2022-11-17
        Letta bifronte ora sta con i polacchi
    
 
Prima ancora di avere notizie certe sull’incidente dell’altra sera, il segretario dem ha lanciato un tweet solidale con il Paese che aveva insultato, definendolo «di serie B».Sarà un caso di omonimia: l’Enrico Letta che l’altra sera, in preda all’ansia da prestazione, prim’ancora che Nato e Pentagono si pronunciassero sul missile finito in Polonia, già gridava al mondo di «essere al fianco dei nostri amici polacchi» perché «quel che succede alla Polonia succede a noi», deve essere un omonimo dell’altro Enrico Letta, quello che a settembre, appena due mesi prima, aveva evocato la sgradevolissima immagine del «Paese di serie B» se in Italia avesse vinto «la destra sul modello della Polonia». La realtà è che non si tratta solo di un infortunio isolato o di una dichiarazione infelice fatta riemergere dai social. No: da anni il Pd e la sinistra hanno sistematicamente coperto di insulti Varsavia e il suo governo di destra, qualificato, di volta in volta, come reazionario, omofobo, ostile ai diritti delle donne, negatore dello stato di diritto. Contro la Polonia è in corso da anni una specie di fatwa, anche a livello Ue. Qualche anno fa, ad esempio, Varsavia è stata sottoposta a misure punitive (fino alla minaccia di privarla del diritto di voto) per una riforma giudiziaria accusata di subordinare per alcuni profili la magistratura all’esecutivo. E così l’espressione «Stato di diritto», che in teoria evocherebbe concetti cari alla migliore tradizione giuridica occidentale, è stata caricata di una pericolosa valenza di vaghezza e ambiguità, politicizzando la questione, e facendone una clava da dare in testa a un governo «sgradito», sulla base di valutazioni arbitrarie e discrezionali, slegate da parametri oggettivi o da benchmark verificabili. In tutta quella fase, la nostra sinistra e le sue sponde mediatiche hanno sparato a palle incatenate contro Varsavia: un po’ per istinto, e un po’ intravvedendo in quel pestaggio un precedente «utile», magari pensando a un futuro governo italiano di centrodestra potenzialmente punibile con la stessa frusta. Il «trattamento» contro la Polonia ha conosciuto una breve pausa dinanzi a un’evidenza che non era possibile negare: la straordinaria, commovente, esemplare accoglienza che il governo e il popolo polacco hanno riservato ai profughi ucraini. E in quel caso che hanno fatto la nostra sinistra e le gazzette amiche? Hanno dedicato a quell’accoglienza il minimo sindacale dello spazio, forse temendo che qualche lettore potesse scoprire che la realtà di Varsavia era diversa rispetto all’immagine distorta proiettata qui per anni. Del resto, non occorre uno psicanalista per far emergere le ragioni profonde di tanta ostilità. Il Pd, erede del Pci, è in imbarazzo davanti a un’evidenza solare: la motivatissima diffidenza della Polonia verso la Mosca di oggi nasce dall’aver ben conosciuto il tallone della Mosca di ieri. Avendo subìto a suo tempo il giogo sovietico, i polacchi temono le mire di Vladimir Putin. A non avere le carte in regola, invece, sono quelli che - in Italia - hanno inneggiato per decenni al modello sovietico, anche se ora tentano di indossare panni atlantisti. E, a proposito di atlantismo, sta proprio qui l’ultima crisi di nervi della nostra sinistra che ora, anche nelle sue frange meno facinorose, mette in guardia il governo italiano rispetto a una ipotetica deriva «polacca», cioè contemporaneamente filoanglosassone ed euroscettica. Peccato che proprio quel posizionamento, vicinissimo a Londra e Washington e invece più critico rispetto a Bruxelles, sia alla base delle attuali fortune geopolitiche di Varsavia: che oggi è probabilmente, dopo Usa e Uk, il più rilevante membro della Nato, e fa leva su quelle sponde occidentali per non farsi schiacciare a Bruxelles. L’Italia, che porta con sé una forza economica ben maggiore e una tradizione culturale che non ha bisogno di essere illustrata, dovrebbe fare qualcosa di analogo, candidandosi a Paese guida del fianco Sud della Nato (tanto quanto la Polonia lo è sul fianco Nord Est), con ciò mostrando a Bruxelles-Parigi-Berlino che un altro equilibrio è possibile. Dunque, non dispiaccia agli odiatori della sinistra, Varsavia dovrebbe essere oggi più un riferimento che uno spauracchio.
        Luciana Littizzetto (Getty Images)
    
Hartmut Rosa (Getty Images)
        Luca Palamara (Getty Images)