2019-11-02
«Le patate di scarto? Teniamole al freddo». E poi ce le vendevano
Le intercettazioni sui tuberi esteri spacciati per italiani: «Si fa ciupa ciupa». Per gli inquirenti piazzate pure partite infestate.«Domani dobbiamo fare un po' di ciupa ciupa...», dice al telefono a un dipendente Roberto Chiesa, direttore acquisti dell'impresa leader delle patate italiane, la bolognese Romagnoli F.lli spa. Il dipendente: «Sì, sì...». I due parlano al telefono intercettati dal Corpo forestale. Camuffare le patate straniere e gli scarti per poi rivenderle come italiane, secondo gli inquirenti, era una prassi ordinaria. Chiesa chiede a una dipendente delle patate al selenio: «Quanto prodotto abbiamo dato via mascherato?».Benvenuti nelle intercettazioni del Patata gate, l'inchiesta raccontata ieri dalla Verità, e per la quale il 30 ottobre, dopo sei anni di lentissime indagini (si rischia la prescrizione) il gup Gianluca Patregnani Gelosi ha deciso di rinviare a giudizio per associazione a delinquere e frode in commercio il bolognese Giulio Romagnoli, patron della Romagnoli F.lli spa ed ex presidente della Fortitudo basket, il napoletano Antonio Covone, dell'omonima società fornitrice, Claudio Gamberini, all'epoca responsabile nazionale degli acquisti ortofrutta di Conad, e Roberto Chiesa, responsabile acquisti del gruppo Romagnoli, più dieci altre persone e cinque società per frode e favoreggiamento. Ogni carico che arriva ai confezionatori, e la Romagnoli è fra questi, ha una percentuale di «scarto» che andrebbe buttato, così come il «forato», le patate bucate dalle larve. Invece sarebbero finiti sulle nostre tavole. Chiesa ridacchia con la responsabile di un'azienda: «Però lo scarto con questo caldo ha un decadimento qualitativo… ho fatto lavorare dello scarto lunedì... l'ho tenuto al freddo... l'ho visto stamattina, mamma mia... decade qualitativamente moltissimo… assume un aspetto... è un cadavere … Il forato l'hai finito poi?». La responsabile: «Assolutamente no, infatti è in lista o per domani o per dopodomani». Chiesa: «Oh beh, allungalo piano piano...». In un'altra telefonata Chiesa dice: «Noi abbiamo 14 camion in arrivo di patate… ce ne fosse uno che fosse italiano, 14!». La responsabile: «Sì ma poi tu magari avendo tante… ». Chiesa: «No, no, no, no, no... le prendiamo e le mettiamo in frigo poi chissà quando escono queste qua...». La prassi sarebbe stata acquistare patate estere, metterle nelle celle frigo, trattarle con l'agente chimico chlorpropham, antigermogliante, e rivenderle. E ancora Chiesa con un altro dipendente della Romagnoli: «Ha la tignola». Il dipendente: «La farfalla?». Chiesa: «La ruga che l'ha trapanata… l'ho fatta mettere al freddo… però il problema c'è».Poiché in Italia non si producono abbastanza patate per coprire il fabbisogno nazionale (ne mancano 800.000 tonnellate, come scrive la Forestale dei carabinieri che ha condotto l'indagine), le intercettazioni secondo gli inquirenti restituiscono un quadro inquietante di come si importano e le si fa passare per nostrane. L'inchiesta coinvolge le principali realtà della lavorazione e commercializzazione delle patate in Italia che avrebbero venduto alla Gdo patate africane (dell'Egitto), francesi, cipriote e israeliane. I tuberi stranieri, su cui in molti casi vengono fatti trattamenti pericolosi e illegali con antiparassitari, antigermoglianti e fitofarmaci non consentiti in Italia (in Francia usano fungicidi e insetticidi da noi vietati) e in Europa, sarebbero stati trasformati in italiani, mandati nei supermercati e venduti a un prezzo superiore, anche certificati Cpq di Conad (percorso controllo qualità) e al selenio. Stesso iter anche per le cipolle argentine e indiane, fatte passare per Igp rosse di Tropea. Ecco un altro audio. Chiesa: «Le patate sono francesi?». Un dipendete: «Sì, sì arrivano dalla Francia». Chiesa: «Bisogna che mandi via il documento perché loro ti mandano quell'altro nazionale».Il riferimento, dice l'inchiesta, è al Cmr, il documento di trasporto internazionale che diventerà Ddt, documento di trasporto italiano. Chi le fa arrivare in Italia è l'impresa Covone di Marigliano (Napoli). Un dipendente della Romagnoli: «Roberto (riferito a Chiesa, ndr), queste patate qui di Covone devono avere la dicitura Israele?». Chiesa: «No, no, Italia, sono italiane». Il dipendente «Nella distinta iniziale c'era Israele».Sulla carta è una prassi lesiva degli interessi dei consumatori e dei supermercati, tra cui Conad che si è costituita parte civile. Ma i rapporti tra la società Romagnoli e il direttore acquisti ortofrutta Conad, Claudio Gamberini, erano ottimi. Anche se non ci possono essere contatti tra il direttore acquisti e i fornitori secondo il codice etico di Conad. Eppure dalle carte della Forestale risulta che la Romagnoli avrebbe regalato a Gamberini una Opel corsa e che ci fossero rapporti tra loro. Per la Romagnoli rientra nelle relazioni private. Per Conad si tratterebbe di un prestito poi restituito. Esploso lo scandalo Gamberini si è dimesso. Ma le relazioni tra Conad e Romagnoli, anche con i nuovi responsabili, secondo la Forestale sarebbero continuate tramite un'altra società, anche se la Procura ha archiviato questo capitolo di indagine. Dulcis in fundo c'è Andrea Galli, altro rinviato a giudizio per favoreggiamento, direttore del consorzio delle patate di Assopa, oggi Agripat, e marito di un'agente della Forestale. Galli chiama Chiesa: «Hai imparato qualcosa dal Corpo forestale dello Stato poi, o no?». Chiesa: «No». Galli ridendo: «Niente… ho imparato che da domani verranno fuori a controllare i confezionatori di Dop, quindi aspettateli se fai confezionare… mi han detto che sono fuori… me l'han detto da omissis (nome di un ente di certificazione, ndr), quindi neanche da altre fonti. Sono fuori controllo...».