2023-11-15
Landini si piegò al green pass. Ora blocca l’Italia per i bonus
Maurizio Landini e Mario Draghi (Ansa)
Il sindacalista, che scodinzolava con Mario Draghi e lasciava calpestare i diritti dei lavoratori, accampa motivazioni fumose per una mobilitazione solo politica che gli spiani la strada verso la traballante poltrona di Elly Schlein. I capi di Cgil e Uil disertano l’incontro con Matteo Salvini: pronta la precettazione.Maurizio Landini è preoccupato: la decisione della Commissione di garanzia con cui sono state dichiarate illegittime le modalità di sciopero del 17 novembre metterebbe in discussione il diritto soggettivo dei lavoratori di astenersi dal lavoro. A sentire il capo della Cgil, in questo modo il garante violerebbe un principio costituzionale, che riconosce a ogni italiano la libertà di incrociare le braccia quando gli pare. In realtà, l’articolo 40 fissa dei principi a tutela del diritto di sciopero, ma dice anche che la protesta si deve esercitare nell’ambito delle leggi che la regolano, cioè rispettando le norme che vietano astensioni dal lavoro improvvise nei trasporti e in tutti quei settori che svolgono un servizio pubblico. Insomma, diritto di sciopero ma non diritto di far la guerra agli italiani, i quali non sono certo la controparte di Cgil, Cisl e Uil. Fin qui è tutto chiaro e dovrebbe essere chiaro anche per Landini. Ciò che invece resta oscuro sono le motivazioni della protesta e, soprattutto, le ragioni che inducono il segretario della più importante confederazione a ritenere che lo stop dell’Authority sia un attacco alla libertà sindacale. Cgil e Uil (la Cisl non aderisce alla protesta) intendono contestare la manovra «tutta una tantum e bonus, con l’indebitamento che non cala» ha spiegato Landini in un’intervista al Corriere della Sera. È dai tempi di Matteo Renzi che i governi, quando le casse pubbliche lo permettono, distribuiscono una tantum e bonus, però non mi sembra che in passato i sindacati si siano agitati fino al punto di dichiarare uno sciopero generale. In fondo, i soldi sono soldi, a prescindere che siano per sempre o per un solo anno. Secondo Bankitalia, tre lavoratori su quattro alla fine si ritroveranno in tasca 600 euro in più, che non sono tanti, ma neppure pochi. Eppure a Landini prudono i piedi dalla voglia di marciare e dunque ogni pretesto è buono per organizzare un corteo. Dunque, oltre all’indebitamento che non scende (forse sarebbe il caso di informarlo che il debito pubblico è in costante ascesa da almeno vent’anni), il segretario della Cgil se la prende con il concordato preventivo, con l’autonomia differenziata e - udite udite - con la riforma istituzionale, che riduce a notaio il ruolo del presidente della Repubblica. Vi state chiedendo che cosa c’entri il premierato o il federalismo con i salari o i contratti che non si firmano? Niente, ovviamente, ma tutto fa brodo pur di schierare il sindacato contro il governo e lanciare un’opa su un Partito democratico che, da quando a guidarlo è Elly Schlein, è ancora più debole e fiacco. In primavera si terranno le elezioni europee e il voto sarà un grande test per la maggioranza, ma anche per l’opposizione, soprattutto se le urne confermeranno i sondaggi che danno il Pd al 18%. Nel caso la segretaria con armocromista al seguito portasse a casa un risultato inferiore a quello di Enrico Letta alle ultime politiche (19,3%), difficilmente passerebbe l’estate. Dunque, così come a bordo ring già si sta scaldando Paolo Gentiloni, che l’anno prossimo con il cambio della Commissione Ue sarà disoccupato, anche il segretario della Cgil pensa al suo domani. È alla guida della confederazione di corso Italia dal gennaio del 2019 e fino a qualche tempo fa si riteneva che volesse fondare un suo partito, ma visto che altri hanno sfondato il Pd, probabilmente l’ex metalmeccanico duro e puro guarda con interesse alla poltrona vacillante di Elly Schlein. Così, eccolo protestare e parlare di «attacco al diritto di sciopero» di fronte al quale il sindacato non starà a guardare. A dire il vero, Landini non è sempre stato così intransigente ed esigente. Basta infatti guardare agli anni scorsi per rendersi conto che la Cgil è stata proprio a guardare. È sufficiente infatti ripensare agli anni del Covid, quando nessuno si preoccupò se il diritto di manifestare e scioperare fosse stato violato. I portuali di Trieste vennero caricati dalla polizia nell’indifferenza generale. Un episodio che una fiction televisiva in onda sulla Rai, Blanca, ha di recente ricordato, ma rovesciando i fatti, per sostenere che i portuali avessero aggredito gli agenti e nella rissa ci fosse scappato il morto, ovviamente per colpa dei manifestanti. Né allora, né ora, Landini si indignò. All’epoca, i lavoratori che scioperarono contro il green pass furono oggetto di sanzioni disciplinari senza che la Cgil muovesse un dito: c’è voluta una sentenza del giudice del lavoro per stabilire l’illegittimità dei provvedimenti. Così come, a distanza di anni, la gran parte dei tribunali a cui si sono rivolti operai e impiegati lasciati senza stipendio perché rifiutarono di vaccinarsi, sta riconoscendo le violazioni compiute in danno dei lavoratori. E Landini all’epoca dov’era? Forse dormiva? No, abbracciava Mario Draghi, forse sedotto sulla via del governo.
Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri (Ansa)
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