2021-12-18
Leonardo Grottaglie, dopo la cassa integrazione, sequestrate parti sospette
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(Leonardo)
Ancora guai per Boeing e stavolta arrivano dall'Italia. Si allarga la vicenda delle sospette parti non conformi e il costruttore americano si chiude in un diplomatico e prudente “no comment” riguardo all'operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza nelle ultime ore, che eseguendo l'ordine della Procura di Brindisi ha sequestrato alcuni componenti in metallo destinati a fare parte delle sezioni centrale e centrale-posteriore del Boeing 787, in costruzione presso lo stabilimento Leonardo di Grottaglie.
Ancora guai per Boeing e stavolta arrivano dall'Italia. Si allarga la vicenda delle sospette parti non conformi e il costruttore americano si chiude in un diplomatico e prudente “no comment” riguardo all'operazione portata a termine dalla Guardia di Finanza nelle ultime ore, che eseguendo l'ordine della Procura di Brindisi ha sequestrato alcuni componenti in metallo destinati a fare parte delle sezioni centrale e centrale-posteriore del Boeing 787, in costruzione presso lo stabilimento Leonardo di Grottaglie. Azienda italiana che in questa vicenda è anch'essa in realtà parte offesa e che avrebbe sporto querela il 7 dicembre scorso, in quanto dette parti in alluminio e titanio sarebbero state prodotte da aziende esterne su specifica Boeing e commissione della “one company” italiana. La vicenda in realtà era divenuta nota già in agosto negli Usa e poi nell'ottobre scorso, quando il titolo Leonardo era crollato del 7% in un giorno a seguito di notizie apparse per la prima volta sul Wall Street Journal e confermante da fonti americane vicine a Boeing. Ora il sequestro vuole rendere disponibili le componenti per un'analisi volta a verificare se per la loro realizzazione siano stati utilizzati i metalli e i processi prescritti, ovvero che le lavorazioni siano state fatte rispettando le esatte specifiche tecniche. Nella produzione aerospaziale è fondamentale il tracciamento dei materiali usati e della vita delle parti realizzate, poiché in caso di problemi tecnici (non per forza di incidenti agli aeromobili), si possa comprendere che cosa è accaduto ed eliminare il problema affinché non si ripeta. Naturalmente questo processo di controllo implica dei costi aggiuntivi rispetto a componenti definiti “non aeronavigabili” ovvero che non siano destinati a volare. Nei guai sarebbero quindi la “Processi Speciali” e la ”Manifacturing Process Specification” di Grottaglie, accusate di aver utilizzato “con continuità” materiale acquistato da fornitori non certificati o non qualificati da Leonardo. In dettaglio la questione vedrebbe l'uso di titanio di grado due al posto della prevista e specifica lega di titanio, cioè metallo dalle caratteristiche e proprietà meccaniche inferiori. Il sospetto degli inquirenti è che sia stato utilizzato questo tipo di titanio anche per altre parti dell'aeromobile come per una parte della pavimentazione della cabina. Le accuse in questo caso andrebbero dall'associazione a delinquere alla frode in commercio, fino all'attentato alla sicurezza dei trasporti.Questa vicenda arriva in un momento complicato per lo stabilimento di Grottaglie: il B787 Dreamliner è un bireattore dell'ultima generazione da 290-330 passeggeri per lungo raggio, in servizio da dieci anni e del quale sono stati prodotti oltre mille esemplari in tre varianti. Con la pandemia e la riduzione dei collegamenti di lunga distanza, i più colpiti dalla crisi, il costruttore americano ha dovuto giocoforza ridurre la produzione e questo ha avuto immediate ripercussioni sulle attività dello stabilimento come sulla catena dei fornitori. Le conseguenze sulle attività dello stabilimento Leonardo avevano portato all'annuncio della cassa integrazione a partire dal 3 gennaio e fino al 3 aprile per 3.400 dipendenti dei quali 1.049 a Grottaglie. Boeing è un partner estremamente importante per l'industria aeronautica nazionale e la costruzione di parte della fusoliera del Dreamliner è stata una conquista industriale fondamentale per il distretto pugliese, dunque questa vicenda rischia di farci perdere credibilità anche come sistema Paese.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)