2020-06-21
Le navi delle Ong assediano la Sicilia. I taxi del mare di nuovo in azione
La nave Jonio della Mediterranea Saving Humans con 67 migranti a bordo arrivata nel porto di Pozzallo (Ansa)
Sea Watch 3, Mare Jonio, Josefa e Matteo S circondano l'isola, pronte a inondarla di nuovo di migranti. Ieri altri 67 portati a Pozzallo. Intanto nei centri profughi continuano le rivolte, anche con uso della violenza.La stagione estiva è entrata nel vivo e come ogni anno le coste meridionali, in particolare quelle siciliane, vivono sotto l'assedio quotidiano degli sbarchi di migranti. Secondo gli ultimi dati disponibili sono ben quattro le navi che circondano la Sicilia: Sea Watch 3, Mare Jonio, Josefa e Matteo S, tutte nella disponibilità delle Ong. Proprio ieri l'ultimo sbarco a Pozzallo (Ragusa), dove è attraccata la Mare Jonio della Ong Mediterranea Saving Humans, con bordo 67 migranti, tra cui donne e bambini, soccorsi nella Sar Maltese a 48 miglia da Lampedusa. Per cogliere i continui spostamenti delle imbarcazioni, basta dare uno sguardo ai principali social network, in particolare ai profili Twitter delle Ong, con cui viene propagandata l'accoglienza a ogni costo. Con un semplice sguardo si comprende che l'attività delle barche è frenetica. «Terzo soccorso in 48 ore», è l'incipit di un tweet di Sea-Watch Italy che poi prosegue «durante la notte, a seguito di un Sos lanciato da @alarm_phone alle autorità, Sea Watch ha soccorso 46 persone da un barchino di legno che imbarcava acqua». Poi la stoccata per mettere pressione alle autorità: «A bordo abbiamo ora 211 naufraghi che hanno bisogno subito di un porto sicuro». Le segnalazioni che danno il via all'attività delle Ong sono incessanti e di diversa tipologia: dal tradizionale avvistamento dei pescatori, alla segnalazione su Internet, passando per l'elicottero Moonbird. È così che viene compiuto l'ultimo passo per dare sfogo al giro di vite di centinaia e centinaia di persone, gestito da trafficanti di essere umani senza scrupoli. Un'onda che sembra non avere fine. Da più di un mese, invece, sono ancorate al porto di Palermo Aita Mari ed Alan Kurdi, entrambe sotto sequestro amministrativo. I due natanti trasportavano 186 migranti trasbordati all'interno dell'unità navale Rubattino. In seguito ai controlli degli uomini della Guardia costiera, effettuati su entrambe le imbarcazioni sono state riscontrante delle irregolarità che hanno fatto scattare il sequestro. Provvedimento che ha scatenato la dura reazione della Ong tedesca Sea Eye in difesa della sua Alan Kurdi, l'organizzazione umanitaria ha accusato di «molestie» il governo italiano. Per la precisione «detenere la nostra nave è una pura molestia per fermare gli sforzi di salvataggio in mare di civili, un po' alla volta Alan Kurdi, prima dell'ultima missione, era stata in cantiere ed è stata completamente revisionato». Ma non è finita qui, ecco l'affondo finale: «L'unico obiettivo di questo blocco è fermarci attivamente dal salvataggio in mare. Invece di proteggere i diritti umani, coloro che lo fanno sono ostacolati in ogni angolo». Avete letto bene, d'altronde non è un mistero che le Ong siano refrattarie alle regole. Esse vogliono operare ad ogni costo, delle istituzioni e delle norme non sanno cosa farsene. Se la situazione in mare e a ridosso delle coste è a dir poco drammatica, non va tanto meglio sulla terra ferma. Anzi i centri di accoglienza sono sempre più spesso il focolaio di rivolte. L'ultimo caso è scoppiato nel primo Cpr sardo, quello di Macomer (Nuoro). Qui tre giorni fa un gruppo di migranti ha inscenato una protesta contro le condizioni di vita all'interno della struttura dove sono ospitati gli irregolari in attesa del rimpatrio. Il culmine della ribellione quando un uomo si è cucito le labbra ed è stato trasferito in infermeria. Altri invece sono saliti sul tetto urlando slogan. Le forze dell'ordine hanno lavorato a lungo per riportare la calma. Il Cpr, aperto nel gennaio scorso, ospita attualmente 50 migranti. Sulle tensioni di Macomer è intervenuto il deputato e commissario regionale della Lega in Sardegna, Eugenio Zoffili, che ha annunciato un'interrogazione alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e sollecitato un sopralluogo della Bicamerale «per fare chiarezza». Poco più di una settimana fa disordini e violenze sono state provocate anche alle porte di Treviso, per la precisione a Casier, nell'ex caserma Serena. In questa struttura sono stati effettuati i tamponi per verificare la presenza o meno del Covid-19 tra gli ospitati. Accertata la positività di due persone, i migranti hanno bloccato i cancelli e fatto scoppiare la rivolta per evitare che venissero svolti altri test. L'ex area militare ospita 320 profughi, che vengono considerati tutti in «quarantena». Un gruppo ha cominciato una sassaiola contro le auto delle forze di polizia e sequestrato gli operatori, occupando, di fatto, la caserma. Gli agenti sono entrati in assetto antisommossa liberando gli operatori e portando in questura i capi della ribellione. Su questa rivolta il leader della Lega, Matteo Salvini ha dichiarato: «Si rifiutano di fare il tampone e sequestrano medici e operatori, che escono scossi in lacrime. Dov'è il governo? Dov'è il ministro dell'Interno? È vergognoso che le nostre città tornino ad essere campi profughi, altro che sanatorie!». Senza dimenticare quello che è avvenuto in pieno lockdown a Roma. Lo scorso 14 aprile nel centro di accoglienza situato nel difficile quartiere di Torre Maura i migranti hanno dato fuoco ai materassi della struttura. Disordini che hanno provocato un ferito. Causa della ribellione? Gli ospitati volevano uscire.
Jose Mourinho (Getty Images)