzi a mano libera. Azzolina annuncia però l'asso nella manica: una commissione all'uopo, il consesso di espertoni, la task force delle task force. Saranno i prescelti dalla ministra a indicarci la strada. «Daremo risposte puntuali», preannuncia miss Tentenna. «Trasformeremo la crisi in opportunità». A questo punto, mettetevi nei panni di uno stremato genitore, pronto a rientrare in ufficio il 4 maggio. Il primogenito è disteso svogliatamente sul divano con il pc in mano. La sorellina, intanto, ha abbandonato la lezione online con la solita scusa: farsi un bicchierino d'acqua. Ma quando il capofamiglia riconosce le labbra rosso fuoco della ministra sul Corrierone, si tuffa speranzoso nella lettura. Al termine dell'articolo, scuote però la testa sconfortato. Anche stavolta, solita solfa. Si procede alla medicea: «Di doman non v'è certezza». Ad addensare le nubi ci pensa anche la viceministra all'Istruzione, la dem Anna Ascani. Tre giorni fa, dichiara stentorea: «Il pieno diritto allo studio ha bisogno della presenza: su questo stiamo lavorando. Non possiamo rimandare il rientro a troppo a lungo: per quanto sia grande lo sforzo fatto sulla didattica a distanza, la scuola richiede una presenza che va ripristinata». Dunque, si torna in classe prima del previsto? O è l'ennesima manovra diversiva? Oppure è una solitaria fuga in avanti? La risposta è sempre uguale: boh. Cerchiamo quindi di interpretare la cautela della ministra in capo. Si tornerà sui banchi a settembre, lascia intendere Azzolina. Insomma, dilateremo quasi cronicamente quella discrasia temporale tra lavoro e istruzione già sperimentata lo scorso marzo. Prima vennero chiuse le scuole, poi fabbriche e uffici. Due settimane in cui le famiglie sono state costrette a trasformare i nonni in baby sitter a tempo pieno. Una scelta obbligata. Ma che ha contribuito, vista la strepitosa contagiosità dei bambini, all'ecatombe degli anziani uccisi dal coronavirus. Adesso, visto il tragico precedente, l'espediente non potrà replicarsi. Gli ultrasettantenni dovranno continuare a stare in casa, il più possibile lontano dai nipoti. Dunque, la gestione della prole sarà soltanto dei genitori. Che intanto però, in molti casi, avranno ripreso a lavorare.Che si fa allora? Ah sì, certo. La solerte Azzolina e la sua inesauribile task force hanno pronte due soluzioni alternative. La prima farà felice i già disperati imprenditori: l'estensione del congedo parentale. La seconda, vista la rinomata efficienza dell'Inps, sembra più aleatoria di una puntata al casinò: la proroga del bonus baby sitter. Ovvero, i famigerati 600 euro. Irrisorio e accidentato gruzzoletto richiesto finora da appena 40.000 italiani. Insomma, come al solito, meglio non farsi illusioni. «Perché in Italia non si fanno figli?». La prossima volta, di fronte alla periodica polemica sulla bassa natalità, basterà brandire la foto della ministra dal rossetto scarlatto.