2022-08-02
Scontro sull’abolizione Iva per i beni alimentari: il dl Aiuti pende a sinistra
Palazzo Chigi e Pd puntano sulle mance elettorali e non sui tagli alle imposte. Verso l’intesa sulla rivalutazione delle pensioni.Tutti in attesa del prossimo Consiglio dei ministri. In quell’occasione sarà approvato il decreto Aiuti bis, un testo tirato dalla giacchetta da tutti i partiti e pure da Palazzo Chigi. A strappare nelle direzioni opposte è la stessa campagna elettorale. Non a caso più passano le ore e più il decreto si riempie di bonus e di incentivi cari soprattutto a Pd e sindacati. La scorsa settimana è stato definito il perimetro complessivo di spesa. Grazie ai calcoli forniti dalla Ragioneria dello Stato, Palazzo Chigi ha appurato che l’extra gettito dovuto all’inflazione e quindi al gettito Iva è arrivato alla cifra di 14,3 miliardi. Il governo ha fatto un passaggio in Aula per chiedere al Parlamento l’ok per ridisegnare il nuovo deficit, garantendo al tempo stesso che la manovrina d’estate non comporterà alcuna nuova emissione di debito. Incassato il parere favorevole dell’Aula, tutti i partiti, compresi i due di centrodestra facenti parte della maggioranza uscente, hanno stabilito che più o meno due miliardi dovranno essere destinati alla rivalutazione delle pensioni, in modo di agganciarle all’aumento dei prezzi. Sul resto è scontro. Al momento la versione più accreditata è quella che prevede un intervento accoppiato tra pensioni e taglio del cuneo fiscale. Per i dipendenti sotto i 35.000 euro di reddito annuo lordo si applicherebbe un taglio del cuneo pari all’1,8% complessivo. Nel dettaglio il decreto in via di approvazione prevederebbe un taglio dell’1% da aggiungere a uno 0,8% stabilito a inizio anno. Tradotto in soldoni, l’aumento in busta paga sarebbe a partire da agosto fino al termine dell’anno ed equivarrebbe a circa 27 euro per il massimo della soglia, 22 euro per il dipendente che guadagna 28.000 euro l’anno e poco più di 12 euro al mese per chi incassa 15.000 lordi all’anno. Nulla che possa essere definito strutturale.La misura complessiva dovrebbe sostituire i 200 euro previsti dal decreto Aiuti uno e nel complesso resterebbe la gamba principale del futuro decreto. In pratica, l’idea sarebbe di aiutare all’incirca 28 milioni di italiani (dai 31,5 del precedente dl) lasciando fuori all’incirca 4 milioni di persone tra precari e partite Iva. Resterebbero in ogni caso più o meno 3 miliardi da spendere per i bonus ancor più selettivi. Ad esempio il bonus per la mobilità oppure quello da destinatari ai padri divorziati che non riescono a versare interamente gli alimenti. Ci sono poi da rinnovare gli sconti per le accise della benzina e forse il contributo taglia bollette sicuramente fino alla fine di settembre. Se il testo, di cui ancora non abbiamo una bozza, dovesse uscire dal cdm con gli elementi sopra elencati, sarà facile unire i punti. E capire che con il passare dei giorni l’idea sottostante è andata modificandosi. Palazzo Chigi e Pd avrebbero fatto così in modo di far pendere il dl Aiuti bis verso i desiderata della sinistra. Legittimo che lo faccia il Pd, anomalo che si presti un governo uscente. Sembrano invece destinati a sparire il taglio e in parte l’eliminazione dell’Iva sui beni alimentari di prima necessità (carne, pasta e pane), richiesta avanzata a dicembre del 2020 quando il termine inflazione era praticamente negato dai vertici delle istituzioni finanziarie mondiali e nostrane, un intervento di buon senso legato all’extragettito che continua ad alimentarsi con il circolo vizioso fatto da inflazione e tasse. Per alcuni giorni l’ipotesi del taglio Iva è stata affrontata a livello di Mef e pure di Parlamento. L’Upb, ufficio parlamentare di bilancio, si è detto favorevole all’intervento perché rispetterebbe -se applicato per pochi mesi -i dettami europei. Resta a questo punto solo la volontà politica di bloccare l’intervento. Il taglio lineare dell’Iva favorirebbe tutti. Sia chi ha redditi più bassi sia chi incassa un buon stipendio o guadagna un discreto reddito. Il Pd sostiene che ai più ricchi (senza specificare a che reddito si riferisca) non vadano aiutati. Ma - immaginiamo volutamente - ignora il fatto che i più poveri avrebbero un beneficio per arrivare a fine mese, mentre gli altri avrebbero dei risparmi che verrebbero però subito reimmessi nel circuito del Pil con ulteriori spese. Evidentemente Pd e altri alleati vedono più interessante intervenire sui bonus mirati. Sono più facilmente «tracciabili» ai fini della campagna elettorale. Anche se non aiuteranno mai la ripresa economica dell’Italia. Vedremo come andrà a finire il silenzioso braccio di ferro tra la Lega, ancora un minimo speranzosa di strappare il taglio Iva, e il resto della ex maggioranza. Entro fine settimana sarà convocato il cdm, lo stesso che darà anche il via alla cessione di Ita, e capiremo come saranno spesi i 14,3 miliardi di deficit aggiuntivo. Un altro masso che anche senza nuove emissioni prima o poi si aggiungerà all’enorme montagna del nostro debito pubblico.