2023-09-26
Lego rinuncia alla plastica riciclata. Si è accorta che emette più C02
Clamorosa retromarcia dopo gli annunci in pompa magna degli anni scorsi. Produrre mattoncini simili a quelli attuali avrebbe un impatto ambientale maggiore. L’ad ammette: «Credevamo fosse più facile».Nonostante gli sforzi, la realtà mostra una certa ostinazione e non si piega ai sogni bagnati del green ad ogni costo. La ben nota azienda danese Lego, colosso mondiale del giocattolo e produttore dei celebri mattoncini in plastica con cui tanti bambini hanno giocato e giocano tuttora, ha annunciato in questi giorni l’abbandono del tentativo di rinunciare alla plastica ricavata dal petrolio. I miliardi di pezzi prodotti ogni anno continueranno ad essere prodotti con l’acrilonitrile butadiene stirene (Abs), un derivato del perfido petrolio.L’annuncio ha del clamoroso. Innanzitutto, perché nel giugno 2021 l’azienda aveva annunciato con grande strepito in tutto il mondo «la svolta sostenibile», ovvero la sostituzione di tutta la plastica derivata dal petrolio e contenuta nei propri prodotti entro il 2030, con grandi titoli sui media. Ne era sorta una campagna di marketing sul giocattolo eco-compatibile, sul pianeta da salvare e via verdeggiando. All’epoca, si stimava che una bottiglia in Pet riciclata fosse sufficiente per generare 10 mattoncini Lego nel formato 2 per quattro centimetri. In secondo luogo, perché in questi due anni di tentativi, alla Lego si sono resi conto che utilizzare il polietilene tereftalato riciclato (Rpet) al posto dell’Abs ricavato dal petrolio significa addirittura… aumentare le emissioni di CO2!L’amministratore delegato del gruppo danese, Niels Christiansen, ha ammesso, in una intervista al Financial Times, che l’utilizzo del Rpet come materiale per i celebri mattoncini porterebbe a maggiori emissioni di biossido di carbonio considerando l’intero ciclo di vita del prodotto.La parte delle dichiarazioni di Christiansen su cui vale la pena fissare l’attenzione è soprattutto la seguente: «All’inizio, si credeva che sarebbe stato più facile trovare questo materiale magico o questo nuovo materiale, ma ciò non sembra essere possibile. Abbiamo testato centinaia e centinaia di materiali. Semplicemente non è stato possibile trovare un materiale del genere».Nella guerra ai cosiddetti combustibili fossili non si bada ai dettagli, eppure questo non è un dettaglio di poco conto: con il petrolio non si fanno solo benzina e diesel. La plastica utilizzata in moltissime applicazioni oggi deriva in gran parte proprio dal petrolio. L’Abs, che necessita di circa 2 kg di petrolio per 1 kg di prodotto, mostra delle caratteristiche materiali particolari e nell’intero ciclo di vita dei prodotti della Lego in Abs le emissioni di CO2 sono più basse di quelle derivanti dall’utilizzo del Pet riciclato. Il fatto che dopo centinaia di test su materiali di varia natura non si sia trovato un materiale che combini la necessaria performance con la cosiddetta «sostenibilità» la dice lunga su quante favole si raccontino in nome di un obiettivo, quello delle emissioni zero, che ad ogni piè sospinto va a sbattere contro il muro della realtà. L’Abs è il materiale più adatto per i mattoncini perché ha caratteristiche che rendono il mattoncino durevole, facile da combinare e smontare senza che la costruzione crolli o che i mattoncini si stacchino da sé. Caratteristiche che non si trovano in altri materiali, dati i vincoli sulle emissioni.Certo, volendo eliminare l’Abs, qualcuno arriverà a proporre il divieto di produzione dei mattoncini per sostituirli magari con un videogioco imitativo. Non sarebbe sorprendente, anzi. A dispetto del fatto che il nome Lego sia l’unione di due parole in danese, leg e godt, che insieme significano «giocare bene».Alla Lego, Tim Brooks, responsabile della sostenibilità (sic, è uno dei nuovi mestieri legati alla transizione ecologica) si è lasciato andare a maggiori dettagli, spiegando che il Pet riciclato per essere lavorato necessita di materiali aggiuntivi che lo rendano sicuro e durevole come la plastica. Questo procedimento però richiede anche grandi quantità di energia sia in fase di lavorazione che in fase di essiccazione: «È come cercare di realizzare una bicicletta in legno anziché in acciaio».Quello che Lego può fare per emettere meno CO2, secondo lo stesso Brooks, è al massimo migliorare il riciclo dei mattoncini in Abs in circolazione nel mondo. In più, Brooks afferma che Lego cercherà di diminuire la densità dell’Abs nei mattoncini, ora all’80%, aggiungendo una maggiore quantità di materiali riciclati e biologici, investendo 3 miliardi di dollari all’anno da qui al 2025 e promettendo di non scaricare i maggiori costi sui consumatori finali. L’azienda continuerà ad utilizzare il bio-polipropilene per alcuni pezzi non a mattoncino, come foglie, alberi e piccoli accessori.La retromarcia della Lego è l’ennesimo esempio di quanto sia facile a parole vendere un’idea come quella della decarbonizzazione, salvo poi ritrattare tutto quando la realtà si manifesta. Diventa sempre più difficile affermare, come pure fanno alcuni, che dietro questi rigurgiti di oggettività vi sia l’onnipresente, onnipotente, famigerata lobby del petrolio. Ecco un complottismo di cui si parla raramente.