2023-07-30
L’e-learning ci porterà più laureati
L’Anvur ha pubblicato il rapporto sulla formazione superiore: senza negare l’unicità dell’insegnamento in presenza, le università telematiche possono allargare l’offerta.In Italia come altrove, il mondo universitario italiano non è più quello di vent’anni fa. Non soltanto esiste una fetta consistente di giovani che lascia la Penisola per studiare all’estero (un dato su cui non si riflette a sufficienza), ma anche all’interno dei nostri confini ormai conosciamo un’offerta assai più variegata: sotto vari punti di vista.Periodicamente l’Anvur produce un rapporto che permette di fare il punto sulla formazione superiore e sulla ricerca in Italia. L’ultimo, presentato lo scorso 21 giugno a Montecitorio, ha sottolineato una serie di elementi che non possono essere ignorati dall’opinione pubblica, né tanto meno dalla politica. Uno dei dati più interessanti è la notevole espansione delle università telematiche: atenei riconosciuti dal Ministero dell’università e della ricerca, che non soltanto attribuiscono titoli equivalenti a quelli delle università tradizionali, ma stanno danno un significativo contributo alla modernizzazione didattica e alla diffusione del sapere.In un interessante pezzo apparso su «Lavoce.info» Flaviana Palmisano ha preso le mosse proprio dal testo dell’Anvur per operare una comparazione tra questi due mondi, che non sempre sanno dialogare nel migliore dei modi. Eppure, come già s’è detto, l’emergere di forme nuove d’insegnamento ha favorito logiche concorrenziali e che soprattutto stanno aiutando gli studenti a trovare l’offerta più adeguata.In tutto l’Occidente le università on line stanno affermandosi grazie all’efficienza e alla produttività di una soluzione che - in numerose circostanze - risulta senza dubbio la migliore. Il fatto che oggi si rivolgano alle università anche molti lavoratori e che, oltre a ciò, la formazione superiore accompagni tanti di noi durante l’intero percorso lavorativo (anche oltre i 30 anni) dovrebbe portare a capire l’importanza di avere università telematiche serie e affidabili.Nella sua riflessione Palmisano si sofferma su uno dei dati evidenziati dal documento dell’Anvur: il rapporto numerico tra docenti e studenti. Com’è noto, le telematiche hanno avuto un aumento velocissimo di iscritti negli ultimissimi anni e anche questo ha fatto sì che vi siano relativamente pochi docenti in rapporto agli studenti. Per la verità, quelle cifre non tengono in considerazione il fatto che oltre ai docenti assunti le telematiche si avvalgono di tanti professori a contratto e in convenzione. Per di più, la rappresentazione che ci dà l’Anvur non riguarda il presente, poiché negli ultimi tempi alcune nuove norme hanno costretto gli atenei telematici ad aumentare il numero dei loro docenti «strutturati».Chi oggi difende il ruolo e l’importanza delle telematiche, che in larga misura s’indirizzano a «nativi digitali», non intende minimamente negare l’importanza di quel rapporto personale che è al cuore delle lezioni in presenza. Da questo non si deve però trarre la conclusione - che ogni tanto riaffiora nel dibattito pubblico - che l’e-learning sarebbe necessariamente di qualità inferiore, e quindi destinato a offrire minori opportunità professionali. Siamo di fronte, invece, a due modalità diverse d’insegnamento ed è importante rilevare come l’università telematica sia molto più compatibile con quell’altra «università» cruciale per la vita di ognuno di noi che è il mondo del lavoro. Per tanti giovani la scelta di lavorare e studiare al tempo stesso può essere vincente sul piano caratteriale come sul piano della conoscenza professionale.Va anche ricordato come numerose ricerche in ambito didattico stiano rilevando che la figura tradizionale del docente (colui che predica dalla cattedra) va ormai ripensata. Oggi il docente deve operare quale collaboratore di uno studente attivo, che ha bisogno di ricevere input di studio, esperienze e letture, ma deve pure vedere monitorati i contenuti appresi. Dal docente che recita ex cathedra, insomma, si deve passare al docente che accompagna lo studente nel suo cammino, grazie a consigli e correzioni, in una società che cambia a velocità crescente.Talvolta le università tradizionali paiono avversare il processo d’innovazione che accompagna l’avvento e il successo degli atenei telematici. È un errore. Tutte le università devono saper cogliere le opportunità del tempo in cui viviamo, sperimentando forme inedite di comunicazione e insegnamento in grado di migliorare nel suo insieme la qualità dell’alta formazione. Sempre avendo in mente il fatto che la percentuale di laureati, in Italia, è molto bassa e proprio dalle telematiche sta venendo un contributo significativo al superamento di questo handicap.professore emerito Università di Pisa, presidente United
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)