2022-02-11
L’Anpi usa gli ebrei per silenziare le foibe
Celebrazione dei martiri delle foibe a Milano (Ansa)
Pur di sminuire il ricordo dell’orrore comunista, i «partigiani» attaccano la circolare del Miur che accosta lo sterminio al progetto titino, esplicito, di eliminare la «categoria» degli italiani: «Si banalizza la Shoah». Un bieco pretesto, ma Bianchi ci casca e si accoda.Commento dileggiante sul profilo Twitter del «Tg2». Gennaro Sangiuliano: «Quereliamo».Lo speciale contiene due articoli.Anche i morti devono avere la patente. Settantacinque anni dopo, la sinistra italiana resiliente ed inclusiva (nei giorni dispari) continua a vivere male il ricordo delle foibe, tanto da aggrapparsi ad ogni appiglio per polemizzare, distinguere e in definitiva minimizzare il sacrificio dei nostri connazionali. massacrati dai partigiani titini alla fine della Seconda guerra mondiale. Perché? Perché erano profughi italiani. Di conseguenza i miliziani comunisti confezionarono un’operazione di pulizia etnica la cui sanguinaria barbarie rimane viva nella memoria. È il Giorno del Ricordo. Ma per molti a Ovest di Enrico Letta è anche il giorno della grande gastrite rossa.Dopo le parole storicamente definitive del presidente Sergio Mattarella due anni fa sul ciglio della foiba di Basovizza («La memoria aiuta a costruire un futuro di rispetto»), ci si augurava che le impuntature ideologiche fossero limitate a qualche accademico frustrato o a qualche storico di quarta fila. Invece è bastata una circolare del ministero dell’Istruzione a favore dell’esercizio della memoria nelle scuole per far riemergere atavici mal di pancia. Lo scritto, firmato dal capo dipartimento Stefano Versari, spiega la radice del male quando «riduce a categoria umana ciò che vuole piegare e nullificare» ed esemplifica come abissi il genocidio degli armeni, il massacro dei musulmani a Srebrenica e soprattutto l’Olocausto. Per il solo fatto di contenere nello stesso paragrafo foibe e genocidio degli ebrei, l’Anpi e la sinistra (Raffaele Fiano, Nicola Fratoianni, qualche grillino, Osvaldo Napoli di Coraggio Italia e Leu) hanno bocciato il documento. L’associazione partigiani ha chiesto «lumi urgenti al ministero su questa comparazione che consideriamo storicamente aberrante e inaccettabile». Il corto circuito è tutto a sinistra poiché il ministro Patrizio Bianchi (allievo di Romano Prodi ed ex assessore regionale di Vasco Errani e Stefano Bonaccini) è organico al progressismo piddino da quando andava all’oratorio. Il numero uno del dicastero è subito corso a precisare, contro il suo stesso dirigente: «Ogni dramma ha la sua unicità, va ricordato nella sua specificità e non va confrontato con altri, con il rischio di generare altro dolore». In realtà il passaggio ha irritato anche l’Unione delle comunità ebraiche italiane («circolare sconcertante»), e Bianchi ha chiamato la presidente Noemi Di Segni per scusarsi. La nota è equivocabile solo per un deficit di comunicazione o di buona fede. Ecco il passaggio incriminato: «Non si tratta - suggerisce Zygmund Bauman - di sacralizzare, da un lato, o banalizzare, dall’altro, le deportazioni, gli orrori, i genocidi. Non se ne riduce in tal modo il portato di violenza, perché si rischia di non comprenderne le radici. Il Giorno del Ricordo e la conoscenza di quanto accaduto possono aiutare a comprendere che, in quel caso, la “categoria” umana che si voleva piegare e culturalmente nullificare era quella italiana. Poco tempo prima era accaduto, su scala europea, alla “categoria” degli ebrei. Con una atroce volontà di annientamento, mai sperimentata prima nella storia dell’umanità. Pochi decenni prima ancora era toccato alla “categoria” degli Armeni. E poi? Sempre vicino a noi, negli anni Novanta, vittima è stata la “categoria” dei musulmani di Srebrenica... Non serve proseguire. Allo sconvolgimento e all’empatia per le vittime deve associarsi il tentativo di riflettere sugli effetti della riduzione etica delle persone umane a “categorie”, perciò stesse dis-umanizzate».Nessuna comparazione. Nel documento si sottolinea che l’Olocausto fu «un’atroce volontà di annientamento mai sperimentata prima». Seguono esempi di categorizzazione bestiale, per far comprendere quali abissi possa raggiungere l’uomo quando abbandona la strada della ragione. Eppure il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, si scandalizza su Facebook perché «si equiparano gli italiani agli ebrei». Singolare obiezione da parte dell’associazione che il 25 Aprile impedisce alla brigata ebraica di sfilare in corteo. Anche Fiano (Pd) tuona: «Il paragone che un documento del ministero dell’Istruzione fa tra progetto di sterminio totale del popolo ebraico e il massacro delle Foibe ad opera delle truppe titine è totalmente sbagliato». Con un eccesso da centro sociale, Fratoianni la butta in politica: «Ogni anno si ripete il solito copione della destra di equiparare questo massacro all’unicità della tragedia della Shoah. Un’operazione cinica e strumentale che non c’entra nulla con il rispetto del dolore e con la verità storica».Operazione strumentale è semmai bocciare uno scritto equilibrato e per nulla superficiale senza averlo letto. Operazione strumentale è implicitamente definire il genocidio degli Armeni o Srebrenica massacri di Serie B. Da 75 anni la sinistra tenta di sminuire in tutti i modi il Giorno del Ricordo, non riuscendo a trattenere un infantile fastidio fisico fino al 10 febbraio sera. La memoria selettiva è la peggiore perché smaschera chi la adotta. E coglie in fallo chi conta, pesa e colora i massacri della Storia a seconda della convenienza politica di oggi. Secondo i contestatori quei morti non dovevano finire non solo nello stesso capoverso, ma neppure nella stessa era geologica. Dicono a Beirut, dove di eccidi se ne intendono: «Nessuno ha l’esclusiva del dolore. Mai». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lanpi-usa-gli-ebrei-per-silenziare-le-foibe-2656633980.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dalla-politica-solita-sfilata-di-parole-diventa-un-caso-lo-sfregio-al-tg2" data-post-id="2656633980" data-published-at="1644588176" data-use-pagination="False"> Dalla politica solita sfilata di parole. Diventa un caso lo sfregio al «Tg2» «Il Giorno del Ricordo ci impone di fermarci e riflettere sulle terribili sofferenze vissute dagli italiani nell’Alto Adriatico intorno alla fine della Seconda Guerra Mondiale e a distanza di oltre 70 anni, dobbiamo cogliere l’opportunità di questa giornata per continuare a indagare sulle cause profonde di quanto accaduto. Oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e del regime comunista di Tito. E ricordiamo tutti coloro che furono costretti a lasciare la propria terra. Le loro storie sono un avvertimento quanto mai attuale del pericolo rappresentato dai totalitarismi e dalla violenza politica. Perché quelle divisioni, quell’odio, quei soprusi non trovino mai più spazio in Europa», così il premier Mario Draghi, intervenendo nell’Aula del Senato per la cerimonia in memoria delle vittime delle foibe. Di memoria storica e riconciliazione aveva già parlato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando nel 2020 tenendo per mano il presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor davanti al monumento nazionale di Basovizza, la foiba sul Carso triestino, aveva parlato di «patrimonio comune del passato, per un dialogo che deve ispirarsi ai valori che oggi ci accomunano: il pluralismo, la democrazia, la libertà». Anche nel messaggio di ieri, il neo rieletto Mattarella ha ribadito che «il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione», aggiungendo che «è un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre». Una pagina drammatica che la storiografia ufficiale ha rimosso per anni come ha sottolineato ieri, davanti al Parlamento europeo, Carla Cace esule dalmata di terza generazione e presidente della più antica associazione italiana in esilio: «A quasi 20 anni dall’istituzione nel 2004 in Italia della legge per il Giorno del Ricordo, in memoria degli oltre 12.000 italiani infoibati o giustiziati e circa 350.000 costretti all’esodo è importante fare una valutazione su quanto è stato fatto e quanto resta ancora da fare per poter parlare davvero di memoria condivisa». A ridimensionare i fatti qualche giorno fa era stato Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena che aveva organizzato un convegno intitolato «Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi dei Giorno del Ricordo», mentre ad umiliare vittime e discendenti è stato ieri un video pubblicato a commento di un post su Twitter del Tg2, per annunciare uno speciale sulla repressione dei comunisti titini. Oltre a commenti oltraggiosi, nel video si vede una persona che urina in una cavità carsica e che sembra essere una foiba. Uno sfregio secondo il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano che ha annunciato una querela: «Si tratta di un gesto volgare che offende non solo il nostro lavoro ma soprattutto la memoria di questa immane tragedia nazionale. La memoria delle Foibe, dopo un lungo oblio, è diventata memoria condivisa. Questo è un valore dell’identità comune. Noi non ci lasceremo intimidire e continueremo a raccontare con scrupolo e dedizione alla verità il dramma delle Foibe e degli esuli». Immediata la condanna del mondo politico.
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