2021-02-20
Lamorgese e Di Maio: «Anche Conte sequestrava i migranti»
All'udienza di Catania il ministro dell'Interno confessa che nei confronti delle Ong s'è comportata proprio come il predecessore alla sbarra con un'accusa infamante. Il collega degli Esteri: «Era la linea del governo». E quindi adesso che si fa? Si processa pure la Lamorgese? E pure Di Maio? E pure il premier Conte? E pure tutti i ministri dei suoi governi? Organizziamo un bel maxi processo per tutti coloro che hanno avuto una poltrona in un dicastero dal 2018 in qua? E dove? Magari in uno stadio? Affittiamo il Cibali (oggi Angelo Massimino) di Catania? O meglio La Favorita di Palermo? E i sottosegretari? Che facciamo? Non vogliamo dare almeno un concorso esterno? Un favoreggiamento? E ai ministri nel nuovo governo Draghi? Possono forse passarla liscia? Che dite? Cominciamo a mandargli un avviso di garanzia, così tanto per portarci avanti? Apriamo un tunnel per il collegamento diretto tra il Viminale e il tribunale di Catania? Oppure, più semplicemente, il giudice per le udienze preliminari proscioglie Salvini dalle assurde accuse cui è stato sottoposto e ammette che questo processo è stata una solenne minchiata? Non che ci fossero molti dubbi, ma nell'udienza tenutasi ieri a Catania la realtà dei fatti è apparsa candida come la neve a 3.000 metri, per quelli che possono sciare. Siamo al processo per la nave Gregoretti, bloccata in porto sei giorni nel luglio 2019 con 130 immigrati a bordo, come ricorderete. L'ex ministro Salvini è sotto accusa per sequestro di persona. Ieri erano di scena in tribunale, come testimoni, l'attuale ministro degli Interni Luciana Lamorgese e l'attuale ministro degli Esteri, Luigi di Maio. Ebbene: quest'ultimo ha dichiarato che «la distribuzione degli immigrati sbarcati era uno dei fondamenti del governo Conte 1 e Conte 2», ammettendo dunque che le scelte non erano un'iniziativa del leader della Lega ma rispondevano a una precisa linea politica di tutto l'esecutivo e che tale linea non è stata modificata quando il Viminale ha cambiato inquilino. E la Lamorgese ha candidamente confermato che, sulle regole degli sbarchi, lei ha continuato di fatto a applicare gli stessi criteri di Salvini. Sollevando così un'inevitabile domanda: se i criteri sono gli stessi, perché allora Salvini è finito sotto processo per sequestro di persona e lei invece no? Durante l'udienza la discussione si è concentrata sul caso Ocean Viking. È il 18 ottobre 2019. Luciana Lamorgese è da poco più di un mese ministro dell'Interno. La nave della Ong francese Sos Mediterranée, con più di 100 migranti a bordo, chiede un porto sicuro. Lo sbarco avviene il 30 ottobre. Dodici giorni dopo. La motivazione? Sempre la stessa: prima di accettare lo sbarco, bisogna procedere con il ricollocamento degli immigrati. È la linea di condotta decisa dal governo Conte 1, proseguita dal Conte 2, come ammesso appunto dal ministro Di Maio, e mai messa in discussione fino ad ora. La stessa linea di condotta che ha spinto l'allora ministro degli Interni Matteo Salvini a far attendere qualche giorno il permesso di sbarco alla Diciotti e alla Gregoretti, lasciando gli immigrati sulle navi per tentare di procedere al ricollocamento. Qual è la differenza? Che per la Diciotti e la Gregoretti (6 giorni di attesa) Salvini è stato accusato di sequestro di persona. Per la Ocean Viking (12 giorni di attesa), invece, niente. Nessun magistrato si muove. Come mai? Il fatto eclatante di ieri è che è stata la medesima Lamorgese a dire, testualmente, che «c'è continuità di azione fra i casi Diciotti, Gregoretti e Ocean Viking». Proprio così: «Continuità di azione». E allora, se c'è continuità di azione ministeriale, perché non c'è continuità di azione penale? Perché nei primi due casi si intravvede un reato e nel terzo invece no? Soltanto perché nei primi due casi il ministro era leghista, brutto sporco e cattivo, mentre nel terzo è una signora prefetta benedetta dalla sinistra? Siamo alla giustizia a corrente alternata, come le palle dell'albero di Natale? Oppure la magistratura fa politica, come si evince dalle intercettazioni di Luca Palamara («Salvini ha ragione, ma bisogna colpirlo»)? Il giudice che ha nelle mani il caso ha avuto di recente una qualche notorietà anche televisiva. Si chiama Nunzio Sarpietro. Il 28 gennaio scorso, dopo essere andato a interrogare a Palazzo Chigi l'allora premier Conte, si è lasciato andare a una conferenza stampa fuori luogo davanti a Palazzo Chigi, esprimendo anche giudizi politici non richiesti e forse persino portasfiga («Mi auguro il Conte ter»). E poi per concludere l'opera si è fatto aprire un ristorante romano, violando le regole del lockdown, per sbafarsi pesce crudo a volontà con accompagnamento di champagne. Toccherà a lui decidere, dopo queste udienze, se prosciogliere Salvini o se mandare a processo l'intera compagine ministeriale passata, presente e forse anche futura. Con un uomo così tutto può accadere, è ovvio. Ma conoscendo la sua passione per i gamberi c'è da augurarsi che ne tragga la giusta ispirazione. E faccia fare al processo l'unica cosa sensata possibile. Cioè un definitivo passo indietro.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.