2018-07-13
L’effetto Lanzalone colpisce Carige. L’azionista lascia e accusa il manager
Vittorio Malacalza si dimette dal cda. Imputa a Paolo Fiorentino di aver accreditato inesistenti rilievi della Bce al fine di screditarlo. E gli rinfaccia l'amicizia con l'avvocato di Acea agli arresti. Il consiglio rischia di decadere.Ormai è guerra in Banca Carige. Ieri Vittorio Malacalza ha annunciato l'intenzione di dimettersi da vice presidente della banca, senza indicare però nessuna tempistica. Nella lettera di motivazioni il più grande azionista dell'istituto ligure ha voluto attaccare senza esitazioni l'ad Paolo Fiorentino. Intanto Giuseppe Pericu, avvocato e professore di alto profilo che nei giorni scorsi era stato indicato da indiscrezioni di stampa in pole position per la presidenza non sarebbe più orientato a candidarsi e tanto meno sarebbe in prima posizione per il ruolo. La governance del gruppo al momento appare dunque ancora più compromessa dopo che già tre professionisti al vertice la settimana scorsa avevano dato le dimissioni: il presidente Giuseppe Tesauro (ex presidente della Corte Costituzionale), il consigliere Stefano Lunardi (membro anche del comitato rischi dell'istituto) e Francesca Balzani, ex eurodeputata ed ex vicesindaco di Milano.Gli altri azionisti, nel frattempo, restano in attesa dell'assemblea dei soci di settembre chiamata a rinnovare il cda su richiesta di Raffaele Mincione, l'azionista con il 5,4% che nell'ultima riunione aveva chiesto formalmente di rinnovare del consiglio.Nella lettera Malacalza, che dunque ha fatto salire a quattro il numero dei consiglieri dimissionari, ha dato chiare motivazioni della sua scelta. «Ho rappresentato al consiglio di amministrazione che tale decisione è stata tra l'altro determinata dalle recenti dimissioni di altri consiglieri, nonché dal tentativo dell'ad di delegittimare il mio ruolo di supplenza del presidente nell'incontro con la stampa dello scorso 3 luglio, nel quale, anziché smentire la voce di supposte obiezioni della Bce a tale ruolo di supplenza, la ha accreditate con una risposta evasiva e ambigua».Va ricordato, infatti, che Malacalza ha fatto le veci del presidente dopo le dimissioni di Tesauro. Nella missiva, Malacalza scrive anche che «la decisione è stata inoltre determinata dalla divulgazione dell'intercettazione della conversazione telefonica tra Luca Parnasi e Paolo Fiorentino, che ha assunto per me particolare significato alla luce del fatto che quest'ultimo, proprio nei giorni immediatamente precedenti all'arresto dell'avvocato Luca Lanzalone, mi riferì di averlo incontrato, decantandomene le qualità professionali». Appare chiaro dunque come questa sia a tutti gli effetti una battaglia a colpi di governace innescata dal finanziere Raffaele Mincione. Per poter fronteggiare Malacalza, tuttavia, il finanziere dovrà non solo trovare la sponda di alcuni fondi pronti a investire nella banca ma anche trovare un asse con altri azionisti, per esempio con Gabriele Volpi, che possiede una quota intorno al 9%. In ambienti genovesi vicini ai Malacalza e citati dall'agenzia Mf-Dow Jones, ora si teme che qualora Fiorentino avesse un asso nella manica (cioè un possibile matrimonio con un'altra banca) potrebbe cercare di forzare la mano e di giocarlo subito, già prima del prossimo cda che si terrà il 3 agosto. Va poi ricordato che, nel caso di altre dimissioni, il cda potrebbe cadere per mancanza sufficiente di teste. Il consiglio è infatti composto da 15 membri e per decadere dovrebbero dimettersi otto amministratori (la metà più uno); quindi ancora quattro consiglieri oltre a Malacalza che al momento ha solo annunciato l'intenzione di farlo. Sul risiko, inoltre, la banca è al lavoro, ma è difficile che possa concretizzarsi qualcosa prima del completamento del piano di cessione degli Npl, in base al quale la banca dovrebbe normalizzare i livelli allineandoli a quelli della Bce. Sembra dunque che all'orizzonte di Carige ci siano diversi nuvoloni. Un fattore che potrebbe fare comodo a Mincione. Il finanziere, se trovasse la giusta sponda da parte di altri azionisti, potrebbe in questo momento avere più facilità del solito a prendere il controllo dell'istituto. Un piano che potrebbe realizzare in tempi brevi.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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