2025-09-07
Cortocircuito Milano. Centri sociali (e Pd) in piazza contro Sala: «È un palazzinaro»
Il corteo contro lo sgombero del Leoncavallo a Milano (Ansa)
Gli orfanelli del Leonka si sentono traditi dal sindaco amico. Catella: «L’abusivismo sarebbe democrazia urbanistica?».«Sala in combutta con i palazzinari bastardi». Non sono nemmeno le tre del pomeriggio. La manifestazione di Milano in difesa del Leoncavallo non è ancora iniziata, ma dal carro che apre il corteo è già partita una scarica di insulti contro la giunta di Beppe Sala. Lo slogan rimbalzerà più volte insieme a dei sonori «vaffa» contro il patron di Coima Manfredi Catella e anche insulti contro il ministro Matteo Piantedosi, durante questa marcia per le vie del capoluogo lombardo, partita ieri pomeriggio da Porta Venezia e arrivata in piazza Duomo dopo lo sgombero (dello scorso 21 agosto) del centro sociale nella sede di via Watteau. La giornata si è trasformata così in un attacco al «modello Milano» e alla «sinistra debole» e «parlamentare» che non rappresenta più questa fetta di sinistra antagonista: un mix di contestazioni alla giunta comunale, alle speculazioni edilizie e al governo Meloni, il tutto farcito dai soliti slogan per la Palestina Libera contro Israele. Proprio in Duomo, sul finale, una parte dei manifestanti è rimasta in presidio, e ha mostrato degli striscioni contro il sindaco. «Con Beppe Sala verso il comunismo, più grattacieli per tutti», recitava uno di questi in riferimento alle inchieste sull’urbanistica. La stagione arancione iniziata nel 2011 con Giuliano Pisapia è oramai stata completamente cancellata, anche perché diversi esponenti di quella stagione, come Paolo Limonta, erano in prima fila al corteo che ha contestato l’attuale giunta dem. Non è stata risparmiata qualche bordata anche a Casapound, che non deve essere sgomberata dalla polizia ma con «le mazze e le pietre». Un momento di tensione c’è stato quando passando vicino alla prefettura si è verificato un lancio di uova e petardi contro le forze dell’ordine. «Sarebbe opportuno che tutti prendessero le distanze da quanto avvenuto, questo non ha nulla a che fare con una manifestazione di dissenso. Alle donne e agli uomini in divisa impegnati quotidianamente a garantire la nostra sicurezza e la legalità, rinnovo la mia profonda gratitudine», ha scritto su Facebook il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Non si ferma il nostro lavoro contro le zone franche», ha assicutato il premier Giorgia Meloni. In piazza si sono ritrovate almeno 10.000 persone: collettivi storici come Leonka e Cantiere, associazioni, studenti, sigle sindacali. Presenti anche rappresentanti politici, fra cui il segretario metropolitano del Pd Alessandro Capelli e il presidente dell’Anpi di Milano Primo Minelli. «Non è una contraddizione essere qui - ha detto Capelli - lo dobbiamo alla storia di Milano. Abbiamo scelto di partecipare senza bandiere di partito». Peccato che proprio i manifestanti negli interventi abbiano attaccato quel modello che i dem hanno sostenuto in questi anni. Dice il capogruppo di Fdi a Palazzo Marino, Riccardo Truppo: «Con il corteo dei centri sociali vediamo la partecipazione di alcuni esponenti importanti di sinistra e non di altri, e non è chiaro se essi ne condividano metodi e propaganda. Il sindaco Sala e la sua maggioranza cosa ne pensa?».Lungo il corteo si è ascoltato di tutto. Gli slogan hanno mescolato temi differenti: «Palestina libera», «No alle speculazioni», «No alla sinistra debole». Più volte il corteo ha scandito insulti diretti a Catella. Non a caso il momento più acceso si è registrato con l’irruzione di un gruppo di manifestanti nel cantiere del Pirellino, in via Melchiorre Gioia. Gli attivisti hanno raggiunto i piani alti dell’immobile al centro dell’inchiesta urbanistica (che vede indagato lo stesso Sala e l’architetto Stefano Boeri oltre a Catella), acceso fumogeni e calato due striscioni verticali: «Occupare è giusto». Daniele Farina, storico portavoce del Leoncavallo, ha parlato di «città arrivata al limite» e ha rilanciato un appello insolito: «Se ci sono imprenditori illuminati, si facciano avanti per acquistare la sede di via Watteau». Una richiesta che segna un paradosso: il Leonka, nato in opposizione ai padroni, oggi chiama in causa proprio il mondo imprenditoriale per salvarsi.Catella ha risposto agli attacchi con una nota nel pomeriggio: «Le manifestazioni violente con azioni illegali e occupazioni abusive da parte dei cortei formati dai centri sociali, con la partecipazione di rappresentanti politici - ha dichiarato - rappresentano la nuova proposta del cosiddetto modello Milano, che interpreta la democrazia urbanistica invocata da alcuni. L’opinione pubblica potrà scegliere se questa è la Milano che vogliamo». Una frase che non era solo risposta al corteo. Il riferimento alla «democrazia urbanistica» rimanda infatti a un concetto usato dai pubblici ministeri nelle carte dell’inchiesta milanese, e ripreso dall’ala Pd di Pierfrancesco Majorino. Catella ha così scelto di colpire anche quel mondo: non solo i collettivi, ma la stessa area del centrosinistra che per anni ha governato Milano.Per gli organizzatori il corteo non si chiude qui. Potrebbe rappresentare anche qualcosa di più, a livello nazionale, considerata la presenza di centri sociali da Bari, Napoli, Roma e Firenze. Già fissati i prossimi appuntamenti il 21 settembre e il 4 ottobre a Roma per nuove manifestazioni nazionali.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (Imagoeconomica)