2023-07-16
L’affondo di Crosetto: «Nordio in una morsa tra chi vuole il potere e chi teme ritorsioni»
Guido Crosetto e Carlo Nordio (Ansa)
A sostegno del Guardasigilli accorre Matteo Renzi: «Vanno garantiti giudici imparziali». Matteo Salvini: «Poche toghe non ci fermeranno».Stop all’abuso d’ufficio e separazione delle carriere sono i pilastri della riforma della giustizia che il governo guidato da Giorgia Meloni vuole realizzare. Certamente evitando la guerra totale con le toghe che rallenterebbe un percorso già complesso di suo, ma soprattutto evitando spaccature all’interno della maggioranza per le fughe in avanti del Guardasigilli Carlo Nordio. In particolare, è stata la sua uscita sulla rimodulazione del concorso esterno in associazione mafiosa che ha alzato i toni del confronto con i magistrati e soprattutto le polemiche dell’opposizione. Anche dall’interno del governo però era arrivata la frenata del sottosegretario alla presidente del Consiglio, Alfredo Mantovano: «Ai parenti delle vittime di mafia, a Salvatore Borsellino e Maria Falcone, dico che modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità». Piedi di piombo del braccio destro della Meloni che nelle stesse ore, incontrando il presidente Sergio Mattarella al Quirinale, s’impegnava non solo ad abbassare i toni ma anche ad aggiustare in Senato l’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Ieri, però, senza entrare nel merito dei capitoli da riformare, a difendere il responsabile della Giustizia, ma anche il mandato popolare del governo, ci ha pensato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, altro big di Fdi: «Il ministro Nordio ha tutta la mia solidarietà perché si trova stretto nella morsa tra chi vuole mantenere il potere di utilizzare la “giustizia” come uno strumento di lotta politica e chi ha paura di sfidare l’ingiustizia facendo una scelta giusta, perché teme ritorsioni». «Morbido» anche il sottosegretario alla giustizia di Fdi, Andrea Delmastro, che, tra volontà di confronto e difesa di Nordio, ha detto in un’intervista: «La linea del governo è chiara: il concorso esterno non si tocca. Sono contento che il ministro Nordio abbia precisato che non è l’idea del governo. Ma comunque non ha detto che vuole abolirlo. Un corto-circuito logico», ha aggiunto, «perché il ministro ha detto che non esiste. E semmai che vuole intervenire con una norma ad hoc, che non significa abolire ma tipizzare un reato ad hoc». Pieno appoggio al responsabile di Via Arenula è arrivato invece dal neo segretario di Forza Italia Antonio Tajani: «Una cosa è il diritto, una cosa è la strumentalizzazione del diritto. Nordio dice una cosa secondo me dal punto di vista giuridico impeccabile: non si può essere mezzi mafiosi, o lo si è o non lo si è. Lui credo voglia rinforzare una posizione, non indebolirla». E aggiunge: «Non c’è nulla contro i magistrati quando sosteniamo la separazione delle carriere ma un modo per avere un processo giusto e per innalzare il ruolo giudicante perché possa essere davvero al di sopra delle parti». Condivide invece le parole di Mantovano, «la revisione del concorso esterno non è una priorità», l’altro alleato, il leader della Lega Matteo Salvini, che però ieri da Matera ha aggiunto: «Nella riforma della giustizia non ci devono essere tabù. Non possono essere pochi magistrati a bloccare una riforma». Dello stesso avviso l’interessatissimo Matteo Renzi, fresco di ingresso in commissione Giustizia al Senato, posizione privilegiata per influire sul percorso della riforma, che per il leader di Iv «Oggi serve più che mai, non mi interessa discutere di singoli temi, pur importanti. L’abuso d’ufficio, la carcerazione preventiva, le intercettazioni, il traffico di influenze, la tipizzazione del concorso esterno. Tutte scelte rilevanti, per carità, ma secondarie rispetto al vero problema. Che è uno soltanto: garantire un giudice imparziale ai cittadini e non premiare chi sbaglia per incapacità o per ideologia». All’attacco, invece, Elly Schlein: «È irresponsabile quello che il governo sta facendo nel mettere in discussione il concorso esterno: che segnale state dando?», chiede la segretaria Pd. Intanto, ieri a Coffee break su La7, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha spiegato meglio cosa volesse dire con l’espressione «la separazione delle carriere è un pericolo per la democrazia». «Non è un’espressione molto forte se si approfondisce: se separiamo il pm dal giudice, mi riferisco all’ormai famosa imputazione coatta, si porta fuori dalla giurisdizione il pm. A quel punto, una volta che abbiamo separato, il pm si controllerà da solo o sarà controllato da chi? Questa è la domanda. Che succede al pm?». In proposito, ieri il ministro Nordio ha detto: «Attualmente non abbiamo calendarizzato la proposta della separazione delle carriere. Probabilmente la porteremo nella prossima riunione di maggioranza, prima delle vacanze estive, per definire le tempistiche, perché una proposta governativa che incida su una riforma costituzionale dev’essere collegata ad altri tipi di riforme che dipendono anche da considerazioni di ordine politico».
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