2021-05-21
Letta vuol tassarci, Draghi lo umilia
Mario Draghi e Enrico Letta (Ansa)
Dopo ius soli e ddl Zan, il segretario Pd chiede una nuova imposta di successione. Il premier lo stronca: «Non è il momento di prendere soldi ai cittadini». E il partito scivola sempre più giù nei sondaggiNon contento di essere riuscito a portare il Pd più in basso di dove lo avessero già condotto i suoi predecessori Enrico Letta si sta impegnando per riuscire a perdere altri voti. L'ultimo sondaggio prodotto dalla Emg per Cartabianca, il programma condotto da Bianca Berlinguer su Rai 3, dà il Partito democratico al 17 per cento, quasi un punto in meno di quelli attribuiti ai 5 stelle e circa un punto e mezzo dietro Fratelli d'Italia. In pratica, ormai da alcune settimane il Pd, cioè l'erede di due tradizioni politiche come quelle del Pci e della Dc, è il quarto partito italiano. In cima alla lista delle preferenze degli elettori ci sono la Lega, con circa il 22 per cento, e il gruppo guidato da Giorgia Meloni, che da soli fanno più del 40 per cento.Ma, come dicevo, Letta pare non avere intenzione di accontentarsi di aver già fatto peggio di Nicola Zingaretti e dunque procede imperterrito verso il baratro, rischiando di consegnare alla marginalità quello che un tempo era il più grande partito della sinistra. Del resto, non c'è da stupirsi che il Pd abbia ingranato la marcia indietro. Da quando è tornato da Parigi, richiamato a furor di nomenklatura per riparare i guasti prodotti dal governatore del Lazio, il «nipotissimo» (è figlio del fratello di Gianni Letta) ha inanellato una serie di uscite da manuale del perfetto perdente. Prima l'idea di incardinare in Parlamento una legge per concedere lo ius soli agli immigrati, poi la pensata super intelligente di tener a battesimo il voto ai sedicenni, quindi la sponsorizzazione del ddl Zan contro l'omofobia, con annesso tweet di sostegno a Fedez, uno che aveva proprio bisogno del like del segretario del Pd per aumentare le vendite degli smalti maschili da lui sponsorizzati. Ma non contento di questi brillanti risultati che già hanno permesso a Letta di lasciare sul campo qualche punto di gradimento nei sondaggi, il tenero Enrichetto ha sparato la sua migliore cartuccia, ovvero la tassa sui morti. Oddio, lui non l'ha chiamata proprio così, perché da personcina ben educata e ben abituata a prendere in giro le persone, ha preferito parlare di tassa di successione, che è il termine con cui il fisco cerca di mettere le mani in tasca a chiunque abbia qualche cosa da lasciare agli eredi. Ma comunque la si voglia chiamare - imposta sui defunti, salasso sulle eredità, prelievo sui patrimoni - alla fine la sostanza è quella che vi abbiamo appena detto. Letta vuole introdurre tra le tante gabelle che gravano sui contribuenti, anche la stangata per chi sia andato all'aldilà lasciando ai parenti qualche cosa di meglio dei debiti. La proposta del segretario del Pd è la seguente. Con la scusa di voler aiutare i diciottenni, dando loro una «dote», Letta ha proposto di introdurre una tassa di successione sui patrimoni superiori al milione di euro. La cifra potrà sembrare un'enormità e qualcuno potrebbe pensare che in fondo, chi possegga un simile patrimonio o se lo veda lasciare in eredità dal babbo o dalla mamma, può anche permettersi di donare qualche cosa alla collettività. Premesso che le donazioni sono in genere spontanee e non spintanee, la somma indicata dal segretario però non è così abnorme come sembra. Basti dire che anche una normale famiglia che viva a Milano in una casa di proprietà di un centinaio di metri quadri può risultare proprietaria di un alloggio del valore di 500, 600 e anche 700.000 euro. Pur non essendo ricca, la medesima famiglia, con qualche risparmio da parte, se fosse in vigore la legge Letta potrebbe essere chiamata a finanziare «la generazione Covid», come l'ha chiamata il segretario del Pd. Se per caso poi la nostra famiglia di Milano, oltre alla casa in cui vive, fosse proprietaria anche di un appartamento al mare comprato con i risparmi di una vita o con il Tfr dopo aver lavorato quarant'anni, beh allora sarebbero dolori, perché per i figli che ereditassero i risultati dei sacrifici dei propri genitori sarebbe un salasso. Per giustificare il prelievo, il segretario del Pd, che vorrebbe obbligare i privati a fare ciò che lo Stato non sa fare, cioè aiutare le famiglie più deboli, sostiene che la tassa di successione esiste anche in altri Paesi. Vero. Peccato che in altri Paesi la pressione fiscale non sia al massimo come succede in Italia. I contribuenti da noi già pagano un'Irpef da strozzini, sulla benzina c'è un prelievo che non esiste da nessun'altra parte, l'Iva sta al 22 per cento e l'Imu è già una tassa patrimoniale. Dunque, si può dire che gli italiani al fisco hanno già dato e continuano a dare e su quei patrimoni che vengono lasciati in eredità sono già state pagate le tasse. Quindi non si capisce perché se ne debbano versare altre. La Costituzione dice che la Repubblica tutela il risparmio, ma con la proposta di Letta lo punisce, invitando gli italiani non a mettere da parte i soldi per la famiglia, bensì a sperperarlo. Ci è chiaro che Letta, venendo dal Pd, ha in mente la redistribuzione dei redditi e anche dei patrimoni, ma se questa è la sua ricetta per l'Italia, povera Italia.P.s. Ci consola il fatto che Mario Draghi, dopo aver sentito l'idea della testa d'uovo democratica, abbia subito detto che questo è il momento di dare i soldi agli italiani, non di prenderli. L'ex governatore sa che se c'è un modo per far scappare i patrimoni, questo è quello giusto. Per inciso, è anche il modo per far scappare i voti.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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