2022-03-14
Troppi media han scelto la censura militante
Sulla Verità siamo stati tra i primi a cercare di spiegare perché, prima di lanciare l’offensiva contro l’Ucraina, Putin abbia detto di voler denazificare il Paese che stava aggredendo. Quando lo abbiamo scritto, raccontando delle milizie paramilitari che operavano nel Donbass, non lo abbiamo fatto per giustificare l’invasione di Mosca, che non è giustificabile, ma per farvi capire quali fossero le pezze d’appoggio usate dalla Russia per una guerra nel cuore dell’Europa. Che Kiev tollerasse, anzi avesse inglobato nel proprio esercito, dei gruppi armati che inneggiavano a Hitler, accettando che alcuni suoi esponenti addirittura entrassero in Parlamento, non solo era un dato di fatto, ma era una delle ragioni per cui nella regione orientale ucraina al confine con la Russia da anni era in corso un conflitto che i media definivano a bassa entità. In realtà in un territorio con 2,2 milioni di persone, cioè più o meno la popolazione di Bergamo e Brescia messe insieme o, se preferite, di Palermo e Catania, in otto anni sono morte per attentati o conflitti a fuoco 14.000 persone, un terzo dei quali erano adolescenti o bambini. Si può pensarla come si vuole in merito al conflitto tra Mosca e Kiev, si può ritenere che tutte le colpe siano di Putin o che ci siano stati errori da parte dell’America e dell’Europa che hanno fatto da innesco al conflitto. Ciò che non si può fare è nascondere i fatti. E i fatti in merito ai gruppi paramilitari neonazisti che operano in Ucraina sono quelli che abbiamo raccontato.Qualche collega, forse per solidarietà con gli aggrediti, cioè gli ucraini, forse per togliere ogni argomento a un’armata che sta facendo strage di civili, bombardando ospedali e asili, stringendo in un assedio le città con l’intento di prendere per fame la popolazione, non solo ha preferito tacere sulle milizie filo naziste, ma addirittura ne ha negato l’esistenza e, chi in passato ne aveva parlato, ha deciso di rimuovere dai propri archivi online gli articoli. Ne ha parlato ieri Giorgio Gandola, descrivendo con sorpresa la sparizione di un’inchiesta della Stampa. Ma quello del giornale torinese non è l’unico esempio. In tv Enrico Mentana ha negato che il battaglione Azov simpatizzi per il Terzo Reich. E il Manifesto, che alla fine del 2020 raccontò di come all’Onu due Paesi, cioè gli Stati Uniti e l’Ucraina, avessero votato contro una risoluzione che condannava i movimenti neonazisti (l’Italia e tutti i membri dell’Unione europea e della Nato si astennero), ha deciso di censurare un suo collaboratore (lo stesso che aveva scritto della mozione respinta da Washington e Kiev) a proposito di un piano anti russo elaborato da un’agenzia americana.Già, dei miliziani di Azov, delle strategie che hanno permesso a costoro di operare, di commettere crimini, di ammazzare bambini non si può parlare. Perché i buoni sono necessariamente da una parte e i cattivi tutti dall’altra. La Russia di Putin non è un Paese democratico, è una potenza nucleare pericolosa, uno Stato retto da una banda di oligarchi che è pronta a eliminare i dissidenti spedendoli in un gulag o ammazzandoli. Ma ciò non toglie che in Ucraina non tutti siano brave persone. Ho sotto gli occhi un articolo di Newsweek - non della Pravda e nemmeno della Tass - pubblicato dal settimanale americano otto anni fa. Il titolo è illuminante: i volontari nazionalisti ucraini commettono dei crimini di guerra con lo stesso stile dell’Isis. Si parla di civili decapitati e di gruppi paramilitari sotto il comando e il controllo delle forze regolari. L’articolo cita un rapporto di Amnesty international che sollecita un’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani commesse in Donbass. Otto anni fa. Le fotografie dei morti e delle truppe di volontari con bandiere che si richiamano al nazismo si ritrovano facilmente su Internet. Così come l’articolo del Jerusalem Post che parla del battaglione Azov. A differenza dell’inchiesta sparita dal sito della Stampa si trova senza problemi anche il rapporto che nel 2016 l’Osce pubblicò sui «crimini di guerra delle forze armate e delle forze di sicurezza dell’Ucraina» (è il titolo della relazione). In esso il battaglione Azov è ritenuto responsabile dell’uccisione di massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Il sottotitolo del rapporto è il seguente: «Tortura e trattamenti inumani».Tutto ciò giustifica l’aggressione di Mosca e l’uccisione dei civili a Kiev, Mariupol o Kharkiv? Legittima l’uccisione di Brent Renaud, il giornalista morto ieri a Irpin? Assolutamente no. Però non giustifica neppure l’auto censura che si stanno imponendo i colleghi, i quali vedono solo un aspetto della guerra e commemorano Renaud ma non si ricordano di Andrea Rocchelli, cronista italiano assassinato otto anni fa dalle milizie ucraine. Avendo messo l’elmetto i giornalisti hanno scelto da che parte stare e da osservatori si sono trasformati in combattenti, ovviamente seduti nel loro comodo salotto.Mi dispiace: io continuo a combattere per la Verità e non per una parte o per l’altra. E penso che quel voto all’Onu in cui il cosiddetto mondo democratico non ha voluto condannare il nazismo sia stato stranamente sottovalutato e dimenticato. Israele votò a favore, l’Occidente no. In Italia all’epoca al governo c’era Giuseppe Conte. Agli Esteri c’era già Luigi Di Maio, e alla Difesa Lorenzo Guerini. Sì, a dire no alla condanna dei neonazisti in Ucraina furono 5 stelle e Pd. Altro che rimuovere. Bisogna ricordare. Ditelo a quelli dell’Anpi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)