2020-06-20
Le bufale dei giornali sui successi di Giuseppi e la fine dell’austerità
Il Fatto ritraeva il premier sotto una pioggia di banconote, Stampa e Repubblica salutavano l'arrivo degli euromiliardi. Fanfara mediatica tragicamente smentita dalla realtà.Invano La Verità ha provato per mesi a invocare cautela e razionalità, a esaminare i documenti, a mettere in guardia rispetto a procedure complesse e insidiose, a vivisezionare trattati e regolamenti che nessuno - purtroppo - ha modificato. Niente da fare: il combinato disposto della frenesia eurolirica e del desiderio di accreditare a Giuseppe Conte virtù negoziali degne di un novello Cavour è stato più forte di tutto: e i mainstream media italiani hanno invariabilmente adottato la modalità fanfara. A puro titolo di esempio, fa impressione rileggere i quotidiani del 28 maggio, poco più di tre settimane fa, il giorno dopo l'illustrazione da parte di Ursula von der Leyen della proposta di Recovery plan della Commissione Ue. Il solo fatto che si trattasse di una proposta avrebbe dovuto mettere tutti sull'avviso: sarebbe infatti stato necessario, nei successivi Consigli europei, raggiungere l'unanimità dei 27 governi, un'autentica impresa. E invece la mattina del 28 maggio sembrava che avessimo già vinto la Champions League, con Conte sulla metaforica scaletta di un aereo, proprio come il capitano di una squadra che torna vincitrice e alza la coppa. Riconosciamolo: il Fatto Quotidiano bruciò tutti nella corsa ai festeggiamenti, con una surreale prima pagina che mostrava Conte e la von der Leyen sotto una pioggia di denaro, con fruscianti banconote danzanti sulle loro teste. «Il Mes nell'angolo. L'Italia ora respira», assicurava il titolo. E il sommario non lasciava spazio a dubbi, proclamando vincitori e vinti, e vedendo addirittura gli Eurobond: «Il Recovery fund c'è. La Commissione Ue vara gli Eurobond per green, sanità e digitale: a noi 82 miliardi (60 da ridare in tempi lunghi). Conte esulta, Olanda furiosa». Ma quel giorno non scherzarono neanche quotidiani teoricamente più compassati. Ecco il titolo di prima pagina del Corriere della Sera: «Maxi piano Ue, Italia in testa». Anche qui, un sommario categorico sui fantastiliardi in arrivo: «A Roma 172,7 miliardi di fondi sui 750 previsti dall'Europa. Conte: ottimo segnale». Incontenibile, riferiva il quotidiano milanese, la soddisfazione di Paolo Gentiloni: «È una svolta storica». Il solito informatissimo retroscena descriveva un Conte triumphans: «Conte soddisfatto: ottimo segnale. L'obiettivo è il taglio delle tasse». Rileggere fa una certa impressione: «Giuseppe Conte riceve i complimenti per averci sempre creduto da alcuni leader europei, ed è anche il primo a reagire: parla di “ottimo segnale" da Bruxelles, che va esattamente nella direzione indicata dall'Italia. Siamo stati descritti come visionari perché ci abbiamo puntato dall'inizio, 500 miliardi a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti sono una cifra adeguata». Nel tripudio del coro We are the champions, già si dava per fatto un taglio di tasse: «Un'ipotesi che Luigi Di Maio mette nero su bianco, e che viene accarezzata, anche se in modo non ufficiale, dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri».Memorabile infine l'editoriale di Mario Monti, con il senatore a vita che, presa la rincorsa, chiedeva più condizionalità: «Non si respinga con rabbia l'esistenza di forme di condizionalità […]. Si cerchi di prendere in contropiede i Paesi “frugali", come l'Olanda e l'Austria. Invece di dir loro: “Al diavolo le condizionalità che voi auspicate", si potrebbe dir loro: “Non cercate di ridurre gli importi, e sappiate che l'Italia non ha nessuna paura delle condizionalità, anzi vogliamo che si estendano equamente a tutti i campi"». Un passaggio da feticismo masochista: tipo quelli che godono nel farsi frustare e ammanettare. Giubilo anche sulla Stampa. Titolo di prima: «Scossa Ue, per l'Italia 172 miliardi». Il pezzo forte del quotidiano torinese era un dopopartita negli spogliatoi con il bomber Conte, esausto ma raggiante: «Ci abbiamo creduto quando in pochi ci avrebbero scommesso». E, annotavano gli intervistatori: «Per Giuseppe Conte godersi il momento vuol dire riavvolgere il nastro e riguardarsi l'intero film. Fare i conti con gli ostacoli, gli scoraggiamenti, le speranze, i sussurri di chi gli diceva di lasciar perdere». Macché, Conte poteva solo vincere: «In molti mi invitavano a essere cauto e a non espormi dicendo che avrei rimediato una cocente sconfitta politica». Al clima di festeggiamento si univa il commento di Stefano Stefanini («Fumata bianca a Bruxelles») e un intervento di Emma Bonino per celebrare in nome delle quote rosa il ruolo del trio Merkel-von der Leyen-Lagarde: «Christine, Angela e Ursula. L'Europa è donna, l'Italia ancora no». E Repubblica? Gran festa anche per il quotidiano romano: «All'Italia 172 euromiliardi» si strillava in prima, mentre a pagina 2 dominava un grande classico: «Arriva il bazooka dell'Europa, prestiti e aiuti per 750 miliardi». Editoriale in modalità-grancassa affidato a Carlo Cottarelli: «Un passo importante». Ai festeggiamenti si univa anche il Foglio. Titolone in rosso: «Un brutto momento per odiare l'Europa». E poi, nei sommari, altra esultanza per «un'emissione di debito storica», «il gran guadagno per l'Italia», e una specie di lettera d'amore per la Merkel: «Ha domato i populismi imponendo la solidarietà in Europa. Merkel e il miracolo della Germania buona». E adesso, a tutti costoro, chi glielo dice che siamo ancora a carissimo amico?
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