2022-03-06
L’amore impossibile dei ginkgo di Verona, due bicentenari accanto a Giulietta
Uno scatto delle foglie di gingko biloba (iStock)
Poco distante dal famoso balcone, in un piccolo giardino nel centro storico, due piante monumentali meritano la visita.Esiste una città che ha saputo inventarsi il terrazzo degli innamorati per antonomasia, Giulietta e Romeo, immortalato da William Shakespeare e visitato ogni giorno da una nutrita masnada di giovani elettrizzati; ed è sempre qui che si può visitare la tomba che non è mai stata una tomba ma la retorica turistica dei nostri anni oramai celebra come la tomba di Giulietta. La fantasia onora una storia sentita o letta quasi per caso e poi diventa nutriente per il bisogno di romanticismo che coltiviamo nella nostra realtà. Non lontano dal balcone magico esiste una coppia di alberi secolari che cresce in un piccolo giardino nel centro storico di Verona, in via Arche Scaligere - le magnifiche tombe gotiche - in Piazza Indipendenza o già delle Poste, memoria degli scomparsi Orti Scaligeri (l’orto botanico locale), che fu iniziato nel corso del XIV secolo. Poco distante dalla piazza delle Erbe, sotto la magnifica Torre dei Lamberti, ovviamente a pochi passi anche dall’Arena, radicano gli alberi che ora andremo a visitare. Il centro di Verona è circoscritto, si gira in pochi respiri, come tante città del Lombardo Veneto ovviamente è oramai asserragliato da negozi di moda, gioiellerie, profumerie, poche librerie, bar, banche, negozi di telefonia. I pochi alberi che si ricordano tendenzialmente occupano i giardinetti dirimpetto all’Arena, il Giardino Giusti e sulla collina il Parco delle Colombare e, ovviamente, il viale che divide il cuore della città dalla periferia, ad esempio dal vasto piazzale della stazione degli autobus e dei treni. La coppia di curiosi coniugi lignei del centro di Verona attira attenzione in pochi giorni di inizio novembre, quando le foglie a forma di ventaglio si dipingono di un giallo vivo, spiccato, appariscente, e in poche ore precipitano dipingendo un’aureola dorata che è tutta da ammirare, spesso appesantita dalla pioggia insistente della stagione tardo-autunnale. Sono alberi monumentali, possenti nella dimensione e nella proiezione aerea ma non come altri esemplari di ginkgo che ho incontrato in Italia, e penso, ad esempio, al grande ginkgo del giardino della Biblioteca Ariostea o Palazzo Paradiso di Ferrara, e nientemeno i più grandi come il più annoso di Tokyo, coi suoi 700-800 anni stimati, un albero sopravvissuto ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Entrambi gli alberi veneti vengono considerati bicentenari, nonostante i loro tronchi, visivamente, siano molti diversi; entrambi inoltre sono maschi il che li renderebbe una coppia, per restare nei confini del gioco con cui abbiamo aperto questo articolo, omosex, ma fermiamoci qui.La botanica si esprime in questi termini: «Ginkgo biloba è una pianta gimnosperma, unica specie ancora sopravvissuta della famiglia Ginkgoaceae, dell’intero ordine Ginkgoales e della divisione delle Ginkgophyta. È un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa nel Permiano e per questo è considerato un fossile vivente. Il nome deriva dal giapponese gin kyo, ovvero albicocca d’argento, già yínxìng in Cina.» Il nome botanico è stato assegnato da Carlo Linneo, il sistematizzatore della botanica moderna, nel 1771, 250 anni or sono.La stima dell’età di queste piante in effetti non mi appaga. E trovo in Internet, sul sito veramente.org, un interessante ricordo del giornalista e storico Giorgio Chelidonio che propone una foto dei giardini delle Poste così come apparivano a inizio Novecento: viale sterrato, aiuole, e una folta vegetazione tra una statua di Giuseppe Garibaldi a cavallo e i palazzi circostanti. Di quel boschetto restano oramai solo i ginkgo che si vedono, sulla sinistra, poco più che due alberelli, e quindi la teoria dei duecento anni non reggerebbe. Alberi sì secolari, ma probabilmente non più di questo. Nulla toglie alla loro attuale bellezza, soprattutto del più alto e vasto. La misura ufficiale dice altezza 25 metri, circonferenza del tronco 330 cm. Età: 220 anni, ma di questo dato abbiamo già trattato. E quindi, in un giorno come questi, mentre i rami secchi iniziano a creparsi in minuscoli anfratti, in previsione della prossima nuova foliazione, mi avvicino, attendo l’ora dopo pranzo in cui il passaggio è meno fitto e mi avvicino a chieder loro qualche consiglio.O cari gingko come state?Non ottengo risposta. Forse non capiscono la mia lingua, forse non concordano con la mia intenzione d’instaurare un minimo dialogo. Il minore non produce alcun suono. L’altro, il più vasto, mugugna, ma forse è soltanto l’eco del suo sognare mentre attende di essere risvegliato dal canto sottile delle rondini appena rientrate dal lungo viaggio nelle Afriche. Insisto ma senza ottenere alcun risultato. La mia mano li accarezza, la corteccia grigio chiara, con queste insenature verticali, dritte, più evidenti a seconda di quanto grande è il tronco. Con radici infiorate nella stessa terra c’è un grande platano, solitario, dalla parte opposta del giardino. Tronco dritto, altezza 35 metri, circonferenza del tronco 5 metri. 230 anni stimati. Questo come il maggiore ginkgo appartengono ai 206 alberi monumentali attualmente riconosciuti e protetti dalla Regione e dal ministero dell’Ambiente. Mi siedo sulle panchine che gli stanno di fronte e resto in silenzio ad ammirare il gioco di luci che si rincorrono e si tatuano tra le cortecce scagliose.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)