2025-02-04
Schiaffo alla Russia. Leader paramilitare ucciso a Mosca. Era ricercato da Kiev
Armen Sarkisjan, fondatore del battaglione ArBat (Ansa)
Armen Sarkisjan, di natali armeni, aveva fondato il battaglione ArBat, adesso impegnato nella difesa della regione del Kursk.Un altro attentato dinamitardo ha scosso ieri la Russia e minato le sempre più complicate trattative per giungere a un accordo di pace. Nell’esplosione avvenuta attorno alle 8:50 locali ad Alye Parusa, uno dei quartieri residenziali più lussuosi di Mosca, hanno perso la vita Armen Sarkisjan, noto per aver fondato il battaglione paramilitare ArBat che da agosto dello scorso anno è impegnato nella regione del Kursk per contenere e respingere l’offensiva dei militari di Kiev, e la sua guardia del corpo. Quest’ultimo è morto sul colpo, mentre il comandante armeno considerato tra i fedelissimi di Vladimir Putin è deceduto poche ore più tardi in ospedale a causa delle gravi ferite riportate. «I nostri servizi segreti stanno facendo il loro lavoro, un lavoro molto difficile. Per noi è impossibile commentare ora. Dobbiamo prima chiarire la dinamica» è stato il commento a caldo rilasciato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il sito russo di stampo ultranazionalista Rybar ha subito parlato di «una responsabilità che sarà presto rivendicata da strutture della cosiddetta Ucraina». Seppur in serata non sia arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, le prime ricostruzioni e le indagini avviate dalle autorità russe hanno fin da subito puntato il dito contro l’Ucraina, asserendo che nella pianificazione dell’attentato sono state coinvolte diverse persone, con ruoli ben definiti: «Alcuni con il compito di seguirlo, altri con quello di attuarlo» ha dichiarato all’agenzia di stampa Tass una fonte investigativa. Il periodico indipendente Novaya Gazeta ha scritto che per il momento la polizia russa ha aperto un fascicolo per duplice omicidio, pronto a essere trasformato in caso di terrorismo non appena risulteranno prove di un coinvolgimento ucraino. Non è una prova, ma il primo indizio che fa sospettare l’intelligence russa che dietro all’esplosione che ha anche ferito due persone ci possa essere la mano di Kiev, è la modalità con cui è stato eseguito l’attentato, per alcuni aspetti simile a quello in cui lo scorso 17 dicembre fu assassinato il generale Igor Kirilov, vittima di un ordigno nascosto dentro un monopattino.Stavolta la bomba contenente tritolo, la cui esplosione ha provocato il crollo di una parte del soffitto, sarebbe stata piazzata da un presunto fattorino dietro a un divano all’interno dell’atrio del palazzo. Secondo i servizi segreti di sicurezza di Mosca, gli autori dell’attacco avrebbero affittato un appartamento nello stesso grattacielo già un mese fa, in modo da poter accedere liberamente alla hall e osservare tutti gli spostamenti di Sarkisjan bypassando la sorveglianza. Una sorveglianza che ha fatto acqua non solo all’interno dell’edificio conosciuto con il nome di «Vele scarlatte», dove vivono avvocati, imprenditori ma anche personaggi famosi tra cui conduttori televisivi e cantanti, ma in tutto il quartiere situato nella periferia nordoccidentale della capitale russa lungo il fiume Moscova, distante appena 12 chilometri dal Cremlino e posto addirittura sotto la vigilanza di una milizia privata. Secondo il politologo ed ex membro della Duma di Stato della Federazione Russa, Sergej Markov, si tratta «dell’ennesimo atto terroristico» e di «un messaggio crudele di Zelensky all’intera élite russa».Ma chi era più dettagliatamente Armen Sarkisjan? 46 anni, nato in Armenia ma cresciuto a Horlivka, cittadina del Donbass ribattezzata nel 2014 Gorlovka dai russi, ufficialmente ricopriva la carica di presidente della Federazione di pugilato dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk e capo dell’addestramento militare della regione annessa. Il fondatore della milizia ArBat, organizzata a settembre 2022 e che conta tra le sue fila 550 uomini, molti dei quali profughi armeni originari dell’Abkhazia, era molto vicino al capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov e si considerava strenuo difensore dell’autonomia del Donbass e combattente contro il regime di Kiev al punto che aveva più volte manifestato posizioni ultra bellicose, dicendo che le forze militari russe avrebbero dovuto un giorno posizionarsi lungo il confine ucraino con Romania, Ungheria e Polonia, ma non solo. In una delle ultime interviste rilasciatesi era espresso così: «Dopo il golpe del 2014 in Ucraina e l’avvento al potere delle persone che devono tutto agli Usa e all’Ue, il nuovo potere ucraino ha cominciato a rivedere la posizione verso la Chiesa ortodossa russa, a imporre la lingua ucraina ai cittadini che per tutta la vita hanno parlato russo. Allora ho capito che lo scontro finale sarebbe stato inevitabile». Proprio nel 2014, Sarkisjan aveva ricoperto un ruolo attivo nelle proteste che sfociarono nella rivolta di Euromaidan con cui fu rovesciato il governo dell’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich, considerato dai filoeuropeisti come uomo di Putin e del quale Sarkisjan ne era sostenitore. Dopo aver firmato un contratto con il ministero della Difesa russo nel 2023, gli uomini del battaglione Arbat erano stati mandati da Putin a difendere il Kursk e tentare di respingere i militari di Kiev al di fuori del territorio russo: «Abbiamo sempre fatto il nostro dovere. Abbiamo difeso Donetsk e Gorlovka, abbiamo partecipato all’operazione militare speciale fin dai primi giorni. Ma i media hanno saputo dell’esistenza della nostra unità soltanto dopo che avevamo ricevuto la benedizione del capo della diocesi russa della Chiesa apostolica armena, l’arcivescovo Ezras» aveva detto Sarkisjan.
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