
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si tiene e rimprovera la Commissione europea per i ritardi su Ita. A margine del G20 rivolgendosi alla stampa ha detto: «Sta accadendo una cosa obiettivamente curiosa», ha osservato Meloni, «la stessa Commissione europea che per anni ci ha chiesto di trovare una soluzione al problema Ita, quando troviamo una soluzione al problema Ita la blocca. Quindi non stiamo più capendo e vorremmo una risposta. Su questo è stato interessato anche il commissario Gentiloni. Vorremmo una risposta. La questione è stata sottoposta a Gentiloni da Giorgetti». Il commissario dell’Unione europea agli affari economici ex premier dem ed ex ministro degli Affari Esteri non si è direttamente espresso. Un portavoce ha replicato: «La Commissione europea non ha ancora ricevuto alcuna notifica sull’accordo tra Ita Lufthansa», ricordando che «spetta alle parti» coinvolte nell’intesa «notificare» l’operazione. Un battibecco che non rappresenta nient’altro che le prove generali di campagna elettorale per le europee dunque. Come già scritto ieri dal direttore Maurizio Belpietro, infatti, dietro gli attriti governo-Gentiloni c’è il futuro della leadership del Pd: «Se come tutti pensano, Elly Schlein ha i mesi contati, dopo aver bruciato tutti i candidati possibili, sfogliando la margherita non resterebbe che Gentiloni, ovvero il signor nessuno, un perfetto uomo in grigio per un partito che di rosso non ha da tempo più nulla, se non il risultato delle elezioni». I due, Meloni e Gentiloni, quindi, diventerebbero antagonisti anche nel nostro Paese, ancora una volta, ma a parti invertite.
In ogni caso, tornando all’affaire Alitalia, o meglio Ita, sono arrivate delle precisazioni anche dal ministero dell’Economia: «La notifica dell’accordo per la cessione di una quota di minoranza di Ita a Lufthansa alla Commissione europea per la concorrenza viene accettata, da prassi, solo al termine di un’istruttoria che la stessa Commissione sta portando avanti molto minuziosamente nell’ambito di una fase di pre notifica già avviata», precisano fonti ministeriali. È quanto spiegano fonti del Mef secondo cui «la risposta dell’esecutivo comunitario è positiva perché rappresenta il presupposto di un iter che sarà molto veloce. Come Mef ci siamo già attivati per ottenere un incontro in tempi brevi con il commissario supplente Didier Reynders». In precedenza, lo stesso Mef aveva però precisato che il dossier «ancora non aveva ricevuto il via libera della concorrenza europea, atto necessario per concretizzare l’accordo già firmato da alcuni mesi». Insomma, l’intenzione, almeno sottotraccia, è quella di ricucire lo strappo.
La situazione tra Ita e Lufthansa a maggio scorso era rimasta la seguente: attraverso un aumento di capitale di 325 milioni di euro Lufthansa dovrebbe acquistare il 41% di Ita Airways con l’opzione di acquisire le azioni rimanenti in un secondo momento. Dopo il 2025, quando la compagnia si prevede che sarà diventata profittevole, è previsto un investimento nell’ordine di 450 milioni per il controllo di Ita da parte dei tedeschi, mentre il Mef potrebbe mantenere il 10% o un rappresentante nel board. Non bisogna dimenticare che il governo italiano procederà con l’erogazione di 250 milioni per l’aumento di capitale di Ita, ultima tranche degli 1,35 miliardi di risorse autorizzate da Bruxelles.
Ita è solo un pretesto per iniziare a battersi sul campo in attesa di uno scontro elettorale che potrebbe segnare una ripresa del Partito democratico, oppure l’inizio della fine, almeno per Elly Schlein. In un mandato che già resta teso per le nuove possibili alleanze (quella tra popolari e conservatori metterebbe all’angolo i socialisti, ma anche la destra di Lega, Le Pen e Afd) forse si sta per assistere alla fine della stagione dei toni concilianti del governo che abbiamo visto fin qui, se non altro almeno in Europa. Intanto però occhio a quello che succederà a Pontida, la festa della Lega del 16 e 17 settembre, cui parteciperà Marine Le Pen presidente di Rassemblement National. «Parleremo naturalmente dell’avvenire, della felicità di combattere insieme per la libertà, per la democrazia dei nostri popoli, delle nostre nazioni. Ma non vi dico altro. Appuntamento al 17» ha spiegato Le Pen in un video in cui ha annunciato di avere accettato l’invito del suo «grande amico» Matteo Salvini. E le acque si muovono anche nel campo dei popolari, con il leader Manfred Weber che, al Corriere, ribadisce che saranno «popolari, socialisti e liberali a ritrovare l’intesa sul futuro Ue», anche se prende goffamente le distanze da Frans Timmermans («pensava troppo a sé stesso»). Un posizionamento tattico che fa pensare alla riedizione della solita melassa Ursula (anche se i socialisti non sono mai stati così deboli, e i polari così spaccati): da sottolineare lo zelo con cui dice che de «34 dossier climatici i popolari ne hanno sostenuti 32». Non un bel viatico.






