2020-04-21
Nel delirio della fase due brillano solo le manette
Il governo traballa sulle nomine, con il M5s che rivendica poltrone nei cda. Le imprese sono nel caos e Giuseppe Conte prepara l'ultimo scempio liberticida: monitorarci col braccialetto. Mentre gli italiani sono agli arresti domiciliari e ancora non sanno quando potranno festeggiare la liberazione, la maggioranza di governo litiga sui consigli di amministrazione delle aziende partecipate dallo Stato. Quelli di Enel, Eni, Poste e così via sono scaduti da settimane e, visti i buoni risultati delle aziende, la cosa più logica sembrerebbe la riconferma degli attuali vertici. I capi dei 5 stelle, seppur a malincuore, paiono essersi piegati all'idea di lasciare al loro posto gli amministratori delegati, ma in cambio vogliono più poltrone su cui fare accomodare le terga di manager e professionisti ritenuti vicini. Lo scambio tuttavia non piace ai grillini duri e puri i quali minacciano sfracelli. Di qui una resa nei conti all'interno del Movimento, con il rischio che a essere travolto sia lo stesso governo. Se ad andare a casa fosse Giuseppe Conte certo non ci sarebbe di che lamentarsi, visto il disastro in cui ci ha precipitato dopo aver rassicurato gli italiani sulle misure messe in campo contro il coronavirus. Basti dire che, come avevamo scritto giorni fa e come ora ha «certificato» anche il Corriere della Sera, l'ordine di acquisto dei ventilatori, strumento indispensabile per salvare i malati di Covid, è stato impartito dal governo con un mese di ritardo. Dunque, se l'esecutivo cadesse sulle nomine non saremmo noi a dolercene, convinti che chiunque a Palazzo Chigi potrebbe far meglio degli attuali inquilini.E però fa una certa impressione vedere il partito che voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno scannarsi per i posti del sottobosco di governo. Soprattutto suscita un certo fastidio perché, mentre si discute di consigli di amministrazione, nessuno discute di come far ripartire l'Italia. Dei lavoratori lasciati alla deriva della disoccupazione forzata senza un euro abbiamo già scritto e così pure delle aziende a cui era stata promessa un'iniezione poderosa di liquidità e invece, alla fine, rischiano se va bene di trovarsi sulle spalle un poderoso debito, garantito in parte dallo Stato, ma pur sempre da restituire alle banche con gli interessi. E però non ci sono solo la cassa integrazione, il bonus una tantum da 600 euro e i prestiti. Ci sono anche le regole da rispettare per poter riaprire. Nulla è deciso, anche se ci viene detto che la clausura terminerà il 4 maggio. Ma nonostante non siano state prese decisioni, ogni giorno sulle pagine dei giornali si scoprono nuove prescrizioni che presto potrebbero essere introdotte. Prendete per esempio i ristoranti. A meno di non condannarli a restare chiusi per mesi, quando riapriranno dovranno rispettare le regole di distanziamento sociale. Sì, va bene, ma quali? Dovranno sanificare ogni giorno i locali, igienizzando tutto? Dovranno tenere separati i tavoli a una distanza di due metri oppure saranno costretti a dotarsi di box di plexiglass tipo quelli che qualcuno vorrebbe rendere obbligatori sulle spiagge? Le stesse domande se le rivolgono i negozianti, i quali non hanno ancora capito se basterà mettere all'ingresso un dispenser di gel igienizzante o se il flusso dei clienti dovrà essere regolato da qualcuno, per evitare che nei locali si affollino troppe persone. Sì, commercianti e ristoratori, professionisti e imprenditori vorrebbero prepararsi a tirare su la serranda e si fanno una serie di domande per essere pronti all'appuntamento. Ma al governo sono troppo impegnati a litigare per occuparsi di dare risposte. Invece di risolvere i problemi degli italiani, i quali non possono sapere all'ultimo minuto se dovranno ordinare lastre di plexiglass, vagonate di gel o assumere buttafuori, nella maggioranza preferiscono spartirsi il potere, decidendo con il manuale grillino, versione più aggiornata di quello Cencelli, chi debba far parte dei consigli delle partecipate. Come se non bastasse lo spettacolo, dopo un mese di privazione della libertà, ora a Palazzo Chigi vogliono mettere agli italiani una specie di braccialetto elettronico che ne segnali i movimenti a un Grande fratello. Come per i detenuti, un'applicazione collegata al telefono riferirà ogni spostamento, più o meno quello che accade in Cina, Paese noto per il rispetto dei diritti umani e soprattutto per lo scarso controllo sulla popolazione. Ebbene sì, un presidente del Consiglio mai eletto, che governa per decreto senza passare dal Parlamento, vuole dare l'ultima picconata alle libertà costituzionali. È troppo chiedere di approfittare della lottizzazione dei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche per mandarlo a casa? L'occasione è ghiotta e come avrete capito noi ci speriamo.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)