2023-11-08
L’Aifa: «Segnalate gli effetti avversi» Ma la procedura è ancora una beffa
L’Agenzia invita a riportare ogni reazione ai farmaci. L’iter sul sito, però, resta fumoso.«I farmaci possono causare effetti indesiderati. Segnalarli può salvare vite umane. Monitoriamo la sicurezza dei medicinali per proteggere i pazienti. Il tuo contributo è fondamentale per rendere i farmaci sempre più sicuri per tutti», è il messaggio postato dall’Aifa due giorni fa su X. Un appello a non tenere per sé «qualsiasi sospetta reazione avversa (grave e non grave, nota e non nota)», inviando la scheda di segnalazione. Tutto giusto, se non risultasse una farsa la procedura messa a disposizione dei cittadini dall’Agenzia italiana del farmaco per i danni da vaccino anti Covid. L’ha fatto presente lo scorso aprile il dottor Amato De Monte, inviando una lettera ad Aifa, ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo). Il professionista, già direttore di anestesia e rianimazione all’ospedale di Udine, attuale direttore del Sores, il Servizio regionale di emergenza del Friuli Venezia Giulia, elencava le tortuosità che rendono quasi impossibile la compilazione per un non addetto ai lavori. Il percorso di segnalazione prevede l’utilizzo di menù a tendina, che consentono di selezionare il farmaco coinvolto. Si può scegliere (non sempre) di mettere il nome del prodotto medicinale (Pm) o il principio attivo (Pa). Di fatto, se cerchi vaccino, l’elenco ne contiene 144. Dall’anticolerico all’anti influenzale. Nel mucchio, gli anti Covid si trovano al quinto, sesto, settimo posto. Un quarto è all’undicesimo posto, il quinto al quarantaquattresimo. De Monte suggeriva di raggruppare i vaccini contro il virus di Wuhan «uno di seguito all’altro», per facilitare l’utente, «non essendo immaginabile né ammissibile» una ricerca così tortuosa. Ma non è solo questione di logica zero nel fornire elenchi davvero fruibili: Aifa pone nomi assai poco identificabili. Se il cittadino ha avuto problemi dopo una dose di Janssen (poi chiamato Jcovden), della Johnson&Johnson, come fa a trovarlo alla voce in quinta posizione che riporta «Ad26.COV2-S [ricombinante]»? Quasi impossibile che riconosca che si tratta dello stesso vaccino. Identica difficoltà quando vuole segnalare problemi con Vaxzevria, noto come vaccino AstraZeneca: non lo troverà mai se non sa che è classificato come «Chadox1-S [ricombinante]». Sul sito dell’Aifa nessuno viene in aiuto, per informare che il «vaccino anti Covid-19 (ricombinante, adiuvato)», riportato all’undicesimo posto dell’elenco è il Nuvaxovid prodotto da Novavax. E perché solo 5 vaccini, quando altri «sono stati ammessi nella campagna vaccinale in Italia?», chiede lo specialista in anestesia e rianimazione, oltre che in farmacologia clinica. Già basterebbe, per bocciare come vergognosamente complicata la scheda di segnalazione di evento avverso da anti Covid. Ma l’autentica beffa si sperimenta cercando un vaccino a mRna. Digitando Pfizer, o Pfizer/BionTech, o Moderna non esce nulla. Devi scrivere Comirnaty o Spikevax, ma il cittadino li conosce associandoli alle aziende produttrici, esattamente come appare nel certificato vaccinale e dagli estratti del fascicolo sanitario.«Pertanto, il segnalatore che non conosce tali nomi non inserirà l’indicazione corretta o peggio rinuncerà alla segnalazione», faceva presente Amato De Monte, ricordando che proprio la somministrazione di tali vaccini a mRna «è stata, ed è, di gran lunga la più elevata rispetto a tutti gli altri». La farmacovigilanza passiva consente di aver conoscenza solo di qualche goccia di vaccino, che ha provocato danni, se poi le segnalazioni vengono scoraggiate in questo modo è evidente che per Aifa «il 28,0% (227/812) è indeterminato e il 9,1% (74/812) inclassificabile per mancanza di informazioni sufficienti». Il medico sollecitava «un opportuno adeguamento delle modalità di raccolta», e a giugno è arrivata la risposta dell’Agenzia del farmaco. Laura Sottosanti, dirigente ufficio gestione dei segnali, ha ringraziato «per i suggerimenti che abbiamo molto apprezzato», precisando che «il sistema è stato messo in esercizio da poco meno di un anno». Significa che sono dovuti passare due anni dall’inizio della pandemia, perché funzionasse un una procedura di segnalazione online per cittadini. Senza contare gli eventi avversi per ogni altro farmaco, che è nel diritto di tutti poter comunicare e che avranno schede altrettanto «inutili». La responsabile concludeva annunciando che «a breve andrà in produzione una modifica evolutiva del sistema». Invece, nulla è cambiato. E il segnalatore viene pure preso giro con messaggi sui social.