2018-06-30
L’avvocato incassa la prima vittoria: immigrati problema di tutta l’Ue
Sull'accordo dei 28 c'è il segno dell'Italia e del premier Giuseppe Conte: «Azioni condivise per i salvataggi e nessuna accoglienza forzata. Non siamo più soli». Rimbalzate le pretese della Germania e la trappola francese sui «primi approdi».Nel documento finale si sottolinea come le navi delle Ong «debbano rispettare le leggi senza ostacolare la guardia costiera libica». E ieri il ministro Danilo Toninelli ha vietato l'attracco alla Open Arms.La cancelliera Angela Merkel torna a casa con il sì di Madrid e Atene a riprendersi i richiedenti asilo scappati in Germania. Così scongiura lo strappo dell'alleato Horst Seehofer. Che infatti si intesta la vittoria.Lo speciale contiene tre articoli«L'Italia è stata prepotente?». «Solo un po'». Il premier Giuseppe Conte risponde in inglese alla domanda della giornalista della Bbc, e sorride, mostrando un tratto del suo carattere che pian piano verrà fuori sempre di più: la sfrontatezza. Sotto quel ciuffo, gli italiani stanno scoprendo un leader a sorpresa, capace di tenere in scacco l'intero Consiglio europeo fino alle 5 del mattino, per poi presentarsi davanti ai microfoni e alle telecamere di tutto il mondo tonico e determinato, per illustrare i risultati ottenuti senza trionfalismi ma con toni improntati al più sano realismo. Il documento conclusivo del Consiglio contiene numerosi elementi di soddisfazione per gli italiani: «Vi invito a considerare», spiega Conte, «oltre all'approccio complessivo, un fatto completamente nuovo, che era inaccettabile per molti Paesi ieri sera ed era una delle ragioni che ci hanno costretti a rubare il sonno: azioni condivise, anche nei salvataggi in mare. È un principio che non è mai stato affermato prima: lo abbiamo affermato nei fatti», aggiunge Conte, «con l'Aquarius, e con qualche atteggiamento risoluto, con la Lifeline, ma adesso è scritto: shared actions (azioni condivise, ndr). All'articolo 5 è scritto che è necessario un nuovo approccio basato su azioni condivise o complementari tra gli stati membri per gli sbarchi di coloro che vengono salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso». In sostanza, l'Italia potrà finalmente «condividere» con gli altri Stati europei le operazioni di soccorso in mare dei disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo.Conte snocciola gli altri punti sui quali l'Europa ha accolto le richieste italiane: «È prevista la possibilità», precisa Conte, «di creare dei centri di accoglienza per consentire lo sbarco e nel caso il transito dei migranti, anche in Paesi terzi, sotto il coordinamento e la cooperazione con l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati e l'Organizzazione internazionale per i migranti; in Europa d'ora in poi si possono creare anche dei centri di accoglienza nell'ambito degli Stati membri ma solo su base volontaria, con una gestione collettiva europea; si è finalmente affermato», prosegue, «il principio del rifinanziamento del Fondo fiduciario per l'Africa; saranno intensificati i rapporti e gli accordi con i Paesi da cui hanno origine i migranti e anche con i Paesi di transito. Infine, si afferma chiaramente la necessità di riformare Dublino, anche tenendo conto delle persone che vengono soccorse in mare e delle regole di search and rescue. Complessivamente», sottolinea Conte, «possiamo ritenerci soddisfatti: l'Italia da oggi non è più sola». Sui movimenti secondari, la posizione è netta: «L'Italia», scandisce il premier, «non riprenderà nessun migrante che dovesse essere stato registrato da noi e poi andato in Germania. Non ho sottoscritto nessun accordo con la Germania in merito ai movimenti secondari. Alla Merkel», sottolinea Conte, «non ho promesso alcunché». La cancelliera tedesca conferma: «L'Italia», ha dichiarato, «non ha preso nessun obbligo per realizzare i centri controllati e non vede assolutamente nessuna possibilità. Inoltre, non c'è nessun accordo concreto bilaterale tra Italia e Germania sui movimenti secondari, perché per l'Italia è un problema cruciale la migrazione primaria e per ora è una posizione che rispetto». Non è mancata la «macronata» del giorno. «Il concetto di Paese di primo arrivo», dichiara il presidente francese Emmanuel Macron, «non si può cancellare. È il Paese più vicino e più sicuro che deve essere scelto come porto. La Francia non è un Paese di primo arrivo e non aprirà dei centri di controllo per migranti. I centri», aggiunge, «vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli». Conte replica con una battuta che dice tutto: «Macron era stanco, abbiamo lavorato fino a notte fonda, lo smentisco. Nell'articolo 6 non si parla di Paese di primo approdo», risponde Conte, «mentre nell'articolo 12 si parla della riforma di Dublino e del diritto d'asilo». «Sono soddisfatto e orgoglioso», commenta il vicepremier Matteo Salvini dopo le prime dichiarazioni più dubbiose della mattinata, che ieri ha incontrato Silvio Berlusconi, «per i risultati del nostro governo a Bruxelles. Finalmente l'Europa è stata costretta ad accettare la discussione su una proposta italiana. Rispetto al nulla dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, sono state accettate numerose nostre richieste, su altre ancora c'è ancora da lavorare». Le novità sulle Ong producono subito un effetto: «In ragione della nota formale che mi giunge dal ministero dell'Interno», dichiara il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, dispongo il divieto di attracco nei porti italiani per la nave Open Arms della Ong Proactiva Open Arms, in piena ottemperanza dell'articolo 83 del Codice della Navigazione». In controtendenza il commento della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «Italia sconfitta su tutta la linea al Consiglio europeo: i barconi carichi di clandestini», attacca, «continueranno ad arrivare e il costo dell'accoglienza sarà ancora interamente a nostro carico. Il presidente del Consiglio Conte si è fatto raggirare da Merkel e Macron». Carlo Tarallo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lavvocato-incassa-la-prima-vittoria-immigrati-problema-di-tutta-lue-2582454916.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bruxelles-mette-nel-mirino-le-ong" data-post-id="2582454916" data-published-at="1758185309" data-use-pagination="False"> Bruxelles mette nel mirino le Ong Sono 12 i punti del documento conclusivo sottoscritto dai capi di Stato e di governo dell'Unione europea che riguardano l'immigrazione. Una problematica che, recita il documento, «è una sfida, non solo per il singolo stato membro, ma per l'Europa tutta», e dunque «il buon funzionamento della politica dell'Unione presuppone un approccio globale che coniughi un controllo più efficace delle frontiere esterne, il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna». «Il Consiglio europeo», si legge al punto 2, «è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti». Il punto 3 si concentra sul Mediterraneo centrale: «Su questa rotta», recita il testo, «dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi. L'Ue resterà al fianco del''Italia e degli altri stati membri in prima linea a tale riguardo». Il documento prevede inoltre un maggiore sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali. Sulle Ong un passaggio fondamentale per segnare il cambio di passo: «Tutte le navi operanti nel Mediterraneo», si legge, «devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica». E ieri pomeriggio, quasi a farlo apposta: «In ragione della nota formale che mi giunge dal ministero dell'Interno», dichiara il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, dispongo il divieto di attracco nei porti italiani per la nave Opens Arms, in ottemperanza dell'articolo 83 del Codice della Navigazione». «Per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti», dice il testo, al punto 5, «e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli stati membri». Un approccio completamente nuovo, che prevede che l'Italia possa condividere con gli altri stati l'impegno nei salvataggi. «Al riguardo», prosegue il documento, «il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l'Unhcr e l'Oim. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione». Altro punto fondamentale, all'articolo 6: «Nel territorio dell'Ue», recita il testo, «coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli stati membri, unicamente su base volontaria. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino». «Il Consiglio europeo», si legge al punto 10, «ricorda la necessità che gli Stati membri assicurino il controllo efficace delle frontiere esterne dell'Ue con il sostegno finanziario e materiale dell'Ue. Sottolinea inoltre l'esigenza di intensificare notevolmente l'effettivo rimpatrio dei migranti irregolari». «È necessario», recita il punto 12, «trovare un consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso. È altresì necessario un ulteriore esame della proposta sulle procedure di asilo». Carlo Tarallo <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lavvocato-incassa-la-prima-vittoria-immigrati-problema-di-tutta-lue-2582454916.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="tirato-il-pacco-a-spagna-e-grecia-la-merkel-tiene-a-bada-la-csu" data-post-id="2582454916" data-published-at="1758185309" data-use-pagination="False"> Tirato il pacco a Spagna e Grecia. La Merkel tiene a bada la Csu La fine dell'egemonia di Angela Merkel sull'Europa, il declino del direttorio franco-tedesco: potrebbero essere questi i dati, a loro modo storici, del vertice di Bruxelles, caratterizzato da tensioni inedite e dalla fine, forse, di uno schema di comunicazione unidirezionale secondo il quale Berlino e Parigi parlavano per prime, Roma annuiva. La Merkel, inoltre, deve vedersela anche con il suo potente ministro dell'Interno, il bavarese Horst Seehofer, della Csu, che sembra giocare di sponda con il nuovo governo italiano. Interessante il commento di Oliver Meiler sul Süddeutsche Zeitung: «Il primo ministro non ha realizzato tutto ciò che si vorrebbe a Roma, ma attraverso gli ultimatum e la minaccia di un veto ha fatto in modo che l'Europa si dia una mossa sulla questione delle migrazioni. L'Italia non deve più essere lasciata sola, era il messaggio di Conte. Questo è ciò di cui era preoccupato, dal momento che il Paese è stato abbandonato negli ultimi tre anni con l'afflusso di rifugiati nel Mediterraneo centrale». Il commentatore del quotidiano di Monaco di Baviera prosegue avendo cura di distinguere un Conte buono e ragionevole da un Matteo Salvini populista, pronto a sfruttare le paure della gente. Ma al di là di queste contrapposizioni un po' forzate, emerge l'impressione che anche in Germania si sia compreso il cambio di passo segnato dall'Italia nel mese di giugno. Se fino a qualche settimana fa si ventilava l'ipotesi che la Germania scaricasse sull'Italia i suoi richiedenti asilo oggi questa proposta-capestro è diventata inconcepibile. L'Italia, sia pur tra un zig zag di compromessi a Bruxelles, ha posto dei paletti che difficilmente possono essere schiodati nei prossimi mesi. I tedeschi possono a questo punto consolarsi con la docile dichiarazione del primo ministro greco Alexis Tsipras che in una intervista al Financial Times si è detto pronto a firmare un accordo che riporterebbe ad Atene quei richiedenti asilo che sbarcati in Grecia si sono poi spostati e stabiliti in Germania. Stesso atteggiamento di apertura del socialista Pedro Sanchez in Spagna. In base a questo genere di accordi il Nord Europa dovrebbe essere completamente esonerato da ogni forma di accoglienza e l'onere ricadrebbe completamente sulle nazioni mediterranee di primo approdo come l'Italia - che però non ci sta - la Grecia e la Spagna. Nella lettura della Merkel, gli esiti del vertice di Bruxelles dovrebbero più che soddisfare la Csu. Il partito alleato-rivale di governo voleva imporre a tutti i costi i respingimenti alla frontiera immediati «o qualcosa di peso equivalente», come avevano detto nei giorni scorsi. A una domanda su se questo requisito sia stato rispettato, Merkel ha risposto: «Questo è anche più di qualcosa che abbia peso equivalente». I siti dei quotidiani tedeschi già ieri pomeriggio registravano toni soddisfatti da parte dei cristiano sociali. Il capogruppo della Csu nel Land bavarese, Alexander Dobrindt, ha dato una lettura molto chiara, finalizzata al dibattito interno con la Merkel: la dichiarazione di Bruxelles prevede le misure nazionali sui respingimenti al confine al centro della crisi interna in Germania: «Rilevo che per evitare i movimenti secondari il ricorso a misure nazionali è esplicitamente previsto dal testo del Consiglio», aggiungendo che «un gran numero di punti, come una migliore protezione delle frontiere esterne, i centri di accoglienza in paesi terzi e un maggiore coinvolgimento nel combattere le cause dell'immigrazione, sono misure che da tanto tempo chiede la Csu». Un modo per ribadire che Seehofer con le sue prese di posizione ha cambiato le carte in gioco sul tavolo di Bruxelles. Prospettiva che la stessa Merkel ha implicitamente avallato in conferenza stampa, ammettendo che «la situazione tesa in Germania è stata riconosciuta dai partner Ue e li ha pressati. Penso sia stato un incoraggiamento per arrivare a soluzioni più rapidamente. Forse non lo avremmo fatto in maniera così rapida». Domani è previsto il vertice della Csu durante il quale si sarebbe dovuto decidere se staccare la spina al governo nel caso di fallimento della mediazione della cancelliera. Molto probabilmente le posizioni più intransigenti si raffredderanno, rispetto allo scenario da showdown descritto negli ultimi giorni dai giornali tra la Merkel e Seehofer, con quest'ultimo pronto a tirare dritto sui respingimenti alle frontiere da lunedì prossimo , cosa che avrebbe costretto la Merkel a silurarlo, facendo precipitare il suo quarto governo in una crisi senza via d'uscita. Ad ogni modo la cancelliera torna a Berlino cantando a suo modo vittoria e sostenendo che la linea dura contro l'immigrazione è stata respinta. Certo la Mutti - come chiamano affettuosamente Angela Merkel i suoi sostenitori - sa che non può permettersi di abbassare la guardia. Per respingere l'arrembaggio del «Salvini di Baviera» ha bisogno di alleati accondiscendenti che siano disposti a riprendersi gli immigrati che dai Paesi di primo approdo sono poi transitati nell'Eldorado tedesco. Per questo su Twitter scrive con soddisfazione: «La Germania, la Grecia e la Spagna hanno raggiunto un accordo politico sulla cooperazione nella politica migratoria». Spagna e Grecia si riprenderebbero gli immigrati che non sono più «welcome». Ma il punto è che l'operazione di scaricabarile si concluderebbe felicemente solo se oltre a Spagna e Grecia desse la sua disponibilità anche l'Italia. E qui casca la Mutti la quale non ha potuto stringere un accordo analogo con l'Italia a causa della fermezza del premier Conte, il quale ha opposto un suo netto no. Alfonso Piscitelli
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi