2018-07-31
Le fake news di Renzi hanno preso il volo
Il senatore semplice aizza in video i sostenitori contro le «falsità» gialloblù sulla nuova villa milionaria, l'aereo blu e il caso Consip. È un triplice autogol: dice bugie sui soldi per l'acquisto, intesta ai tecnici il conto salatissimo per il velivolo e tace il padre indagato.Nel visionare l'ultimo video pubblicato da Matteo Renzi sui social, la prima riflessione politologica che viene in mente è: «Il bue che dà del cornuto all'asino».L'eroico senatore semplice si è presentato davanti alle telecamere per provare a contrastare la ruvida efficacia del filmato messo in Rete dai 5 stelle sul cosiddetto Air Force Renzi. «È diventato di nuovo virale. Un video fatto da alcuni ministri del Movimento 5 stelle ha raggiunto quasi 10 milioni di visualizzazioni», ha piagnucolato Matteo. Che per controbattere ha servito ai suoi supporter un vangelo apocrifo da diffondere: «Io vi chiedo di far girare questo video che racconta come sono andate davvero le cose», supplica un po' imbolsito. Chiede di «ribattere colpo su colpo», di «non lasciargliene passare neanche una». Quindi esorta il suo popolo: «C'è bisogno di una battaglia culturale, di rispetto della verità e questo rispetto della verità ha bisogno dell'aiuto di tutti per cui, se vi va, fate girare questo video e teniamoci in contatto». Nel filmato lo stridore d'unghie di sottofondo è assordante.Partiamo dalla prima bugia che chiede di diffondere. Riguarda la villa fiorentina da 1,3 milioni acquistata grazie a una caparra da 400.000 euro in assegni circolari e un mutuo da 1 milione di euro, che si è aggiunto a un altro milione di finanziamenti in fase di restituzione.Nel rogito firmato otto giorni fa Renzi ha fatto mettere per iscritto che entro un anno venderà la sua casa di Pontassieve. È quindi sottinteso che non l'abbia ancora venduta. In effetti in conservatoria sono stati depositati il preliminare per l'acquisto della villa di Firenze, datato 13 giugno, e il rogito del 23 luglio. Per quello che riguarda l'immobile di Pontassieve, invece, non è stato trascritto neanche un prerogito. Eppure nel video Renzi, ai suoi adepti, riesce a rifilare questa bufala: «Se tu vendi una casa e ne compri un'altra e la differenza la paghi con il mutuo, stai facendo una cosa che gli italiani conoscono bene».L'argomento è spinoso e infatti Renzi dedica al tema 11 secondi dei 1.080 del video, circa l'1 per cento. Sarà perché i 400.000 euro di anticipo non provengono dalla vendita della magione di Pontassieve, o almeno non risulta in nessun atto ufficiale. Quei soldi arrivano da altre entrate che non sono state ancora chiarite, visto che l'ex premier in tv, a gennaio, dichiarava di avere solo 15.000 euro sul conto. Che cosa è successo nei 5 mesi successivi? Prima o poi lo spiegherà. Magari anche ai suoi «sorcini». Nel filmato viene affrontata pure la questione del gigantesco Airbus 340 comperato dal suo governo grazie a un leasing da 70 milioni di euro, mentre, secondo i grillini, quel velivolo sul mercato non ne valeva più di 27. E allora? Renzi, che si balocca nuovamente con un modellino del velivolo, pare dar loro ragione, scegliendo lo scaricabarile: «Questo è l'aereo che la Repubblica italiana (ha deciso di acquistare, ndr) attraverso procedure definite dai tecnici, di certo non mi metto a discutere io se sia meglio l'acquisto di un velivolo nuovo o il leasing di uno vecchio, per far questo ci sono i dirigenti pagati per fare queste scelte». Insomma, se la spesa non è stato un affare la colpa non è sua. Quindi il fu Rottamatore ha ribadito: «Io non l'ho mai utilizzato». La verità è che se lui su quel velivolo, rilevato a metà del 2016, non è mai salito, è solo per problemi tecnici e politici. Quelli tecnici sono presto detti: l'aereo aveva problemi di messa a punto e di pilotaggio, infatti i comandanti dell'Aeronautica militare per abituarsi a far decollare quel gigante hanno dovuto sottoporsi a corsi intensivi con dei simulatori negli Emirati arabi. Renzi, come abbiamo dimostrato documenti alla mano, era pronto a salirvi in almeno due occasioni: per un viaggio in Cina del settembre 2016 e per la famosa cena con Barack Obama dell'ottobre successivo. I piani di volo erano già pronti, il suo nome inserito tra i passeggeri. Poi, in entrambe le occasioni, all'ultimo istante l'aereo è stato sostituito con un altro, un Airbus 319. A dicembre, l'ex premier, dopo la batosta referendaria, si è dimesso e non ha più potuto ritentare di salirvi a bordo.Per l'ex segretario del Pd la «buffonata» del video dei 5 stelle sull'Air force Renzi sarebbe stata concepita il giorno in cui Matteo Salvini si doveva «recare al Senato e spiegare dove sono finiti 49 milioni di euro che la Lega ha nascosto, si è mangiata, si è pappata». L'ex Rottamatore fa riferimento ai contributi elettorali regolarmente ottenuti dalla Lega nel biennio 2008-2010 e di cui la magistratura ora chiede l'intera restituzione per la pessima rendicontazione fatta di quei soldi dall'allora tesoriere Francesco Belsito. Il Pd nello stesso biennio ha portato a casa una cifra quattro volte superiore (circa 190 milioni di euro, di cui sono rimasti in cassa, a quanto risulta alla Verità, meno di 2 milioni) e, per sua fortuna, le Procure italiane non hanno ritenuto di passare al setaccio i relativi bilanci. E pensare che Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita poi transitato nel Pd, nel dicembre scorso è stato condannato definitivamente per l'appropriazione indebita di 25 milioni di contributi elettorali insieme con due commercialisti, uno dei quali era anche nel cda del quotidiano della Margherita. Ma, per la mancata vigilanza, nessun Tribunale ha chiesto la restituzione di tutti i contributi alla Margherita oppure al partito che ne ha raccolto l'eredità, il Pd, o agli attuali segretari. Qualcuno obietterà che Umberto Bossi è considerato complice per le spese «non inerenti», mentre nel caso della Margherita Francesco Rutelli è risultato vittima di Lusi. Benissimo, ma il Bullo usa i pasticci di Bossi e Belsito (si parla di non più di 4 milioni di euro spesi senza sufficienti pezze giustificative) per far dimenticare il contratto da 144 milioni per l'Air force Renzi. C'è infine l'immancabile battuta sulla vicenda Consip: «È la madre di tutti gli scandali, nella quale chi è indagato per aver fabbricato prove false è diventato assessore con il centrodestra», dice l'ex sindaco di Firenze riferendosi al maggiore dei carabinieri Gianpaolo Scafarto. Matteo, però, tralascia di ricordare che quella sull'ufficiale è solo una costola del fascicolo principale e che la ciccia riguarda altro: infatti le indagini sugli intrighi intorno alla Consip non sono finite e dopo due anni suo padre Tiziano Renzi e il suo braccio destro Luca Lotti sono ancora sotto inchiesta per traffico di influenze illecite, rivelazione di segreto e favoreggiamento. All'argomento non vengono concessi neppure gli 11 secondi dedicati al villone.
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