
Presentati 16 ricorsi alla Corte europea per chiedere la condanna dello Stato italiano che, per oltre 30 anni, ha protetto la comunità d'accoglienza che tanto piaceva al Pd. E dove, invece, i bambini subivano violenze.I 16 ricorsi sono partiti da Firenze la notte di Natale e sono atterrati a Strasburgo. Ora la Corte europea dei diritti dell'uomo dovrà esaminarli e decidere se accoglierli. In quel caso dovrà condannare lo Stato italiano, che per anni non ha saputo garantire protezione ai ricorrenti. I 16, infatti, fanno parte di quella novantina di bambini e ragazzi che il tribunale dei minori di Firenze in 33 anni ha affidato al Forteto, la comune agricola fondata nel 1977 in Mugello dai sedicenti psicologi Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, e subito divenuta anche comunità d'accoglienza. I minori hanno continuato a essere affidati al Forteto malgrado i suoi fondatori fossero stati arrestati nel novembre 1978 per avere masturbato due disabili in presenza di un minore della comunità, e addirittura nonostante nel maggio 1985 fossero stati condannati in via definitiva: Fiesoli a due anni di reclusione per atti di libidine violenti, e Goffredi a dieci mesi per maltrattamenti.Divenuti adulti, molti dei bambini e dei ragazzi del Forteto hanno denunciato a loro volta abusi psicologici, fisici e sessuali. Ma s'è dovuto aspettare fino al dicembre 2011 per arrivare a un nuovo arresto di Fiesoli. E altri 2.890 giorni per la sua seconda condanna definitiva, nel novembre 2019: 14 anni e dieci mesi di reclusione, che il fondatore del Forteto sta scontando nel carcere di Padova. Inspiegabilmente, nonostante una pioggia di denunce, dal 1978 al 2011 nulla è accaduto. Anzi. Per 33 anni, i giudici minorili di Firenze hanno continuato a «regalare» bambini al Forteto, spesso allontanandoli da famiglie naturali ingiustamente accusate di maltrattamenti. Le consegne di quei piccoli al Forteto, dove il carisma di Fiesoli soggiogava tutti tanto da meritargli il nome di «Profeta», sono andate avanti come nulla fosse. La commissione d'inchiesta della Regione Toscana stima che gli affidamenti siano stati «almeno 86». Un bimbo di tre anni, affetto da sindrome di Down, era stato inspiegabilmente consegnato a Fiesoli il primo giugno 1979, all'indomani della sua scarcerazione per decorrenza dei termini; e poco dopo una bimba Down era stata affidata anche a Goffredi. Era stato il presidente del Tribunale dei minori di Firenze, Gian Paolo Meucci, a prendere quelle decisioni paradossali, quando il primo processo contro i due doveva ancora cominciare. Meucci era convinto dell'innocenza degli imputati. Ma il flusso degli affidi è continuato, come nulla fosse, anche dopo la condanna del 1985.Oggi 16 di quegli ex bambini e ragazzi si rivolgono ai giudici di Strasburgo: chiedono che lo Stato italiano sia condannato a una riparazione delle ingiustizie che hanno subìto. Perché è vero che Fiesoli nel 2019 è stato condannato, ma molti degli altri 22 imputati del secondo processo, a partire dal co-fondatore Goffredi, sono stati risparmiati dalla prescrizione per colpevoli ritardi giudiziari. Soprattutto, nessuna delle vittime è stata risarcita. «Le istituzioni italiane sapevano tutto», dice alla Verità l'avvocato Giovanni Marchese, «ma per decenni hanno dato pieno credito a una comune che strumentalizzava le persone, macinandone le intelligenze e uniformandone le volontà». L'avvocato non critica solo i giudici minorili di Firenze, ma anche gli assistenti sociali che preparavano le relazioni per gli affidi, i politici (soprattutto di sinistra) che rendevano omaggio al Forteto, quasi in processione, e gli enti locali che lo foraggiavano: la Regione da sola ha regalato alla comunità almeno 2,5 milioni a fondo perduto. Marchese ricorda poi che, oltre a subire abusi, i suoi assistiti hanno lavorato per anni nella cooperativa senza alcun compenso: «Erano come sequestrati», dice, «costretti a turni massacranti, per 365 giorni l'anno, senza stipendio e contributi previdenziali». Tra i 16 ricorrenti c'è Sergio Pietracito, oggi presidente dell'Associazione vittime del Forteto: entrato diciottenne nella comunità, n'era scappato ed è stato il primo a testimoniare le violenze.Marchese ricorda che nel luglio 2000 la Corte europea dell'uomo ha già condannato l'Italia a un risarcimento da 218 milioni di lire nel caso di Dolorata Scozzari, madre di due bambini che le erano stati sottratti per essere consegnati al Forteto. Il caso era stato dichiarato chiuso dalla Corte europea con una risoluzione del 25 giugno 2008, dove si legge che per porre fine alla controversia il governo italiano aveva garantito ai giudici di Strasburgo che «i leader storici della comunità (cioè Fiesoli e Goffredi, ndr), condannati penalmente in passato, non erano più coinvolti nell'educazione dei bambini e non esercitavano più attività a contatto con i bambini». La relazione sottolineava anche che le istituzioni italiane si erano «impegnate a garantire la rigorosa osservazione di questi requisiti». È vero che nel giugno 2008 l'Italia da un mese era governata dal centrodestra, ma l'istruttoria sul «caso Scozzari contro Italia» per il Forteto era stata realizzata dal precedente governo di centrosinistra, tra il 28 aprile 2006 e il 6 maggio 2008 guidato da Romano Prodi. «Quando i giudici di Strasburgo si occuperanno dei 16 ricorsi», dice l'avvocato Marchese, «emergerà anche la vergogna di questa bugia di 12 anni fa».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.
Ansa
Gli obiettivi imposti sono rifiutati perché deleteri e insostenibili. Farebbero meglio a seguire i consigli di Bill Gates.
L’appuntamento è fisso e il corollario di allarmi sulla imminente fine del mondo arriva puntuale. Alla vigilia della Cop30 - la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre - il fronte allarmista globale ha rinnovato il coro catastrofico con la pubblicazione di due rapporti cruciali. L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha diffuso il suo State of the Global Climate Update 2025, mentre l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato il suo Climate Action Monitor 2025.






