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Ecco il contratto: Conte ha torto

Ecco il contratto: Conte ha torto
Ansa

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L'avvocato del popolo che in queste ore accusa il gruppo franco-indiano di aver rotto il contratto di acquisto dell'Ilva senza alcuna seria motivazione, se non quella di non onorare i propri impegni, dovrebbe leggere il contratto di affitto dell'acciaieria con cui Arcelor Mittal si è assunto l'obbligo di gestire l'impianto. Il paragrafo che dovrebbe interessare Giuseppe Conte, che essendo uomo di legge dovrebbe saper cogliere al volo la questione, è il 27.5, ovvero la clausola che fissa le regole in base alle quali l'affittuario dell'azienda può recedere dal contratto e mandare a quel paese tutti, avvocato compreso.Lo so che la faccenda ad alcuni di voi potrebbe sembrare affare (...)

All'interno il contratto completo.

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(Arma dei Carabinieri)

In occasione del cinquantesimo anniversario della Convenzione di Washington (Cites), l’Arma ha celebrato «Cites: 50 anni di tutela della biodiversità globale», mezzo secolo di impegno nella tutela delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione, con la presentazione ufficiale del Calendario Cites 2026.

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La Corte dei Conti ammette: «Durante il Covid avevamo le mani legate sugli acquisti»
Guido Carlino (Imagoeconomica)
Con un ritardo di cinque anni dall’emergenza, Guido Carlino dichiara: «Nessun controllo, ora indaghiamo». Malan: «Osservate tutte le spese, tranne quelle di Arcuri e i suoi».

La Corte dei Conti sta ancora indagando sulla gestione dell’emergenza Covid. Compresi gli acquisti e gli sdoganamenti delle mascherine. A rivelarlo nero su bianco un documento che il presiedente della Corte, Guido Carlino, ha depositato (e letto) ieri in occasione della sua audizione in Commissione Covid. «Nei limitati ambiti entro i quali il presidio della Corte dei Conti è stato sostanzialmente circoscritto», si legge nel documento, «ovvero al solo controllo successivo al termine della gestione commissariale, è stata programmata una indagine dalla competente Sezione centrale di controllo, con deliberazione n. 60/2024/G, avente ad oggetto la gestione delle risorse finanziarie assegnate al commissario, nonché i risultati conseguiti per effetto delle attività svolte fino al termine dello stato d’emergenza e che risulta tuttora in corso».

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L’imam Shahin lascia il CPR: per i giudici non sarebbe una minaccia tale da giustificare la detenzione, nonostante le sue parole sul 7 ottobre e un passato già segnalato dal Viminale. Il provvedimento di espulsione resta, ma la decisione riapre una questione cruciale: fino a che punto la sicurezza nazionale può essere messa in secondo piano rispetto ai ricorsi e alle interpretazioni giudiziarie?

Il deficit commerciale con Pechino tocca i 73 miliardi nei primi dieci mesi dell’anno. L’industria (divisa) chiede tutele, ma Merz dovrebbe stravolgere il modello tedesco.

Ogni stagione ha il suo «Fate presto!». Questa volta, l’esortazione non è rivolta all’Italia ma alla Germania, e non per tagliare il debito pubblico bensì per tagliare i legami con la Cina. Il lamento degli industriali tedeschi, sempre più in difficoltà di fronte alla potenza industriale cinese, risuona potente nei corridoi della cancelleria di Berlino.

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