2018-12-08
L’auto elettrica? Un regalo a Cina e Germania
Pechino domina il settore delle batterie: controlla le miniere di cobalto in Africa, sono sue le principali aziende produttrici ed è forte pure nell'estrazione di grafite e altri metalli. In Europa cresce il colosso Accumotive di proprietà della tedesca Daimler.Costruire le migliori batterie per auto elettriche è una questione di chimica. Ma il vero problema è prevedere quante saremo in grado di produrne e a quali condizioni. Mentre l'estrazione di petrolio coinvolge solo alcuni Paesi, l'estrazione dei minerali per le batterie avviene in tutto il globo e può provocare una catastrofe ecologica su vastissima scala. L'ecobonus introdotto dai grillini nella manovra quindi rischia di peggiorare l'ambiente, non di migliorarlo. Anche perché la questione delle estrazioni si somma a quella delle emissioni nascoste che ha svelato ieri La Verità, ovvero quelle prodotte per ricaricare veicoli a «impatto zero» solo sulla carta.Lo sanno molto bene da anni sia i cinesi, che controllano le miniere africane di minerali utili a questo scopo, come il cobalto, sia gli australiani, che sono seduti sui più grandi giacimenti di litio al mondo. Ma che non sono disposti a sventrare montagne per estrarlo in grande quantità, con conseguente aumento del prezzo e ricerca di continue altre fonti. Se i benefici per l'ambiente sono molto dubbi, di certo l'auto elettrica è un affare per alcuni Paesi, a partire dalla Cina e dalla Germania. Mentre l'Europa cerca di creare una sorta di consorzio in stile Airbus, la tedesca Daimler si è già portata avanti investendo 500 milioni sulla Accumotive, una sua controllata con sede vicino a Dresda, che entro il 2020 avrà 1.000 dipendenti e che oggi produce le batterie per i gruppi automobilistici teutonici e non solo.In Italia, dove le auto elettriche, anche se in crescita, rappresentano una parte minuscola del mercato (finora nel 2018 le immatricolazioni sono state 4.630, lo 0,25% del totale), l'espansione rappresenterebbe un vantaggio per Enel, che sta investendo sulle colonnine elettriche. A luglio è stato annunciato un piano, sostenuto dalla Bei con un finanziamento di 115 milioni, per installarne 14.000 entro il 2022 (di cui la metà entro il 2020). Il progetto costerà 300 milioni. Forse non a caso, mentre imperversavano le polemiche sull'ecobonus Francesco Starace, ad di Enel, ha commentato così su Twitter la notizia che in autostrada le colonnine di ricarica sono quasi del tutto assenti: «Alla fine ce la faremo. Perché siamo testardi».Attualmente la classifica mondiale dei produttori di batterie vede primi i cinesi di Contemporary amperex technology co. limited, seguiti dai conterranei del Wangxiang group. Seguono la giapponese Panasonic, Tesla (americana), Axeon (inglese), Nec (giapponese) e una trentina di altri fornitori, chi specializzato in una tecnologia e chi in un'altra, ma sempre basate sulle caratteristiche e proprietà del litio, scoperte da Gilbert Lewis nel 1912. La prima batteria ricaricabile fu realizzata negli anni Settanta, ma la prima entrò in commercio nel 1992. Rispetto alle altre ricaricabili (come quella al nichel cadmio), le batterie agli ioni di litio offrono flessibilità costruttiva, sono più leggere e con una densità di carica maggiore a fronte di un processo di autoscarica molto ridotto e con meno gas volatili. La tecnologia potrebbe evolvere verso l'uso di idrogeno entro un decennio, tuttavia se l'elettrico agli ioni di litio dovesse diventare la principale fonte energetica per autotrazione al mondo il disastro ecologico sarebbe inevitabile, poiché per creare celle ricaricabili servono idrossido e carbonato di litio - la cui produzione è aumentata del 33% nel 2018 - e cobalto. I principali produttori di litio sono Cile, Argentina e il Sud della Bolivia che forniscono l'85% dell'attuale fabbisogno. Seguono il Brasile (con disastri ecologici già in corso), l'Africa (ricerche cinesi nella zona centrale e giacimenti in Zimbabwe e Somalia) e ancora l'Australia. Il litio si trova prevalentemente sotto i laghi salati. In Asia e in particolare in Cina la maggiore estrazione avviene dal lago salato Zabuye, in Tibet. In Afghanistan, nei fiumi Kabul e Amu Daria, sulle cime del Pamir e dell'Hundu Kush e al confine con Iran e Balochistan pakistano. Gli afghani hanno anche riserve di rame, cobalto, ferro, barite, zolfo, piombo, argento e zinco. Infine esistono giacimenti minori in Usa (California e Nevada) e in Europa (in Portogallo, presso la miniera di Sao Goncalo, vicino a Porto).Occorre poi un altro materiale meno prezioso ma fondamentale, la grafite, sia in forma naturale sia in quella sintetizzata, per le doti di conduzione di elettricità e calore. Secondo lo Us geological survey i maggiori produttori sono Cina (68% della produzione mondiale e il 39% del consumo), India, Brasile, Corea del Nord, Turchia, Madagascar, Canada, Messico, Norvegia e Russia.Niente auto elettriche senza il nichel per la produzione dei catodi (la parte polarizzata negativamente). Ma il materiale è ancora richiesto prevalentemente per il settore siderurgico, quindi il prezzo è regolato da quella domanda più che dalla quantità per la produzione di batterie. Le estrazioni avvengono in Indonesia, Filippine, Russia Australia e Canada (in Nuova Scozia).Infine tra i materiali nobili occorre il cobalto per i processi di elettrodeposizione che consentono il trasferimento delle cariche elettriche. Questo non si estrae da solo ma come sottoprodotto dall'estrazione del rame e del nichel, e viene reperito in Repubblica democratica del Congo, Cina, Zambia, Russia e Australia. In particolare, circa il 60% delle miniere si trova in Congo, e il 90% del cobalto congolese finisce in Cina attraverso multinazionali come la Congo Dongfang international mining, parte di Zhejiang huayou cobalt. Nel 2016, un report di Amnesty international ha rivelato che in queste miniere lavorano circa 40.000 minori. I bambini vengono presi a partire dai 7 anni. Secondo un'inchiesta del 2016 del Washington Post, ai tempi Apple comprava il 20% del suo cobalto proprio dalla Huayou cobalt. A inizio anno Bloomberg ha rivelato che Cupertino ha avviato trattative per comprare il materiale direttamente dalle società di estrazione, e Bmw, Volkswagen e Samsung starebbero seguendo la stessa strada, in modo da assicurarsi contratti di fornitura pluriennali.Ma soprattutto, per fare le batterie servono i migliori ingegneri chimici al mondo, che secondo le classifiche più recenti tra le facoltà vedono il Mit di Boston dominare una lista nella quale c'è anche il Politecnico di Milano.
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