2025-10-26
Landini ridotto a rincorrere l’Usb nella gara agli scioperi sulla manovra
Corteo anti legge di bilancio. La Cgil ha perso la spinta propulsiva su Gaza e ci riprova con l’economia: possibili chiusure contro le norme del governo. Ma gli autonomi l’hanno preceduta: serrata il 28 novembre.Forse l’anti-Meloni lo hanno trovato, è una bomba; è il supersindacalista Sigfrido Ranucci alla testa di pensionati (tale è il 47% degli iscritti alla Cgil) e magistrati uniti nella lotta. Dice ai 200.000 - tanti ne stima la Cgil – che hanno sfilato ieri a Roma: «Vi ringrazio perché avete messo in agenda la difesa della libertà di stampa: significa poter spiegare perché 6 milioni di italiani non possono curarsi, perché quasi 6 milioni di persone sono sulla soglia di povertà». Tutto studiato visto che i temi della mobilitazione erano: l’aumento di salari e pensioni, investimenti nella sanità e nella scuola, riforma fiscale, per dire no a precarietà e riarmo. Maurizio Landini, invitando mister Report, ha rischiato che l’ospite d’onore gli rubasse la scena. Scandisce Landini dal palco di piazza San Giovanni - la piazza rossa per antonomasia - «Abbiamo invitato Sigfrido Ranucci per esprimergli la nostra solidarietà: siamo di fronte a un attacco alla libertà di stampa, alla libertà di lavorare, alla magistratura, la nostra manifestazione l’abbiamo chiamata “Democrazia al lavoro” perché pensiamo che c’è una crisi della democrazia e la democrazia si difende praticandola». Ma Sigrifido Ranucci è andato anche all’Associazione nazionale magistrati; lo hanno accolto per quello che è: una star. Magari domani un eventuale diffamato da Report che prendesse torto potrebbe dubitare che la legge sia davvero eguale per tutti, ma sono quisquiglie. Così a Landini per riguadagnare il centro della scena non è rimasto che rilanciare: è possibile uno sciopero generale contro la legge di bilancio. Esaurita la spinta propulsiva della Palestina – gli sta cerando qualche problema la perdurante violenza delle manifestazioni pro-Pal come venerdì a Roma, come ieri a Torino – il capo della Cgil deve trovare un altro modo per pigliarsela col governo di Giorgia Meloni. Così dalla testa del corteo annuncia: «Vogliamo dimostrare che c’è una parte molto importante del Paese che scende in piazza e chiede cambiamenti; se non saremo ascoltati e non sarà modificata radicalmente una legge che consideriamo sbagliata, non escludiamo assolutamente nulla. Di sicuro non finisce qui la nostra mobilitazione, se le cose non cambiano». Non devono però averlo avvertito che a pensarla così è da solo. Non lo segue più neppure la Uil di Pierpaolo Bombardieri che lo aveva accompagnato per un pezzo di strada. La Uil ha detto: «Nel confronto con il governo siamo soddisfatti intanto per il metodo». Daniela Fumarola della Cisl sulla legge di bilancio dà un giudizio «complessivamente positivo». In piazza Maurizio Landini ha barattato l’unità sindacale con l’idea di mettersi alla testa dell’opposizione a Meloni, forse per una lotta interna al Pd. Oggi la Cgil invece di tenere unite le rappresentanze dei lavoratori fa a gara con i sindacati di base che, in nome dell’antagonismo, hanno già proclamato con le sigle Usb e Cub lo sciopero generale del 28 novembre. Sembra che il capo della Cgil sia stato contagiato dalla vetusta sindrome del Pci: nessun nemico a sinistra. E ripropone sulla legge di bilancio lo stesso schema che ha usato per accattivarsi i pro-Pal. Che quella della Cgil sia una posizione a prescindere lo si capisce da questa affermazione di Landini: «Fratelli d’Italia festeggia i tre anni di governo Meloni, ecco non c’è proprio niente da festeggiare. Quelli che non festeggiano sono quelli che sono qua in piazza», aggiunge, «perché in questi tre anni la loro condizione di vita e di lavoro è peggiorata, perché chi lavora è sempre più povero e chi è ricco è sempre più ricco». Dal palco il segretario della Cgil sfotte il ministro Matteo Salvini: «Salvini dice che parlo da ministro di un governo Schlein? No, è lui che non parla da ministro; io faccio il sindacalista, lui è anche vicepresidente del Consiglio e ha vinto le elezioni dicendo che avrebbe cambiato la “Fornero” e invece l’Italia è il Paese con l’età pensionabile più alta di tutta Europa e con i giovani precari e senza un futuro previdenziale». Così il confronto dentro il Governo per Landini diventa «un teatrino» perché «sono tutti d’accordo sul non aumentare i salari, sul non cancellare la precarietà, sul far pagare le tasse a lavoratori e pensionati, nel non eliminare il fiscal drag. Sono tutti d’accordo quando non aumentano i soldi per la sanità e nel fare i condoni». E poi l’attacco politico: «Ci sono cose nuove, che vengono dal Paese, dal basso, dal popolo, e c’è chi non le vuole vedere anzi, c’è chi demonizza chi scende in piazza perché ha paura della democrazia». La delegazione del Pd - messa un po’ all’angolo e composta da Marta Bonafoni, Andrea Casu, Annalisa Corrado, Gianni Cuperlo, Alfredo D'Attorre, Arturo Scotto e Nicola Zingaretti, annuisce. Nicola Fratoianni (Avs) s’entusiasma: «Siamo qui per ricordare alla Meloni che oltre al suo Paese dei balocchi c’è il Paese reale dove il costo della vita cresce senza sosta e gli stipendi sono fermi da trent'anni». La Meloni è a Palazzo Chigi da soli tre, ma ricordarlo oggi a Landini e Fratoianni pare brutto.
Chicco Testa (Imagoeconomica)