2022-12-01
Le punture coatte spacciate per «altruismo»
Marco D’Alberti , giudice della Corte Costituzionale(Ansa)
Slitta la sentenza della Consulta sull’obbligo di vaccinazione. I difensori dello Stato invocano la «solidarietà», mentre la presidente Silvana Sciarra nega i conflitti d’interessi dell’ex consigliere di Draghi e dell’ex portavoce della Corte, dopo l’editoriale a sostegno della legge.È cominciata con uno sgradevole battibecco - quello tra l’avvocato Augusto Sinagra e la presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra - l’udienza che si è tenuta ieri alla Consulta sulla legittimità dell’obbligo vaccinale imposto ai sanitari, ma anche sulla privazione del diritto al lavoro e alla retribuzione subìta dai sanitari non vaccinati. Il comunicato relativo alla decisione della Corte non era ancora uscito al momento di andare in stampa, ed è previsto forse per oggi.Sinagra, senza mai nominarlo, ha portato all’attenzione del collegio il conflitto d’interessi del giudice Marco D’Alberti, consigliere giuridico di Mario Draghi fino allo scorso 14 settembre e nominato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il giorno successivo. «Gli articoli 117 e 111 della Costituzione richiedono che il giudice sia, e appaia, imparziale, per una forma di rispetto verso il popolo italiano. Questo oggi non accade. Confidavo fino all’ultimo che questo giudice oggi non si fosse reso presente». Già: in molti davano per scontata l’astensione del giudice D’Alberti, che in pratica si trova a valutare provvedimenti presi dal governo che assisteva, ma così non è stato. Anzi, la questione è stata bruscamente liquidata dalla presidente Sciarra: «Questo collegio è perfettamente consapevole dei suoi poteri di gestione del processo costituzionale, è perfettamente costituito e non ci sono motivi di incompatibilità per nessuno». Replica secca e perentoria della presidente anche su un altro evento fortemente inopportuno, la comparsa sulla Stampa di lunedì 28 novembre di un articolo a favore dell’obbligo e contrario alle «sgrammaticature delle destre di governo». Il pezzo in un certo senso ha anticipato il punto intorno al quale si è arroccata la difesa dell’Avvocatura di Stato, ossia la moralistica «solidarietà», e protezione collettiva arbitrariamente assegnata al vaccino. Era firmato però dalla giornalista Donatella Stasio, che soltanto un mese fa ha lasciato l’incarico di responsabile comunicazione della Corte costituzionale. «Non lo è più», ha tagliato corto la presidente, «le tolgo la parola». Molte le incongruenze e le contraddizioni sollevate dai difensori dei non vaccinati. L’avvocato Mario Sandri ha ricordato che gli assegni alimentari sono stati concessi perfino ad assassini e stupratori, ma non ai medici non vaccinati. L’inaudita replica dell’avvocato dello Stato Federico Basilica è che «sono fattispecie diverse» e inoltre «le strutture devono farsi carico di un supplente per sostituire il dipendente non vaccinato». All’obiezione di Sandri sul vaccino che non blocca l’infezione ha replicato l’avvocato Chiara Tomiola: «L’efficacia dei vaccini è evincibile dai dati dell’Iss, che comprovano che due terzi delle persone non si ammalano, pertanto la critica non tiene conto della realtà obiettiva». Quale «realtà obiettiva»? Quella che oggi dice che si contagiano di più i vaccinati dei non vaccinati, stando all’ultimo bollettino Iss? O l’evidenza presentata dal professor Peter Doshi, che ha recentemente dimostrato che la mortalità, non di Covid ma generale, è più alta tra i vaccinati?L’osservazione sul consenso informato presentata dall’avvocato Sergio Sparti («non è libero, ma di fatto obbligatorio») è stata liquidata dall’avvocato dello Stato Beatrice Fiduccia: «In realtà non è un consenso informato ma un’informativa a tutela del vaccinando» (sic). «Avere l’alternativa tra rischiare di morire per un farmaco o rischiare di morire di fame non è degno di un Paese civile», ha denunciato l’avvocato Luca Iuliano dell’associazione Umanità e ragione. «È offensivo sostenere che 29 decessi accertati siano un numero esiguo. Non si possono obbligare i cittadini ad assumere un farmaco potenzialmente pericoloso». L’avvocato dello Stato Enrico De Giovanni gli ha replicato con un triste quanto inappropriato conteggio: «L’ultimo bollettino Iss ci dice che quest’ultima settimana sono morte di Covid in Italia 580 persone, dunque mentre siamo stati qui in udienza ne sono morte 29, guarda caso».È stato l’avvocato Ugo Mattei a provare a offrire una via d’uscita alla Corte: «Quello che si contesta qui è l’obbligo di questo particolare vaccino, un vaccino che per le conseguenze non banali - 29 morti accertate - e soprattutto per la natura sciatta, poco articolata e poco razionale dei provvedimenti all’interno del quale è stato introdotto, diventa contrario alla giurisprudenza stabilita. Si deve tenere ferma la bussola della costituzionalità. Queste norme sono state fatte in un clima di paura. È nel momento dell’emergenza che è essenziale che la Corte mantenga la barra dritta. Questa Corte è portatrice di un livello di indipendenza rispetto alle pressioni esterne che le consentono di operare in un modo libero: lo faccia».L’avvocato Beatrice Spitoni dell’associazione Umanità e ragione ha affrontato la questione prescindendo dalle evidenze scientifiche: «Anche se il vaccino fosse sicuro e prevenisse il contagio, sottrarre il lavoro in virtù di obblighi solidaristici viola il bilanciamento dei diritti. La decisione riguarda la libertà di permettere a qualsiasi governo, in futuro, la possibilità di imporre qualsiasi farmaco per qualsiasi ragione passando sopra l’habeas corpus». All’osservazione non è stata data alcuna replica. Anzi, per tutta risposta è arrivata la predica dell’avvocato dello Stato Enrico De Giovanni. È il suo intervento che potrebbe ispirare la decisione finale della Corte. De Giovanni ha sostenuto che alla base delle sentenze della Consulta c’è il dovere di «preservare la salute degli altri: siamo una repubblica di egoisti o una Repubblica legata da vincoli di solidarietà?», ha arringato, affidando al moralismo della solidarietà la risoluzione della vicenda. Immancabili, le fosche previsioni sul virus: «I dati non sono rassicuranti, il covid è una guerra, finora vinta grazie ai vaccini, ma non possiamo abbassare la guardia». Il tempo non è passato, alla Corte costituzionale: siamo ancora al 2020.
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