2022-10-12
Lavrov apre a Biden, Zelensky chiude a Putin
Il ministro possibilista su un incontro tra il capo del Cremlino e il numero uno americano: «Se c’è una proposta, la valuteremo». Ma il presidente ucraino alza la posta: «Non può esserci dialogo con quella leadership». Recep Tayyip Erdogan, intanto, continua a mediare.Diluvio di razzi russi sulle centrali. L’Ue addestrerà i soldati di Kiev. Bruxelles istruirà 15.000 militari, pronti campi in Polonia e in un altro Stato da definire.Lo speciale comprende due articoli.La strada diplomatica sulla crisi ucraina resta in salita. Ieri, pur sostenendo che gli «anglosassoni controllano questa guerra», il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha aperto all’ipotesi di un incontro tra Joe Biden e Vladimir Putin al G20 di Bali il prossimo novembre. «Abbiamo ripetutamente affermato che non rifiutiamo mai gli incontri. Se c’è una proposta, la valuteremo», ha dichiarato. Parole, quelle di Lavrov, che, per quanto timidamente, sembrano (almeno in parte) discostarsi dalla retorica bellicosa del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, Dmitrij Medvedev, e del leader ceceno, Ramzan Kadyrov. Segno questo del fatto che, forse, nell’establishment politico di Mosca le crepe si stanno ampliando. Non è comunque al momento chiaro se si arriverà a qualcosa di concreto sul piano diplomatico. Da parte americana, i lanci missilistici russi avvenuti in ritorsione all’esplosione sul ponte di Kerch rappresentano probabilmente un ostacolo all’organizzazione di un colloquio tra Biden e Putin. Ricordiamo che, dopo i bombardamenti russi dell’altro ieri, il presidente americano ha promesso ulteriore supporto militare a Kiev, per quanto circolino indiscrezione di alcune tensioni sotterranee tra il governo statunitense e quello ucraino. Eppure, nonostante il quadro complicato, ieri si è verificato uno scambio di 32 prigionieri tra Mosca e Kiev. Come che sia, per il momento, Volodymyr Zelensky ha escluso un dialogo con l’omologo russo. «Dobbiamo riconoscere un fatto ovvio: non può esserci dialogo con questo leader della Russia», ha scritto il presidente ucraino su Telegram. «I colloqui possono svolgersi o con un altro capo della Russia - che rispetterà la Carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali dell’umanità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina - o in una configurazione diversa, in modo che questo terrorista non abbia l’opportunità di influenzare le decisioni chiave. Ora una persona sta bloccando la pace e questa persona è a Mosca». Va da sé che con Kiev e Mosca che si scambiano accuse di terrorismo, la via diplomatica appare sempre più difficile da praticare. Chi sta cercando di trovare una mediazione è Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco punterebbe infatti a organizzare colloqui tra la Russia e alcuni Paesi occidentali (Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania). È possibile che affronterà la questione nell’incontro con Putin, previsto per oggi ad Astana. D’altronde, proprio ieri il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha invocato un cessate il fuoco. «Bisogna stabilire al più presto un cessate il fuoco. Prima è meglio è», ha detto, per poi proseguire: «Mentre la guerra ucraino-russa si trascina, sfortunatamente, la situazione peggiora e si complica». Un cessate il fuoco è stato auspicato anche dal ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, durante una conversazione telefonica con l’omologo russo, Sergei Shoigu. Dal canto loro, i vertici dell’Alleanza atlantica ritengono che Mosca sia militarmente in difficoltà. «Penso che quello che abbiamo visto ieri sia in realtà un segno di debolezza, perché la realtà è che non sono in grado di fare progressi sul campo di battaglia. La Russia sta effettivamente perdendo sul campo di battaglia», ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Si è frattanto tenuto ieri il G7 d’emergenza convocato dalla Germania, a cui ha preso parte anche Zelensky, che ha chiesto sistemi di difesa aerea e paventato una nuova escalation da parte di Mosca. Il leader ucraino ha inoltre accusato il Cremlino di stare cercando di coinvolgere la Bielorussia nel conflitto. «Il G7 condanna fermamente e rifiuta inequivocabilmente il tentativo illegale di annessione da parte della Russia delle regioni ucraine», recita il comunicato finale del summit. «I leader del G7», si legge ancora, «accolgono con favore la disponibilità del presidente Zelensky a una pace giusta. Ciò dovrebbe includere i seguenti elementi: rispetto della protezione dell’integrità territoriale e della sovranità in base alla Carta delle Nazioni Unite; salvaguardare la capacità dell’Ucraina di difendersi in futuro; garantire la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina, compresa la possibilità di farlo con i fondi della Russia; perseguire la responsabilità per i crimini russi commessi durante la guerra». Zelensky, sempre ieri, ha tra l’altro ringraziato Mario Draghi «per il sostegno coerente e forte». Se l’establishment russo mostra spaccature e Putin è in oggettiva difficoltà sul fronte bellico, Mosca non è tuttavia isolata dal punto di vista internazionale. Cina e India si sono mostrate più tiepide dell’Occidente nel commentare gli attacchi missilistici del Cremlino. Inoltre, proprio ieri, si è recato in Russia il presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohamed bin Zayed al-Nahyan. Una visita che arriva pochi giorni dopo la decisione dell’Opec Plus di tagliare la produzione di petrolio: mossa, questa, che è stata unanimemente interpretata come un assist a Mosca e uno schiaffo a Biden. Ricordiamo che gli Emirati sono particolarmente vicini all’Arabia saudita e che, soprattutto nell’ultimo anno, Riad si è allontanata da Washington, visti i pessimi rapporti tra lo stesso Biden e il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman. Proprio ieri, la Casa Bianca ha fatto sapere di voler «riconsiderare» le relazioni con Riad. In tutto questo, il politologo Ian Bremmer ha riferito che Elon Musk avrebbe parlato con Putin prima di twittare, a inizio ottobre, il suo controverso piano di pace la crisi ucraina. Circostanza smentita dal magnate. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lavrov-apre-a-biden-zelensky-chiude-a-putin-2658427150.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="diluvio-di-razzi-russi-sulle-centrali-lue-addestrera-i-soldati-di-kiev" data-post-id="2658427150" data-published-at="1665516390" data-use-pagination="False"> Diluvio di razzi russi sulle centrali. L’Ue addestrerà i soldati di Kiev Continua ad aumentare di intensità l’azione bellica su larga scala scatenata da Mosca dopo quella che la Russia ha considerato una delle più grandi provocazioni della controparte dall’inizio del conflitto. Vladimir Putin, che ha accusato l’Ucraina di terrorismo per l’attacco al ponte che collega Russia e Crimea, ha ricominciato da lunedì ad usare la «mano pesante». Centri che da diversi mesi erano stati lasciati «ai margini» del conflitto hanno ricominciato a subire bombardamenti. L’allarme aereo ormai suona in tutta l’Ucraina. Attacchi sono stati segnalati a Kiev, Odessa, Zaporizhzhia, Nikolayv. La Russia conta i morti del ponte Kerch, salito a quattro (tra le vittime anche un giudice del tribunale arbitrale di Mosca), la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova avverte: «L’omicidio di civili da parte del regime di Kiev non resterà impunito». Nel frattempo il Comitato nazionale antiterrorismo (Nac) russo ha preso in esame le misure da adottare per garantire la sicurezza del valico fra Krasnodar e la Crimea e «aumentare il livello di protezione antiterrorismo delle strutture di attraversamento dei trasporti». Visto il clima creato dagli ultimi eventi, le ambasciate ancora presenti a Kiev hanno ricevuto ordine di evacuazione. Sarà evacuato a breve il personale dell’ambasciata kazaka in Ucraina. Intanto i russi prendono di mira gli impianti energetici. «Ne hanno colpiti molti nei giorni scorsi e oggi hanno colpito ancora gli stessi e altri nuovi», scrive il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Le truppe russe hanno mirato infatti per la seconda volta alla centrale elettrica di Ladyzhyn nella regione di Vinnytsia, ferendo 6 persone e danneggiando diverse attrezzature. Blackout nelle forniture elettriche anche a Leopoli, la città ucraina occidentale che, dopo essere stata «risparmiata» per mesi, è tornata al centro dei bombardamenti russi. Obiettivo principale dei raid, le infrastrutture della rete elettrica. Le truppe russe hanno sferrato poi un nuovo attacco su Zaporizhzhia, lanciando 12 missili S-300 e colpendo delle strutture pubbliche. Una persona è morta. Secondo l’agenzia atomica statale ucraina, i militari russi avrebbero anche sequestrato il vice direttore della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Preoccupano, sul fronte delle alleanze, i movimenti della Bielorussia. Una colonna di equipaggiamento militare arriverà oggi nella città bielorussa di Yelsk, a 17 km dal confine con l’Ucraina, apparentemente per esercitazioni. Mentre infuria la bufera, il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha detto che gli alleati stanno rinforzando la sicurezza attorno a infrastrutture chiave e che ogni violazione di tali obiettivi avrà una reazione forte e unitaria. La settimana prossima la Nato condurrà una esercitazione delle sue forze nucleari. «L’esercitazione era stata pianificata ben prima che scoppiasse la guerra in Ucraina», ha detto Stoltenberg, precisando che cancellare ora l’esercitazione lancerebbe un messaggio sbagliato a Mosca. L’Unione Europea, invece, addestrerà circa 15.000 militari ucraini. La missione ha già ricevuto l’ok politico, ora restano da definire i dettagli. «Il quartier generale della missione sarà a Bruxelles - precisa una fonte qualificata - ma ci saranno due campi di addestramento. Il principale in Polonia e uno in un altro Stato membro ancora da definire». Circa 12.000 soldati riceveranno un addestramento «generale» mentre ad altri 3.000 sarà riservato un corso specializzato, ad esempio «chimico-sanitario».
Jose Mourinho (Getty Images)