2023-05-17
Le mail svelano il business della surrogata
La newsletter di «Wish for a baby »dà corpo ai sospetti della «Verità»: l’evento milanese potrebbe servire agli esperti del settore per conoscere potenziali clienti interessati all’utero in affitto, anche se la propaganda di tale pratica in Italia resta un reato. Mancano pochissimi giorni all’inaugurazione di Wish for a baby, la fiera della fertilità che questo fine settimana andrà in scena a Milano, in via Mecenate. Da settimane si discute di questo evento e ancora non abbiamo trovato uno che sia stato in grado di rispondere a una semplice domanda: per quale motivo c’è bisogno di organizzare una baraccone del genere quando chiunque può facilmente ottenere informazioni sulle pratiche di fecondazione assistita dal proprio ginecologo? Sin dal primo istante abbiamo covato il sospetto che l’allegra kermesse servisse a sponsorizzare surrettiziamente pratiche che in Italia sono illegali, compresa la maternità surrogata. Ce lo avevano fatto pensare innanzitutto le inusuali misure di sicurezza che gli organizzatori dell’evento si sono premurati di illustrare via mail a chi avesse fatto richiesta di un biglietto d’ingresso (almeno quello è gratuito). Controlli a tappeto, vigilanza, divieto di scattare foto e realizzare video nemmeno fosse una convention della Cia. Poi abbiamo avuto una prima, parziale, conferma dei nostri sospetti. A domanda specifica posta via mail, gli organizzatori ci avevano risposto che nel corso di Wish for a baby non sarebbe stato possibile ottenere informazioni sulla surrogata, poiché in Italia è vietata e non è permesso nemmeno pubblicizzarla. Nella stessa letterina di risposta, tuttavia, era contenuto un collegamento al sito Web dell’edizione tedesca della kermesse, che siamo stati invitati a visitare per ottenere tutti i chiarimenti necessari su come avvalerci dell’utero in affitto al di fuori dei confini nazionali. Non contenti, abbiamo continuato a indagare e abbiamo scoperto altri particolari ancora più rilevanti. Altre prove, potremmo dire, a sostegno del fatto che la fiera della fertilità sia in realtà uno strumento neppure troppo discreto per mettere in contatto coppie e singoli italiani con cliniche e aziende specializzate in tecnologie riproduttive vietate dalle nostre parti. Non è stato troppo difficile ottenere altre notizie. Anzi, si è rivelato fin troppo facile perché lo staff di Wish for a baby ha fatto praticamente tutto il lavoro al posto nostro. Ci siamo iscritti alla newsletter dell’evento e poche ore prima di scrivere questo articolo abbiamo ricevuto una mail che ci invitava a iscriverci ad alcune delle numerose conferenze in programma tra sabato e domenica. Una di queste sarà tenuta dal dottor Raul Olivares, «ginecologo specializzato in Pma» di Barcelona Ivf, celebre clinica di procreazione assistita. Apprendiamo dalla email che «i coordinatori italiani della clinica saranno presenti per parlare con voi delle differenti opzioni a disposizione e così aiutarvi a coronare il vostro sogno di essere genitori». L’offerta della Ivf è ampia. I responsabili ci fanno sapere che «ogni famiglia è unica e per questo è importante poter scegliere il trattamento più adatto alle vostre necessità. I trattamenti di Pma che offre Barcelona Ivf sono: inseminazione artificiale, fecondazione in vitro, fivet con donazione di ovociti, fivet con donazione di seme, fivet con doppia donazione, donazione di embrioni, metodo Ropa, vitrificazione di ovociti». Vale la pena di soffermarsi un momento sul metodo Ropa. Di che cosa si tratti lo spiega molto bene il sito di un’altra clinica spagnola. «È un metodo di riproduzione assistita in cui le coppie costituite da due donne possono optare per una maternità condivisa. L’acronimo Ropa sta per “Recepción de ovocitos de la pareja”, ovvero “Ricezione di ovociti dalla coppia”. Entrambe le madri devono sottoporsi a tutti i test obbligatori prima di un trattamento di fecondazione in vitro che garantisca il loro perfetto stato di salute, che non pregiudichi né la tecnica né la successiva gravidanza. Si consiglia inoltre che la donna della coppia con la migliore riserva ovarica, e pertanto più giovane, sia la madre genetica (che fornisca i suoi ovuli) e assicuri così le migliori opzioni per ottenere embrioni con un buon potenziale di impianto, che verranno successivamente trasferiti alla madre gestante, la ricevente». In buona sostanza è una procedura che permette alle due componenti di una coppia di risultare entrambe biologicamente legate al nascituro. Un interessante progresso tecnologico, senza dubbio. Peccato che in Italia non sia concesso usufruirne, motivo per cui esiste un turismo procreativo diretto verso la Spagna. Che, guarda caso, è la nazione in cui ha sede la clinica del dottor Olivares che sabato e domenica sarà a Milano per tenere conferenze. Non è tutto. Tra gli altri luminari che si esibiranno a beneficio del pubblico milanese c’è pure il dottor Attanasio Garavelas, che gestisce l’omonima clinica greca. Se andiamo sul sito ufficiale, scopriamo una vasta sezione dedicata - indovinate un po’ - all’utero in affitto, e chi l’ha realizzata ci ha tenuto a specificare che «in molti Paesi europei la maternità surrogata è vietata, mentre in Grecia è legale dal 2002». Chissà, magari il dottor Garavelas terrà una conferenza su tutt’altro argomento, ma non ci viene difficile pensare che si prenda il disturbo di venire in Italia anche per incontrare potenziali nuovi clienti. Lo stesso vale per gli esperti turchi dell’Acibadem Healthcare, un gruppo che ci risulta avere una sede anche in Ucraina, dove il mercato della surrogata è da sempre fiorente. Non possono certo mancare anche gli specialisti provenienti dalla Repubblica Ceca del gruppo Pronatal, che presentando la conferenza di Milano spiegano: «Il vantaggio principale della Repubblica Ceca nel campo della medicina riproduttiva è la legislazione molto liberale e la lunga tradizione di questo campo. Allo stesso tempo, la qualità delle cure fornite è strettamente controllata dallo Stato, motivo per cui la medicina riproduttiva nella Repubblica Ceca è tra le migliori al mondo nel settore. Praticamente tutte le possibili terapie offerte dalla medicina riproduttiva del 21° secolo sono possibili nella Repubblica Ceca: Iui, Ivf, Pgt-A, Pgt-Sr, Pgt-M, donazione di sperma, ovociti, embrioni, congelamento sociale, congelamento medico, 5 giorni di coltivazione dell’embrione allo stadio di blastocisti». Niente male. Del resto, nella Repubblica Ceca la surrogata cosiddetta «altruistica» è assolutamente legale. Poiché questo è il quadro, torniamo a chiederci: perché si dovrebbe partecipare a una fiera della fertilità quando ogni italiano può chiedere aiuto al proprio medico o a valenti specialisti? Beh, forse perché alla fiera ci sono esperti stranieri che operano in nazioni in cui sono legali l’utero in affitto e altre pratiche che qui la legge proibisce. In teoria, come più volte abbiamo ripetuto, qui sarebbe vietato anche propagandare la surrogata, ma nei fatti tale propaganda avviene eccome. È il segreto di Pulcinella: tutti sanno a che cosa servano le rassegne sulla fecondazione assistita, e di sicuro lo sanno anche le istituzioni milanesi. Ma finora hanno fatto finta di non vedere. Sdoganando, nei fatti, ciò che i tribunali italiani giudicano un reato, e anche piuttosto grave.
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