2021-05-04
Letta blinda le primarie di Bologna per azzoppare la candidata di Renzi
Preiscrizione online, Spid per votare e minacce: «Non passò la Lega, non passerà Iv»Se potessero chiederebbero anche l’esame del sangue. Quel gran pezzo dell’Emilia è in subbuglio e i vertici del partito rosso sono pronti a contare i globuli ai votanti alle primarie di giugno (il 13 o il 20), più blindate di quelle sovietiche per salvaguardare Bologna dall’assalto dei lanzichenecchi. C’è sempre qualche nemico alle porte per il Partito democratico, che fa trapelare all’esterno serenità ed efficienza ma è percorso più che mai da torrenti di veleno.Ad agitare i sonni dell’apparato è Isabella Conti, giovane renziana, sindaco di San Lazzaro, ex piddina dal futuro radioso fino alla scissione, oggi dipinta come una strega cattiva con la missione di sconvolgere gli equilibri del Nazareno. Perché, come teorizzava Romano Prodi, ogni battito d’ali di farfalla in piazza Maggiore crea terremoti a Roma. La Conti contro Matteo Lepore (assessore alla Cultura del Comune, dem ortodosso, delfino di Virginio Merola, in uscita dopo i due mandati) è uno strappo che Enrico Letta non può permettersi. Il partito romano sta con lui, i bolognesi sarebbero più propensi per lei. Ha consenso e va fermata. Il terzo incomodo alle primarie sarà l’altro assessore dem Alberto Aitini, di Base riformista, quindi più vicino alla Conti che al Pd classico. Si rischia il corto circuito. L’anatema di Lepore dà l’idea del pericolo: «Bologna ha respinto Matteo Salvini, respingerà anche Matteo Renzi che sta cercando di strumentalizzare le nostre primarie». A Bologna non si può perdere, quindi vale tutto. Anche le contraddizioni più infantili. Il segretario Letta, che da due mesi si vanta dei suoi successi di genere, ha impiegato meno di un secondo nel gettare la renziana nella fontana del Nettuno per schierarsi con il maschio fedele.Per non rischiare una doccia scozzese, le primarie saranno anche regolate da ferree credenziali. Prima fra tutte la contestata preiscrizione online con due modalità: autenticazione del votante via Spid o con documento di identità allegato. Il voto sarà controllato con la motivazione del Covid: si potrà esprimere la preferenza sia online, sia in presenza nei gazebo. Un questionario definirà il profilo dell’elettore ortodosso. E lo Spid serve per evitare il doppio voto. È curioso che sul pianeta dei diritti e delle libertà (quando riguardano gli altri) tutti si guardino sotto le ascelle nel timore di brogli. Gli stessi paladini progressisti che riservarono critiche feroci al governatore della Georgia dopo la riforma elettorale (aumentava i requisiti necessari), di fatto la applicano in salsa emiliana per blindare il risultato. Pd maschilista, sospettoso, contraddittorio. «Il socialismo? È il capitalismo gestito da noi». La vecchia formula ulivista funziona sempre quando c’è da salvare la faccia. E al macero gli ideali. Anche con i grillini, i dem stanno chiudendo la più surreale delle alleanze e Max Bugani, due volte candidato sindaco contro il centrosinistra e fino a ieri feroce con il partito di Bibbiano, oggi è presentato come un partner credibile fra l’indignazione silenziosa della vecchia guardia. Intanto accadono altre due cose preoccupanti per Letta: i centristi alla Pier Ferdinando Casini sono più attratti dalla Conti che dai soviet. E i pentastellati fanno sapere che «se vincerà lei, noi usciamo dalla coalizione». Di fatto, senza un accordo nazionale e senza la benedizione di Giuseppe Conte, sono già usciti.Con queste isole nella corrente, il centrodestra comincia a sognare un nuovo effetto Guazzaloca, il commerciante che per vincere sulla terra rossa tenne nascosti nel retrobottega i manifesti inviatigli da Silvio Berlusconi. L’unico nel dopoguerra a far saltare il conformismo politico delle Due Torri fu lui. Il candidato di area non c’è ancora, ma l’alleanza è compatta e sembra intenzionata a compiere una mossa spiazzante: appoggiare Gian Luca Galletti (Udc), già ministro per l’Ambiente nei governi Renzi e Gentiloni, che correrebbe sotto le insegne di Bologna civica senza patenti partitiche. Se andasse in porto l’operazione, per il Pd diviso sarebbero tortellini amari.In tutto questo c’è un convitato di pietra, Stefano Bonaccini. Il governatore, stoppato dal Nazareno nell’ascesa alla segreteria dalle dimissioni di Nicola Zingaretti e dal ritorno da Parigi di Letta nipote, osserva senza endorsement e si gode il panorama. Con la superiorità, nascosta dietro le lenti a goccia dei Rayban, di chi comunque vincerà.