2019-09-02
Attilio Fontana: «Questo governo terrorizza il Nord»
Il governatore della Lombardia: «La nostra prima richiesta? Che si chiariscano le idee. Non molleremo sull'autonomia, è una riforma che vuole tutto il Paese. Salvini ha fatto bene, lo stavano cuocendo lentamente».Attilio Fontana, governatore della Lombardia, doveva essere il «governo del cambiamento» e invece...«È una cosa terrorizzante. M5s e Pd hanno idee confuse e contraddittorie».Faccia un esempio.«L'autonomia: il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini e i consiglieri regionali lombardi del Pd combattono per ottenerla, mentre il loro segretario nazionale Nicola Zingaretti dice che non si farà mai. Fino all'altro giorno il Pd ha contestato tutte le scelte politiche dei 5 stelle e adesso addirittura parlano di voler fare accordi anche nelle regioni».Ha la sensazione che già si muova qualcosa del genere in Lombardia?«Quando ho letto questa notizia pensavo stessero scherzando. Sul territorio si prendono a legnate dal mattino alla sera su tutto, a partire da temi sostanziali. Pd e M5s hanno un solo, gigantesco elemento unificante: la confusione mentale».È preoccupato?«Enormemente. Sono esterrefatto, da cittadino e poi da rappresentante di un territorio che in questo momento, al contrario, avrebbe bisogno di scelte nette, chiare, precise e ben indirizzate al futuro».Teme per l'autonomia o anche per altro?«I 5 stelle sono contrari a tutto ciò che attiene allo sviluppo, al tentativo di rilanciare il territorio, alle grandi opere pubbliche. Hanno creato un conflitto inesistente tra Nord e Sud. E poi c'è la questione giustizia».A che cosa si riferisce?«Il giustizialismo è latente nei pidini. A volte, quando vengono toccati direttamente, cambiano un po' opinione, ma la base è quella. Gli altri sono perfino oltre, sono dei Robespierre».Appassionati della ghigliottina giudiziaria.«Chissà che cosa faranno, invece che abbreviare i tempi dei processi. La riforma della prescrizione andrebbe cancellata: non dobbiamo impedire che i processi si prescrivano, ma fare in modo che si concludano in tempi certi. Non possiamo permetterci di prolungarne la durata all'infinito. Prima di tutto perché siamo in uno stato di diritto, e poi perché sono gli investitori stranieri a non accettarlo».Che cosa si dice in Lombardia sul nuovo governo?«Per quello che ho colto in questi giorni, sento dubbi e preoccupazioni». Il Nord ripresenterà a Conte quello che gli aveva già richiesto?«Sicuramente. Contrariamente a quello che si verifica a Roma, dove non si agisce per un interesse del territorio o per un miglioramento del bene comune ma solo per questioni politiche, a noi le richieste vengono dalle categorie produttive, dai cittadini, dalle organizzazioni territoriali che prescindono dall'appartenenza politica. La battaglia dell'autonomia non è una battaglia della Lega, ma del territorio: qui hanno votato a favore tutte le associazioni rappresentative, dall'Anci alla Lega delle cooperative, dall'Associazione industriali alla piccola e media impresa. Tutti».È questo che Roma non capisce?«Siamo un po' lontanini come impostazione. Qui non si pensa innanzitutto di privilegiare l'aspetto partitico, ma di realizzare il bene del territorio».Che cosa teme di più dal nuovo governo? Uno stop per alta velocità e Pedemontana?«Quello che mi fa più paura è la stagnazione. Che questo governo non faccia niente per la crescita. Il che comprende tutto, anche le grandi riforme, e l'autonomia è una di queste. Dobbiamo svoltare, agganciare i treni dei più veloci, e allora li superiamo tutti perché se noi riuscissimo a organizzarci bene saremmo i migliori. Imprenditori e lavoratori italiani hanno creatività, fantasia, capacità operativa, tutto».Oppure?«Se non riusciamo a cambiare l'organizzazione di questo Paese il rischio è che si inizi a retrocedere in maniera molto grave. Che è magari quello che auspicano certi Paesi europei nostri competitor. Dal momento in cui un ente pubblico italiano delibera la realizzazione di un'opera a quando apre il primo cantiere impiega tre anni e mezzo, sempre che non ci siano stati ricorsi al Tar. Poteva andare bene 40 anni fa. Oggi il mondo non è più compatibile con questi tempi».Troppi controlli?«La corruzione o l'evasione fiscale vanno combattute in altro modo, responsabilizzando di più gli amministratori locali e le persone che sono coinvolte. Più la procedura è complicata, più è alta la possibilità di corruzione. Purtroppo, M5s e Pd interpretano alla perfezione questa vecchia impostazione».Però parlano di economia circolare ed energie rinnovabili.«Per carità, sono bei discorsi che condivido. È fuori dubbio che dobbiamo tutelare l'ambiente, ma bisogna mettere tutta l'economia nelle condizioni di crescere. E questo prescinde dall'appartenenza politica. Loro cercano di farsi belli con questi argomenti perché sperano di convincere la gente di essere i migliori, ma grazie a Dio questi temi fanno ormai parte della cultura di tutti».Il governo M5s-Lega era proprio su un binario morto?«Conte è caduto con le elezioni europee, quando i 5 stelle hanno capito che dovevano tamponare la perdita di consensi e hanno trovato la soluzione di accordarsi con i vecchi pidini, che a loro volta versavano in uno stato di coma dépassé. Così facendo si sono autorivitalizzati eliminando il partito che era in fase di notevole espansione». Salvini ha fatto bene a fare saltare tutto?«Era inevitabile, non poteva fare diversamente. Lo stavano cuocendo a fuoco lento a colpi di “no". Ormai ai 5 stelle non andava più bene niente: non è così difficile capire che piega stavano prendendo le cose. Non sono stati dei Churchill a organizzare questa presa del potere, ma modesti quanto precisi politici che prendono ordini dalla Merkel e da Macron».Avverte malumori nella Lega?«No, è uno dei tanti messaggi che stanno cercando di diffondere per creare un po' di scompiglio nel campo avversario. Dovevano impedire che la Lega diventasse troppo forte. Crescevamo un punto a settimana: non poteva accettarlo né loro, né i loro amici europei, né l'establishment economico e finanziario, né chi vuole che in Europa la democrazia sia un simulacro nelle mani di certi poteri».Qual è la prima richiesta che farà al nuovo governo? «So già che la risposta è impossibile, ma glielo chiederò lo stesso: che si chiariscano le idee. E poi di guardare al Nord e ai problemi che ci sono in questa parte del Paese, e non lo dico come fanno quegli stupidi che creano la contrapposizione sull'autonomia fra Nord e Sud. Lo dico da italiano».Che cosa ha pensato quando Conte al Quirinale ha parlato di rilancio del Sud senza nemmeno un accenno alla questione settentrionale?«Che non ha parlato neppure con il suo capo partito: Di Maio aveva messo l'autonomia tra i 10 punti. Dovrebbero seguire l'esempio di Enrico Letta che portò il suo governo in ritiro in un'abbazia. Magari il Padreterno li aiuta a schiarirsi le idee».Teme contraccolpi nell'organizzazione delle Olimpiadi?«I Giochi invernali del 2026 sono una delle dimostrazioni che se si va nella direzione dell'autonomia le cose si fanno. Abbiamo vinto le Olimpiadi perché le due regioni, Lombardia e Veneto, sono andate avanti senza aspettare Roma. Quando Torino ha tolto la candidatura e il governo ha detto basta, Zaia e io abbiamo deciso in 12 ore di modificare il dossier e procedere in coppia. È così che bisogna fare».Ma avrete il sostegno di questo governo?«Se sarà al nostro fianco, come mi auguro, saremo molto contenti di dimostrare la capacità del nostro Paese. Se avrà ripensamenti, andremo avanti per conto nostro».Il Veneto ha già stanziato 215 milioni.«Altrettanti anche la Regione Lombardia. Siamo già tutti a posto, non ci sono problemi. È chiaro che sarebbe imbarazzante e offensivo se il governo e il Paese non ci venissero dietro. Quella sì, sarebbe una sorta di secessione mascherata inaccettabile. Giorgetti (il merito è tutto suo) ha convinto il vecchio governo a sostenerci ed è stato al nostro fianco: speriamo che le cose proseguano».Come sono i rapporti con i partiti del centrodestra? Forza Italia e Fratelli d'Italia non sembrano su posizioni sovrapponibili alle vostre.«Nell'amministrazione della Lombardia siamo su posizioni di collaborazione e grandissima capacità propositiva. Non mi lamento».E più in generale?«C'è purtroppo qualcuno che sta facendo dei distinguo. Ma non è nelle loro corde fare filosofia politica su sovranismo e populismo: mi sembrano più titoli che contenuti. Parliamo delle cose concrete, di ciò che ha bisogno il Paese, e lasciamo la filosofia ai soloni».Non vede un'alleanza all'orizzonte?«Vedo che qualcuno fa dei distinguo che contribuiscono a creare un po' di confusione. Non so per quale motivo, o forse lo so ma non lo dico».Quindi lei auspica una convergenza su temi concreti.«Assolutamente. Cerchiamo di essere lombardi fino in fondo, è l'unica parte del Paese che funziona: prendiamola come modello e lasciamo perdere i riti romani che ci hanno rotto le balle».Non si deve più parlare di sovranismo?«Basta con le liturgie, l'Impero romano d'oriente è finito da parecchie centinaia di anni e Bisanzio con lui. Siamo nel 2019, cerchiamo di fare le cose per evitare che il tempo scorra troppo velocemente, mentre noi siamo ancora lì a discutere».
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