2024-06-29
La Le Pen fa secco Macron: «Se vinco le elezioni, scelgo io il commissario a Bruxelles»
Marine Le Pen ed Emmanuel Macron (Ansa)
Il leader del Rassemblement national rintuzza il tentativo dell’Eliseo di confermare Thierry Breton: «Non ha difeso gli interessi francesi». E i sondaggi la danno sempre in testa.Se il Rassemblement national di Jordan Bardella e Marine Le Pen vincesse le elezioni legislative francesi del 30 giugno e 7 luglio prossimi, Emmanuel Macron potrebbe diventare ancora più ininfluente in Europa. Questo perché non è detto che possa avere realmente l’ultima parola sulla nomina del commissario Ue inviato da Parigi.L’ipotesi che fa sudare freddo il capo dello Stato transalpino è stata ribadita ieri da Le Pen durante un’intervista concessa a Europe 1 e Cnews. «La nomina del commissario europeo è prerogativa del primo ministro», ha detto la fondatrice del Rassemblement national (Rn). La frecciata al capo dello Stato francese è arrivata in risposta alle dichiarazioni rilasciate da Macron giovedì, al Consiglio europeo. Il presidente d’Oltralpe aveva espresso l’intenzione di confermare il commissario uscente, Thierry Breton, come candidato francese per la futura Commissione europea.Uscendo dalla riunione del Consiglio Ue, Macron aveva detto alla stampa che Breton «possiede l’esperienza e le qualità necessarie» per ricoprire nuovamente l’incarico di commissario europeo. Ma, come accennato, Marine Le Pen non è dello stesso avviso anche perché, secondo lei, Breton «non ha difeso gli interessi francesi». Parole che ricordano quelle del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che, nel settembre 2023, aveva affermato che sarebbe stata contenta se il commissario Ue scelto da Roma avesse avuto un «occhio di riguardo verso la nazione che rappresenta» a Bruxelles. Il capo del governo italiano si riferiva a Paolo Gentiloni, nominato dal governo Conte II. In quei giorni era intervenuto anche Matteo Salvini affermando che Gentiloni era «un commissario italiano che giocava con la maglietta di un’altra nazionale».A questo punto ci si dovrebbe chiedere chi, in Francia, abbia il potere di nominare dei commissari europei. Ma la risposta rischia di essere più complessa del previsto perché, in passato, anche alcuni primi ministri transalpini hanno inviato dei commissari a Bruxelles. Questo era dovuto al fatto che, prima degli allargamenti dell’Ue degli anni 2000, ogni Stato membro dell’Unione inviava due commissari. Così persino durante l’ultima coabitazione tra un presidente francese di destra, Jacques Chirac, e un premier di sinistra, Lionel Jospin, ognuna di queste istituzioni effettuava una propria scelta. Va anche detto che le regole dell’Unione europea definiscono il quadro normativo in cui si svolge la nomina dei commissari, tuttavia, per la scelta del proprio candidato nazionale, ogni Stato membro è libero di fare come gli pare.Bisogna anche considerare che la Costituzione francese non è chiarissima in tema di sicurezza e politica estera Ue. L’articolo 13 afferma che «il presidente della Repubblica firma le ordinanze e i decreti deliberati in consiglio dei ministri» ed «effettua le nomine civili e militari dello Stato». Tuttavia, nell’articolo 19 della legge suprema francese, si legge che certi «atti del presidente della Repubblica [...] sono controfirmati dal primo ministro e, se necessario, dai ministri competenti». Inoltre, l’articolo 20 stabilisce che «il governo determina e conduce la politica della nazione» e «dispone dell’amministrazione delle forze armate».Quindi se, per una prassi adottata negli ultimi trent’anni, il nome del commissario Ue è scelto dell’inquilino dell’Eliseo, nei fatti, il premier francese potrebbe svolgere questo compito. A maggior ragione dopo che il partito presidenziale è stato sconfitto alle elezioni europee. Se poi a questa débacle ne seguisse un’altra, allora Macron dovrebbe proprio abbassare la cresta.D’altra parte, anche ieri tre sondaggi hanno ipotizzato una vittoria del Rassemblement national alle legislative. Ifop, l’Rn e i suoi allegati potrebbero ottenere tra 220 e 260 parlamentari (la maggioranza assoluta si attesta a 289 scranni, ndr). Secondo Elabe, il partito di Bardella otterrebbe addirittura dai 260 ai 295 seggi. Invece Toluna-Harris Interactive ha stimato la maggioranza Rn composta da un numero di deputati compreso tra i 250 e i 305. Tutti numeri da prendere con le pinze, visto che tra il primo e il secondo turno potrebbero esserci sorprese in vari collegi. Tuttavia si tratta di percentuali che devono far tremare Macron e compagni.Ieri si è conclusa la campagna elettorale per il primo turno per il quale i sondaggisti prevedono una partecipazione record. Il ministero dell’Interno ha reso noto ieri che oltre 410.000 francesi residenti all’estero hanno già votato in via telematica. Sempre ieri si è appreso che l’estrema sinistra de La France Insoumise ha denunciato il partito macroniano che ha creato sul web un simulatore di calcolo delle pensioni sulla base delle proposte della coalizione di sinistra. Tra le numerose prese di posizione contro il partito di Le Pen, ieri si è aggiunta quella del ciclista Guillaume Martin che sta per iniziare da Firenze, il Tour de France.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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