2020-10-24
L'energia inguaia Joe Biden
True
Non era una novità che Joe Biden fosse in difficoltà a causa dei suoi programmi politici ambientali. Ma, a ormai pochi giorni dal voto, l'ex vicepresidente rischia di averla fatta davvero grossa. Durante l'ultimo dibattito televisivo con Donald Trump, il candidato democratico ha infatti garantito che assicurerà una «transizione» dall'industria petrolifera.Un'affermazione che ha suscitato un vespaio di polemiche e che adesso rischia di mettere in crisi la sua campagna elettorale in alcuni Stati chiave. Tanto che, accortosi della gaffe, Biden ha subito cercato di correre ai ripari dopo il duello televisivo, affermando: «Ci libereremo dei sussidi per i combustibili fossili, ma non ci sbarazzeremo dei combustibili fossili per molto tempo». Nelle ore successive, anche il comitato elettorale dell'ex vicepresidente ha tentato di gettare acqua sul fuoco. E, in tutto questo, nella giornata di venerdì la stessa candidata democratica alla vicepresidenza, Kamala Harris, ha escluso che il ticket dem abbia intenzione di vietare la tecnica della fratturazione idraulica. Un bel paradosso, per una senatrice che, durante le ultime primarie, ha fatto dell'ambientalismo rigido un proprio cavallo di battaglia e che si è sempre detta contraria proprio alla fratturazione idraulica. Trump, neanche a dirlo, è andato subito all'attacco, accusando il rivale di voler promuovere un programma ambientale che distruggerà i posti di lavoro americani. «Biden ha detto che toglierà di mezzo la fratturazione idraulica entro il 2025. Spero che il Texas, la Pennsylvania, l'Ohio, l'Oklahoma, il North Dakota e tutti gli altri stesse ascoltando la scorsa notte. Alti prezzi per l'energia, massicce perdite di posti lavoro!», ha twittato nelle scorse ore l'inquilino della Casa Bianca. Nella giornata di venerdì, il vicepresidente, Mike Pence, è andato all'attacco di Biden durante alcuni comizi elettorali in Ohio e Pennsylvania. «Avete visto? Joe Biden ha detto che l'industria petrolifera inquina e deve essere sostituita. Era quella che il presidente ha definito una grande dichiarazione. Devo dirvelo: la verità è che la forza e il potere dell'America vengono in parte dalle nostre vaste risorse naturali. Sotto il presidente Donald Trump continueremo a sviluppare tutte le risorse di questa terra e guidare un futuro americano senza limiti», ha detto il numero due della casa Bianca a Swanton.Probabilmente la stoccata più efficace di Trump nel corso dell'ultimo duello televisivo è stata proprio quella con cui ha messo alle strette Biden sul fronte ambientale. Un fronte, rispetto a cui l'ex vicepresidente si è sempre rivelato ambiguo in questa campagna elettorale. Nel 2019 aveva detto di essere contrario alla fratturazione idraulica, poi - una volta emerso come candidato democratico per la Casa Bianca - ha attenuato la sua posizione, non riuscendo tuttavia mai ad essere realmente chiaro sul tema. Il fatto poi di essersi scelto come candidata vice un'ambientalista dura e pura (almeno ufficialmente), come Kamala Harris, certo non lo ha messo in buona luce dalle parti della Pennsylvania. Così come i colletti blu del cosiddetto Keystone State non devono aver troppo apprezzato il recente endorsement, arrivato a Biden dall'attivista svedese Greta Thunberg. Se quindi la debolezza del candidato dem in materia ambientale ed energetica era già cosa nota, la «svolta» risiede nel fatto che la sua ambiguità sia adesso esplosa a una manciata di giorni dal voto e - per giunta - durante un confronto televisivo in diretta nazionale. Tutto questo, in una fase in cui Biden stava già registrando delle difficoltà in Pennsylvania. Ricordiamo infatti che, secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, l'ex vicepresidente detenga in loco un vantaggio inferiore a quello che nell'ottobre 2016 possedeva Hillary Clinton.È ovvio che la levata di scudi dell'asinello nelle ultime ore faccia presagire una profonda preoccupazione da parte dell'universo democratico. In gioco non c'è infatti soltanto una probabile fuga dei colletti blu della Pennsylvania, ma anche la questione di un partito sempre più spaccato al suo interno. Un partito che non riesce a trovare una sintesi efficace tra ambiente e tutela dei posti di lavoro. E che, su certi temi, rischia una deriva non poco radicale. Nella storia delle elezioni americane ci sono delle affermazioni controverse, dette in occasione di dibattiti televisivi, che hanno fatto naufragare intere candidature. Nel 1988, l'allora candidato democratico, Michael Dukakis, si rifiutò per esempio di sostenere la pena di morte anche per chi avesse ipoteticamente violentato e ucciso sua moglie. Affermazione indubbiamente coraggiosa, ma che - secondo molti analisti - diede il colpo di grazia alla sua candidatura, aprendo le porte della Casa Bianca al repubblicano, George H. W. Bush. Non è al momento chiaro se - in termini di impatto elettorale - la presa di posizione, assunta da Biden giovedì scorso sia paragonabile a quella di Dukakis trentadue anni fa. L'unica cosa certa, al momento, è che però il ticket dem risulti in affanno. E che stenta a trovare, ancora oggi, un'autentica connessione con la working class.