2021-10-20
Nel governo scoppia il caso delle pensioni
Scontro sulle modalità di superamento di quota 100: la Lega stoppa il testo e pone una riserva politica. Rifinanziato con 2 miliardi il reddito di cittadinanza. Niente riforma fiscale, alle tasse solo un tagliettoIl cdm stanzia il budget per il prossimo triennio. Sette miliardi per il taglio delle tasse e quindi addio riforma. Per i sussidi, compreso il reddito di cittadinanza, 12 miliardi. Sul dopo quota 100, tensione nella maggioranza. La Lega stoppa quota 104, pone la riserva e rimanda la discussione alla manovra. Mattinata intera dedicata alla cabina di regia e poi nel pomeriggio di ieri il Consiglio dei ministri terminato dopo le 19 con tanto di sorpresa scoppiettante per la Lega. Il cdm ha infatti approvato all'unanimità il documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles, ma ha pure registrato l'astensione con «riserva politica» del Carroccio sulla misura sostitutiva di quota 100, che quindi non è stata varata. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha tenuto a precisare che non è stata presa alcuna decisione sul dopo quota 100 in cdm, ma che è stata confermata l'idea di non applicare subito la Fornero. Vero, come è vero il fatto che nessuno aveva in mente di applicare da gennaio lo scalone del governo Monti. Al di là delle dichiarazioni bisogna registrare che la cabina di regia aveva individuato l'opzione quota 102 flat per il prossimo triennio oppure 101, 102 e 103, mentre sul tavolo del cdm è arrivata soltanto l'ipotesi quota 102 per il 2022 e 104 per gli altri due anni. Poco importa che dal punto di vista del budget sarà confermata la spesa di 2,5 miliardi nel triennio (cifra che comprende il fondo per le uscite anticipate e il sostegno per i lavoratori precoci), la differenza con quota 102 sarebbe enorme. Uno scalone di due anni subito e di quattro dal 2023 renderebbe la misura ben poco attrattiva e quindi accelererà di fatto l'entrata in vigore della Fornero. Per chiudere il Consiglio dei ministri senza una crisi di governo, si è così deciso di approvare il perimetro e rimandare la decisione sull'applicazione concreta del modello 102 o 104 alla prossima riunione, quella dedicata alla manovra. È chiaro che la patata bollente è in mano alla Lega. Da un lato si trova a difendere una misura che è stata la bandiera del Carroccio per l'intero governo Conte uno, dall'altro potrebbe accettare una ulteriore mediazione magari a fronte di una riduzione del budget destinato alle pensioni. Sembrerebbe un paradosso nel breve termine. Ma potrebbe essere una mossa decisamente intelligente sul fronte della tattica. Risparmiare un po' di budget sulle pensioni e in parallelo sul reddito di cittadinanza consentirebbe di allargare la coperta per il taglio delle tasse. Questa sì, una misura che il centrodestra dovrebbe intestarsi in toto. Una bandiera da sventolare. Dal documento programmatico di bilancio emergono infatti due macro aree che consentiranno in fase di messa a terra qualche margine in più di trattativa. Ma solo tra i partiti. Le decisioni di Mario Draghi sono ormai cristallizzate e definitive. Da quanto emerge dalle scelte del Consiglio dei ministri di ieri, saranno stanziati nel prossimo triennio circa 12 miliardi per i sussidi. Di questi (ma le cifra non sono al momento indicate) 2,5 andranno come extra budget per il reddito di cittadinanza, altrettanti (come scritto sopra) per le pensioni anticipate, comprese le categorie precoci. Gli altri 6 miliardi andranno alla cassa integrazione e una minima parte per proseguire l'Ape sociale, anch'essa formula di sostegno all'uscita dal mercato del lavoro. A fronte di ciò si registra un budget di soli 7 miliardi per il taglio delle tasse. Dentro questo mini recinto ci sarà il taglio del cuneo, una piccola rimodulazione dell'aliquota Irpef e forse un intervento sull'Irap ma non definitivo. Restano infine gli stanziamenti per calmierare le bollette e per il rinnovamento dei bonus. Non di tutti. Quello energetico e per il sisma proseguiranno. Niente «facciate» e Superbonus 110% che vedrà una proroga di un anno ma solo per i condomini. È da rilevare che i budget stanziati ora si incrociano soltanto per un biennio con le decisioni che matureranno in seguito alla riforma fiscale. La delega partorita dal cdm di due settimane fa avrà effetti a partire dal triennio 2023-2025. Il perimetro dei 7 miliardi tocca il triennio precedente. Sperare però che nel 2025 il Paese possa assistere a una svolta liberale e a una riforma degna di tale nome (cioè che comporti un vero taglio delle tasse) è praticamente impossibile. Se il recinto dentro il quale si può correre è così stretto già adesso figuriamoci che sarà fra due anni quando il nuovo Patto di stabilità Ue correrà il rischio di essere ancora più stringente. Ai precedenti vincoli avremo da aggiungere anche quelli legati al Recovery plan. In poche parole, se qualcuno può sperare di strappare una scelta di discontinuità con il passato dovrebbe farlo oggi. Dovrebbe farlo questa settimana. Altrimenti la finestra si chiude e ai partiti non rimarrà altro che stare dentro il recinto a inseguire in cavalli a dondolo. Siamo consapevoli che il lockdown imposto così duramente ha impoverito gli italiani e quindi sempre più persone hanno bisogno di sostegno. Ma se non si mette mano alla fiscalità, nessuno avrà più il legittimo interesse a stare sul mercato. Se nessuno producesse più e se gli italiani divenissero in gran parte dipendenti pubblici, pensionati o sussidiati, che fine farebbe la Penisola? Il Pd si è detto disponibile a tagliare il cuneo fiscale, destinare 3 o 4 miliardi alla scelta sarebbe comunque riduttivo, ma è il solo punto in comune con il centrodestra. Varrebbe la pena insistere su questa strada. Ci sono due giorni di lavoro intensi. Poi si chiuderà il cerchio con la stesura della manovra.
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.