2023-05-01
Letizia Moratti: «Decreto Lavoro? Proteste sbagliate»
L’ex ministro: «Il cdm di oggi è un segnale anche per i parlamentari assenteisti. Il governo metterà più soldi in busta paga, non capisco le critiche dei sindacati. Giusto riformare il reddito grillino: i poveri sono aumentati».Letizia Moratti ha creduto nel Terzo polo e crede ancora nell’aggregazione dei moderati, a partire dai movimenti civici e popolari. Ma stima Giorgia Meloni e promuove la scelta di convocare per oggi, primo maggio, il Consiglio dei ministri sul decreto Lavoro.Non è «provocazione» o «propaganda», come dicono il Pd e i sindacati?«È un messaggio positivo ai cittadini: chi governa un Paese come il nostro, in un periodo complicato, deve farlo con un impegno eccezionale, tutti i giorni dell’anno. Ed è un segnale che arriva dopo il passo falso alla Camera sul Def, che quindi il presidente Meloni rivolge anche alla sua maggioranza».Maurizio Landini sostiene che la riforma del reddito di cittadinanza sia «una follia». «Il reddito di cittadinanza è stata la risposta non corretta a un’esigenza reale. Bisogna dare attuazione al dettato dell’articolo 4 della Costituzione. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, citando Luigi Einaudi e sottolineando il passaggio della Carta che parla di diritto al lavoro, ma anche di dovere, ha trasmesso un messaggio importante».Dunque, è giusto riformare il reddito?«Quando è stato introdotto, molti esponenti del mondo dell’associazionismo, che si occupano del contrasto alla povertà, avevano sollevato dei dubbi sulla capacità dei nostri centri per l’impiego di gestire e realizzare progetti di accompagnamento al lavoro. Così com’era concepito, il reddito non aiutava le persone in difficoltà. Anzi, rischiava di farle diventare, da un lato, dipendenti dal sussidio e, dall’altro, di favorire il ricorso al lavoro nero, per “arrotondare”».Non è stata abolita la povertà, come proclamava Luigi Di Maio?«La povertà, semmai, è aumentata».Il dl Lavoro prevede un taglio del cuneo fiscale di altri quattro punti. Le proteste dei sindacati non le sembrano un po’ di maniera?«Il taglio del cuneo è significativo e aiuta a contrastare la spinta inflazionistica. Parliamo di un netto in busta paga intorno ai 90 euro. Non capisco le proteste. Tra l’altro, il decreto prevede anche facilitazioni contributive per l’assunzione di giovani che non studiano e non lavorano».Saranno semplificate anche le norme sui contratti a termine. Si va verso un modello basato su meno tasse e regole più snelle?«Secondo me sì. Si semplifica la vita alle imprese. Certo, bisogna continuare a sostenere chi è in difficoltà: il lavoro più flessibile e il taglio del cuneo devono impegnare gli imprenditori a fare la loro parte, in un contesto che peraltro pare positivo. Cresciamo più della Germania e i dati di Unioncamere sulle entrate occupazionali programmate per le imprese sono incoraggianti».È ottimista?«Be’, abbiamo un problema legato al flusso del credito, che ci penalizza sugli investimenti. Il ricorso ai fondi Pnrr diventa fondamentale, così come sarebbe stato importante mantenere le misure di Industria 4.0».Ma non siamo diventati monomaniaci, con questo Pnrr? Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, sostiene che per concentrarsi su quei progetti, i Comuni abbiano smesso addirittura di occuparsi di manutenzione ordinaria. Forse è davvero il caso di rinegoziare il piano?«Il governo Meloni ha ereditato gli investimenti decisi dai governi precedenti. La revisione va fatta con prudenza, cautela e in dialogo con la Commissione, ma è comprensibile. Il fatto è che, nell’interazione con i governi precedenti, le Regioni, ad esempio, non erano state coinvolte, se non sulla sanità. Il nostro assetto, con la riforma delle province lasciata a metà, non ha aiutato i Comuni a elaborare progetti più ampi. Insomma, il nodo non riguarda solo il Pnrr, ma anche i nostri assetti e le nostre procedure».Oggi torna il concertone a San Giovanni: sarà la grancassa per gli attacchi alla Meloni. Un po’ come il 25 aprile, con gli attacchi sulle presunte nostalgie fasciste. Queste ricorrenze si possono rendere meno divisive?«Il primo maggio è una festa internazionale. Sarebbe stato bello organizzare un unico concerto, in Rete, collegando le diverse piazze del mondo. Per coltivare un sentimento davvero unitario e andando oltre le polemiche di casa».Ha l’impressione che, quando si chiedono alla Meloni abiure di un fantomatico passato fascista, alla fine nessun gesto basti mai?«Sì, ho questa impressione. Viene chiesto sempre qualcosa in più». Il naufragio, almeno per ora, del partito unico di centro, mette la pietra tombale sul Terzo polo?«Io credo che la battuta d’arresto possa essere volta in positivo, come l’opportunità di una riflessione più ampia, che coinvolga altri soggetti, non solo Italia viva e Azione».Chi ha in mente?«C’è un mondo che fa riferimento alle forze popolari e liberali. E credo che il civismo, che si sta affermando in tante Regioni, abbia tanto da dire sui temi concreti, in un momento in cui è urgente sanare i disequilibri del nostro Paese».Ad esempio?«Ho partecipato, a Orvieto, alla nascita dell’Alleanza civica di centro, che ha raggruppato Lazio, Marche, Umbria e Toscana. Giustamente, uno dei temi sollevati riguardava le infrastrutture. Quelle italiane sono tutte “verticali”; ci mancano quelle “orizzontali”».Si spieghi.«Prenda il porto di Ancona: non è connesso con le principali vie di collegamento. E le aree interne, che sono escluse dal sistema infrastrutturale, non sono nelle condizioni di creare valore».Lei pensa a un coinvolgimento degli insofferenti del Pd per la linea Schlein e, dall’altra parte, dei forzisti? Il tramonto della leadership di Silvio Berlusconi aprirà certamente una crisi d’identità nel partito.«Il disagio per la virata a sinistra del Pd è evidente, nel mondo moderato, erede dell’Ulivo. Berlusconi, con le persone che ha richiamato accanto a sé, riuscirà a proporre una posizione moderata all’interno della compagine di governo. Si tratta di capire se sia più opportuno lavorare al rafforzamento delle componenti moderate all’interno delle due coalizioni, o se i moderati debbano porsi in netta alternativa alla politica polarizzata, che non riesce a dare risposte soddisfacenti, perché è incapace di includere. L’astensionismo crescente è un segnale che la politica deve recepire, costruendo una società più coesa, dove tutti siano positivamente partecipi».Che idea si è fatta della polemica sull’armocromista e il trench di Elly Schlein?«Mi sembra una polemica che interroga la sinistra su sé stessa: deve decidere quale immagine dare di sé e quali sono i comportamenti privati che ritiene coerenti con il messaggio politico che vuole trasmettere. Registro, però, la persistenza di pregiudizi sulle donne in politica e sul loro desiderio di presentarsi al meglio, anche attraverso la cura dell’immagine. Spero davvero che avere una donna presidente del Consiglio e un’altra capo dell’opposizione aiuti a spostare il dibattito su temi più cogenti».Un mese fa lei ha lanciato un «partito piattaforma» in vista delle Europee 2024. «Non sto lavorando alla costituzione di un mio partito personale. Son attenta alle esperienze civiche popolari e nate dal basso. Le Europee saranno un momento importante, in una situazione in cui nel mondo è emerso prepotentemente il peso delle superpotenze come Usa e Cina. L’Europa unita deve tornare protagonista».La prospettiva è cucire un’alleanza Ppe-conservatori?«Se il conservatorismo non indugia sul passato, ma, alla luce delle esperienze passate, sa interpretare le esigenze presenti, è assolutamente compatibile con i valori del Ppe».Poi si aprirà la partita sul commissario italiano, o addirittura sul presidente della Commissione Ue. A destra non abbondano le personalità «sdoganate» a Bruxelles. Lei sarebbe disponibile, se la indicassero?«Non ci si candida per certe posizioni. Se è richiesto, si può decidere di mettersi a disposizione, nell’interesse dell’Europa e con grande senso delle istituzioni. È quello che ho sempre cercato di fare».Vale lo stesso discorso, in caso di rimpasto nel governo? È noto che la Meloni abbia stima di lei.«La stima è reciproca, ma sì, vale lo stesso discorso. Non ci si candida per certe posizioni».La sua Milano sprofonda nell’insicurezza.«Mi addolora parlare con i tanti cittadini che mi dicono di sentirsi insicuri. Da sindaco, avevo dato vita al progetto “Strade sicure”, in accordo con l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Quell’esperienza era stata molto positiva, però io, ogni settimana, partecipavo a un incontro in Prefettura con tutte le forze dell’ordine. E avevo una centrale operativa che, ogni giorno, valutava le aree a rischio: gli interventi di pubblica sicurezza venivano programmati in funzione di quell’analisi. Quindi, è tutta questione di metodo e lavoro di squadra».L’amministrazione Sala ha trascurato questo aspetto?«Sarebbe da chiedere a Sala quanti incontri svolge in Prefettura con le forze dell’ordine. Militarizzare la stazione Centrale per una settimana serve a poco, se poi si consente di tornare allo status quo. Le situazioni di degrado vanno affrontate e risolte. Non si butta la polvere sotto al tappeto».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.