2021-03-26
Le Regioni respingono le accuse di Draghi
Dopo le strigliate in Parlamento, i presidenti chiedono e ottengono un incontro urgente lunedì con il premier. Massimiliano Fedriga: «Del piano deve rispondere il ministro Roberto Speranza». Sullo sfondo l'irritazione per il direttore dell'Aifa, Nicola Magrini. Che alla fine resta al suo posto.Da parte dei governatori c'è stata solo una «presa d'atto» della riconferma di Nicola Magrini alla direzione generale dell'Aifa, voluta dal ministro della Salute. Nella Conferenza Stato-Regioni di ieri, in cui si sono indicate le linee di indirizzo sul piano vaccinale, non è emerso entusiasmo per come l'attuale dg sta guidando l'Agenzia italiana del farmaco e se i presidenti, alla fine, non hanno voluto far muro contro la decisione di Roberto Speranza, resta comunque agli atti che Magrini non gode del consenso unanime. Anzi, il suo operato è stato fortemente criticato. È passato poco più di un anno, dall'annuncio del «parere favorevole» dato dalle Regioni al nuovo direttore scelto dal ministro della Salute e insediatosi a marzo 2020, per vedere quell'ok unanime ridotto a una constatazione della riconferma. Le perplessità sulla gestione Aifa da parte di Magrini erano emerse in mattinata, durante la Conferenza delle Regioni, quando molti governatori hanno sollevato la questione di un dg che non sembra all'altezza del suo incarico. Molto critici sono stati i presidenti di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Abruzzo, Umbria, Calabria, assieme ai vicepresidenti di Lombardia e Sicilia. «Non abbiamo dato parere favorevole alla riconferma di Magrini perché non c'è stata intesa tra noi presidenti», spiega Massimiliano Fedriga, governatore della Regione Friuli Venezia Giulia. «Non potevamo bloccare la nomina, perché era richiesto solo un nostro parere ma, considerate le numerose obiezioni sollevate, alla fine c'è stata solo una “presa d'atto", sottolineando le criticità di Aifa». Fedriga giudica «un disastro», quello che l'ente regolatorio del farmaco ha fatto con Astrazeneca, dal continuare a cambiare le fasce di età cui somministrare il vaccino, fino alla sciagurata sospensione. «Speranza prima ci ha detto che dovevamo vaccinare scuola, pubblica sicurezza e magistratura, poi sono state ampliate le somministrazioni a 65 anni e si è perso tempo perché non si sapeva se doveva firmare il direttore di Aifa o quello del ministero della Salute. Infine tolgono le fasce di età, ma il ministro raccomanda di continuare a vaccinare le professioni iniziate», elenca il governatore della Lega. «Oggi Speranza fa il furbo e dice che è colpa nostra se non vacciniamo gli anziani», non le manda a dire Fedriga. «Tutte le Regioni sono arrabbiate, stiamo ancora aspettando il personale per fare i vaccini. Il ministro in Conferenza non c'era, lo aspettiamo la prossima settimana». Nel caos, l'Aifa non ha contribuito a far chiarezza, anzi. «Mentre nei confronti del presidente, Giorgio Palù, c'è stato unanime apprezzamento anche se si è insediato da poco, sul dg sono piovute numerose critiche», conclude Fedriga. Oltre al caso Magrini, le Regioni sono comunque irritate per le accuse ricevute e chiedono un confronto urgente con Mario Draghi, dopo la strigliata del premier in Parlamento che aveva denunciato ritardi e corsie preferenziali per alcuni «gruppi con potere contrattuale». L'incontro a Palazzo Chigi potrebbe essere previsto lunedì. Non solo, nel documento che si è delineato a seguito del confronto delle Regioni con i tecnici del governo e il ministro Gelmini è scomparso dalle linee di indirizzo il riferimento ai minuti necessari per la somministrazione (nella precedente bozza era di 10 minuti). Cancellati dalle linee anche i punti vaccinali medi, piccoli e mobili, restano solo quelli definiti «di medie/grandi dimensioni», che saranno in grado di vaccinare 800 persone al giorno. Eliminata poi la voce sugli orari di apertura (erano fissati a 12 ore per i punti medi e grandi). Lo scontro tra Roma e le Regioni (in gran parte governate dal centrodestra) comunque, più che tecnico si gioca sul piano politico: «Il piano di vaccinazione è stato fatto dal governo nazionale, non dalle Regioni. Il governo avrebbe benissimo potuto chiederci di sospendere le categorie prioritarie», attacca il governatore ligure Giovanni Toti. La parte del mediatore è toccata al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che con una lettera a Draghi ha ottenuto «un confronto urgente con il governo sull'andamento della campagna vaccinale». Prima di quella data le task force del generale Figliuolo saranno già entrate in azione per fornire supporto e forse anche per svelenire il clima.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.