2020-11-24
Ladri di bambini, volano gli stracci. La difesa: legali intercettati dal pm
L'avvocato dell'assistente sociale, accusato di aver manipolato le relazioni, attacca il sostituto procuratore: «Mancano gli atti, ma ci sono conversazioni col mio cliente». Il processo a rischio trasferimento ad Ancona.Eccezioni di nullità come se piovesse. La seconda «puntata» dell'udienza preliminare nel processo penale per i presunti allontanamenti illeciti dei bambini di Bibbiano, che s'è svolta ieri nel tribunale di Reggio Emilia, ha visto l'attacco in grande stile della difesa dell'imputato Francesco Monopoli, uno dei 24 per i quali il giudice Dario De Luca dovrà decidere se sia giustificato o meno il rinvio a giudizio. L'avvocato Nicola Canestrini, che assiste l'assistente sociale accusato di falsità ideologica, frode processuale, falsa perizia e abuso d'ufficio, e soprattutto di aver alterato dolosamente alcune delle relazioni che hanno portato agli allontanamenti dei minori, ha lamentato irregolarità e mancanze negli atti depositati dal pubblico ministero che ha guidato l'inchiesta Angeli e demoni, Valentina Salvi. In un'aula organizzata per fronteggiare l'emergenza Covid, dove ogni posto occupato dalle parti era stato distanziato e dotato di un flacone di disinfettante, Canestrini ha sostenuto di avere incontrato molte difficoltà a orientarsi nelle carte dell'accusa, che a suo dire risulterebbero prive di un indice, malamente dettagliate e monche di alcune pagine: «Non m'era accaduto nemmeno nel pur complesso processo per le violenze al G8 di Genova», ha dichiarato l'avvocato, polemico. Canestrini ha aggiunto poi che i diritti della difesa sarebbero stati violati perché sarebbero state depositate le intercettazioni di alcune conversazioni tra lui e il suo cliente. Il legale di Monopoli, inoltre, s'è adombrato del fatto che ieri in udienza il suo cliente sia stato chiamato soltanto per cognome, e ha chiesto venisse usato l'appellativo «dottore» perché, ha aggiunto, «non è ancora stato privato del suo titolo».Canestrini, insomma, ha confermato ieri la ruvida linea di difesa che ha inaugurato un anno fa, quando - con atto inusitato per l'Italia - ha deciso di denunciare alla Corte europea dei diritti dell'uomo una decina di politici, tra i quali i due ministri grillini della Giustizia e degli Esteri, Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio, il segretario della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. L'avvocato ha voluto segnalare ai giudici di Strasburgo che uomini di governo e parlamentari nell'estate 2019 avevano reso «dichiarazioni colpevoliste» sui fatti di Bibbiano, violando così «la consolidata giurisprudenza della Corte europea», che vieta «alle autorità di rilasciare pubblici giudizi anticipati di colpevolezza». In particolare, secondo il ricorso, il guardasigilli Bonafede avrebbe «confuso le ipotesi investigative con l'accusa processuale», Di Maio avrebbe criticato l'esistenza di «un orribile business sui minori», Salvini l'avrebbe quantificato in «un business da un milione di euro» e la Meloni avrebbe parlato di «orchi che mangiano i bambini e orchi che ci mangiano sopra». Le nuove eccezioni della difesa di Monopoli, presentate ieri, vanno ora a fare fronte comune con quelle, ancor più dure, che sono state presentate nella prima udienza del 30 ottobre dai legali di Federica Anghinolfi. Gli avvocati Oliviero Mazza e Rossella Ognibene, che difendono l'ex responsabile dei Servizi sociali di Bibbiano e degli altri Comuni dell'Unione della Val d'Enza, un mese fa avevano lamentato che l'accusa non avesse depositato una serie di atti e di prove a loro dire fondamentali per scagionare la loro cliente. I due legali avevano anche chiesto al giudice De Luca di astenersi dal procedimento, in nome di un presunto «diffuso pregiudizio negativo». Ma dato che in settembre, per quello stesso motivo, Mazza e Ognibene avevano ventilato addirittura la possibilità di un'istanza per la rimessione del processo, cioè per il suo trasferimento al tribunale di Ancona, ci si aspettava che questa richiesta venisse presentata formalmente ieri. Questo, invece, non è accaduto. In teoria c'è ancora tempo, perché altre eccezioni di nullità e nuove istanze potranno essere depositate prima della prossima udienza, il 17 dicembre: quel giovedì verranno tutte valutate e decise dal giudice De Luca. Per quella data si stima che altre vittime dei presunti reati si uniranno alla trentina che, fin qui, hanno chiesto di affiancarsi all'accusa. La Procura di Reggio Emilia ha predisposto un elenco di 48 potenziali vittime. Tra quelle che hanno chiesto di costituirsi parte civile al giudice De Luca, oltre ai genitori dei bambini portati via dagli assistenti sociali di Bibbiano, ci sono il ministero della Giustizia e alcune organizzazioni per la protezione delle famiglie come la Flage, Figli liberi dall'alienazione genitoriale, e il Comitato Angeli e demoni. Nel 2019 la Regione Emilia Romagna, governata dal Pd, aveva varato una commissione d'inchiesta che ha raggiunto risultati a dir poco timidi, ma a sorpresa anche il suo presidente Stefano Bonaccini ha chiesto di costituirsi parte civile. Dalla prossima udienza, a quanto ha annunciato ieri De Luca, il processo si sposterà dalla grande struttura prefabbricata nel cortile del tribunale di Reggio Emilia, dove s'è svolta fin qui, in un'aula della Corte d'assise. Se la nuova sala non sarà in grado di accogliere il gran numero di soggetti coinvolti, sarà garantito il collegamento audio e video con un'altra aula. Sempre ieri, infine, è stato fissato il calendario delle udienze. Non è fittissimo: dopo quella del 17 dicembre se ne svolgerà un'altra il 28 gennaio, e da quel momento ce ne sarà una ogni due settimane, sempre di giovedì. Covid permettendo, l'udienza preliminare dovrebbe concludersi il 25 marzo.
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