2020-03-11
L’Austria chiude il confine con l’Italia. Anche dall’Africa non ci vogliono più
Vienna sospende Schenghen e molti altri Paesi tagliano i collegamenti. Caos mascherine fra Alitalia e Protezione civile.L'epidemiologo della Statale di Milano, Carlo La Vecchia: «I coreani hanno meno morti perché hanno più apparecchi per il supporto respiratorio. Bisogna isolarsi per rallentare il Covid-19».Lo speciale contiene due articoli. Da quando vanno alle elementari i bambini imparano che l'Italia è una penisola. Forse bisognerà aggiornare i sussidiari. L'Italia sta diventando un'isola. Quasi irraggiungibile. Ieri, per esempio, il governo austriaco ha deciso di sospendere il trattato di Schengen unilateralmente dopo che il governo di Giuseppe Conte ha dichiarato l'Italia zona protetta. In molti in Europa e nel mondo non vedevano l'ora di chiuderci le frontiere in faccia e adesso hanno trovato la scusa. Nel pomeriggio di ieri è stato annunciato un decreto che blocca il traffico su strada e ferrovia. «È vietato entrare in Austria se non per motivi urgenti o per rimpatri», ha dichiarato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, a seguito dell'emergenza coronavirus in Italia. Al Brennero sono iniziati subito i controlli da parte degli operatori sanitari con il supporto delle forze dell'ordine. Dunque le frontiere restano aperte solo per gli austriaci di ritorno, dopo che il ministero degli esteri di Vienna ha invitato i connazionali che attualmente si trovano in Italia a tornare nel proprio Paese. Tutti coloro che lo faranno dovranno stare due settimane in autoisolamento. Agli italiani che per motivi urgenti dovessero recarsi in Austria è richiesto, invece, un certificato medico. Al confine, inoltre, saranno controllati e fotografati i passaporti per poter risalire a chi è entrato dall'Italia. La chiusura dei confini è stata notificata all'ambasciatore italiano a Vienna a decisione già presa. L'ennesimo schiaffo del governo austrico che aveva già provato a chiudere il Brennero in piena emergenza migratoria.Ieri pomeriggio un portavoce della Commissione europea ha dichiarato all'Ansa che a Bruxelles non era «stata notificata nessuna introduzione di controlli alle frontiere interne in relazione all'epidemia di coronavirus», nel quadro della normativa Schengen. L'Austria ha sospeso anche tutti i voli di linea per l'Italia. Ma Vienna non è la sola ad aver deciso di isolarci. Pure la Slovenia ha ristretto i confini come forche caudine: «Ho ordinato al ministero degli Affari Esteri e al ministero degli Interni di chiudere il confine con l'Italia in seguito alla decisione dell'Austria», ha scritto il primo ministro uscente Marjan Sarec sul suo account Twitter. Italia e Slovenia condividono 232 chilometri di confine. Anche Malta ha sospeso i collegamenti passeggeri con l'Italia, aerei e navali. Ieri sono stati effettuati alcuni trasferimenti straordinari di nostri connazionali via mare e via cielo (sull'isola si trovano circa 24.000 italiani, tra residenti, turisti e studenti). Resta aperto il traffico merci per garantire gli approvvigionamenti di medicine e cibo. Il governo spagnolo ha deciso di vietare i voli che collegano gli aeroporti iberici e il Belpaese dalla mezzanotte di ieri fino al 25 marzo. Il governo tedesco, alla luce del nuovo decreto del nostro governo, «sconsiglia» i viaggi in tutta Italia e la compagnia Lufthansa ha annunciato una riduzione dei collegamenti con gli scali del Settentrione. La stessa cosa ha fatto la belga Brussels Airlines e, in serata, anche la Danimarca ha vietato i nostri cieli.Anche il governo britannico invita a non viaggiare nella Penisola se non in casi di estrema necessità. La British Airways e l'irlandese Ryanair hanno annunciato lo stop di tutti i voli da e per l'Italia. La British, che copre 60 tratte verso la nostra penisola, non atterrerà più almeno sino al 3 aprile; Ryanair si fermerà a partire da sabato 14 marzo all'8 aprile (i voli interni all'Italia saranno sospesi invece già dal 12). Ha deciso lo stop anche la compagnia low cost britannica Jet2, mentre la Easyjet ha già interrotto alcune rotte verso il Nord Italia.Sono state interrotte diverse direttrici anche verso l'Africa. Le autorità della Tunisia hanno annullato i collegamenti via traghetto e i voli della compagnia di bandiera Tunisair ad eccezione di un viaggio settimanale per Roma. Sempre nel Maghreb la compagnia tedesca Tuifly lunedì ha lasciato 80 italiani a Marrakech, in Marocco, dopo aver annullato il volo per Torino senza preavviso.Provvedimenti analoghi sono stati presi dal governo albanese (che ha bloccato ieri aerei e traghetti che collegano il Paese delle aquile e l'Italia) e, precedentemente, da quello israeliano. La situazione sta diventando drammatica soprattutto per Alitalia, già colpita da una gravissima crisi aziendale. Due giorni fa hanno volato con la compagnia 10.000 passeggeri su 80.000 medi. Sono state chiuse le rotte verso Malta, Tunisia, Marocco e ci sono limitazioni per i viaggi verso il Giappone. Cancellati stabilmente anche i voli verso Mauritius, Maldive e Seul, in Corea del Sud. Altri collegamenti sono stati soppressi per mancanza di passeggeri, come quelli verso New York (da 4 a un collegamento al giorno) o Boston. E quando gli aerei partono, decollano semivuoti (viene occupato in media il 40% dei posti disponibili e si prospetta un forte calo). Dal 23 marzo verrà riattivata la cassa integrazione straordinaria per coinvolgerà la quasi totalità dei dipendenti.Paradossale la vicenda delle protezioni: 20.000 mascherine ordinate da Alitalia per il proprio personale, secondo fonti interne alla compagnia, sono state sequestrate nel porto di Livorno dalla Protezione civile, che ha ritenuto più urgente approvvigionare gli ospedali che rischiano di rimanere a secco. Un episodio che la dice lunga sullo stato confusionale in cui versa il nostro Paese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/laustria-chiude-il-confine-con-litalia-anche-dallafrica-non-ci-vogliono-piu-2645453790.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="se-la-popolazione-non-stara-in-casa-lepidemia-durera-per-dei-mesi" data-post-id="2645453790" data-published-at="1757540882" data-use-pagination="False"> «Se la popolazione non starà in casa l’epidemia durerà per dei mesi» Il numero dei contagi da coronavirus in Italia è il secondo al mondo. Ha superato quasi di 2.000 unità quello registrato in Corea del Sud, che fino a qualche giorno fa aveva numeri simili. Il dato che però colpisce è la mortalità: otto volte più alto, con 463 decessi contro i 53 sudcoreani. La distanza con gli altri Paesi dell'Europa occidentale è ancora più evidente. L'interpretazione di questo dato non è semplice, ma «si possono fare delle ipotesi», secondo Carlo La Vecchia, ordinario di epidemiologia all'Università degli Studi di Milano. L'anzianità della popolazione italiana secondo lei non c'entra con la più alta mortalità. Perché? «Italia e Corea del Sud hanno una popolazione simile (60 milioni e 51 milioni di abitanti rispettivamente, ndr) e la percentuale della popolazione anziana non è molto diversa, ci sarà 1 milione di differenza. L'età mediana dell'Italia è pari a 44,5 anni, più bassa dei 47,1 anni della Germania e dei 46,1 del Giappone. L'attesa di vita varia di soli 2-3 anni. La escludiamo». La Corea del Sud ha circa il quadruplo dei posti letto rispetto all'Italia (dati Ocse). «Quello che fa la differenza sono i Cpap, i sistemi di respirazione assistita che fanno evitare la terapia intensiva a coloro che sviluppano la polmonite. Se affrontata tempestivamente, la polmonite si può risolvere. Non sono i letti, ma i dispositivi ad essere necessari. Noi non ne abbiamo abbastanza, visto che non riusciamo a gestire le polmoniti». Qualcuno ipotizza che ci siano questioni culturali: la tendenza a trasgredire le regole e il continuo stringersi le mani, abbracciarsi. «Non è chiaro perché la Covid-19 sia scoppiata in modo così drammatico in Italia. Può essere una possibilità. Quello che è mancato sicuramente è il controllo di quelli che tornavano dalla Cina in gennaio». L'Italia aveva chiuso i voli. «Gli altri Paesi, all'arrivo dei passeggeri, hanno fatto il triage, cioè un questionario di 5 minuti. Noi abbiamo chiuso i voli. Un errore perché il virus è arrivato attraverso percorsi diversi, non controllati». La Corea del Sud ha eseguito quasi il quadruplo dei test dell'Italia: 150.000 contro i nostri quasi 40.000. In Corea hanno fatto verifiche anche lungo le strade. Più controlli, meno morti? «Questo può essere vero per la Corea, ma meno per l'Europa occidentale. Il numero dei malati che muore in Germania e Francia è intorno all'1% e fanno meno test della Corea». Abbiamo però i primi dati sul focolaio padovano di Vo' e anche di Lodi, che mostrano come fare test a tappeto e il restare a casa per 15 giorni abbia ridotto il contagio. «Tenere la gente in casa è assolutamente necessario. Quando l'epidemia si diffonde in modo massivo, il risultato di oggi non vale più domani. Non ci sono risorse per fare test. A Wuhan hanno deciso di occuparsi solo dei casi conclamati. Il test vale nell'ipotesi iniziale, cioè quando c'è la speranza che identificando i contatti si possa contenere la diffusione. Oggi non è più realistico. Meglio stare a casa». In Italia i casi sono sottostimati? «Non sappiamo se i casi che vengono registrati siano un quarto o un decimo di quelli reali. Sappiamo che nella maggior parte delle persone, soprattutto donne, il Covid-19 dà una malattia lieve e che in una quota indefinita non si sviluppa». Forse le altre nazioni hanno un altro metodo di conteggio? «Molti anziani che muoiono senza diagnosi, all'estero, è molto probabile che possano essere positivi al Covid-19. Però è difficile che siano centinaia. Piuttosto: Francia, Germania e Spagna hanno i dati che c'erano in Italia qualche giorno fa, con andamento simile. Cinque, sei giorni però sono importanti per organizzarsi». Per quanto tempo continuerà la diffusione? «Difficile dirlo. Anche in Cina, dove i casi sembrano livellarsi, i numeri non scendono. Ne avremo per almeno i prossimi due mesi, se non cambiamo le abitudini e stiamo in casa».
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