2022-08-04
L’addio di Della Valle a Piazza Affari. Francesi alla finestra
Opa volontaria a 40 euro per il delisting di Tod’s per accelerare la riorganizzazione del business. Al gruppo di Arnault il 10%.Un altro pezzo della moda e del fashion lascia Piazza Affari. Negli anni è accaduto a Damiani, Luxottica che poi tramite Essilor si è affacciata a Parigi. Mentre altri colossi sono addirittura passati di mano. Ieri però a far risuonare la parola «delisting» per Tod’s è stata la famiglia Della Valle. A sostenere la decisione di abbandonare la Borsa una serie di motivi. Il primo dei quali va ricondotto nei prezzi bassi, anzi bassissimi delle quotazioni. Non a caso negli ultimi mesi gli addii sono stati numerosi. L’As Roma è pronta a lasciare Piazza Affari. A fine luglio sono usciti i risultati dell’Opa promossa dalla Romulus and Remus Investments, che conferisce alla famiglia Friedkin il possesso del 96,1% delle azioni della società. Ora la famiglia statunitense - da due anni è azionista di maggioranza del club giallorosso - potrà avviare il delisting della Roma, previsto a fine agosto, ponendo fine alla quotazione iniziata nel Duemila. Appare più vicino il momento dell’uscita dalla Borsa anche per Carige, con il processo di acquisizione dell’istituto di credito in corso da parte di Bper Banca. Anche nel caso in cui, ad esito del periodo di sell-out, non venisse raggiunto il 95% del capitale ordinario, Borsa Italiana disporrà il delisting delle azioni. Anche Exor, holding della famiglia Agnelli, la scorsa settimana ha annunciato che lascerà la Borsa di Milano, in questo caso per trasferirsi all’Euronext di Amsterdam, presumibilmente nel corso del mese di agosto. Il trasferimento dei titoli permetterà di allineare la Borsa di quotazione della società con la struttura legale di holding olandese. L’assetto organizzativo di Exor in questo modo sarà semplificato, la società sarà soggetta alla vigilanza dell’ente regolatore olandese. Tornando invece a Tod’s l’iter è chiaro e lineare. Annunciata un’Opa volontaria sulle azioni, a un prezzo di 40 euro, con un premio del 20,4% sulla chiusura di martedì si mette in moto una mossa che punta ad acquistare il 25,55% flottante delle azioni della società di punta della famiglia, in modo da raggiungere il 90% delle quote e, conseguentemente, ottenere il delisting dal mercato. La famiglia Della Valle ha annunciato «un grande investimento» nel gruppo Tod’s per accelerarne lo sviluppo. L’obiettivo è quello di «valorizzare i singoli marchi posseduti», si legge nella nota, «dando loro una forte visibilità individuale e una grande autonomia operativa». Con questa strategia Diego Della Valle punta sicuramente a rafforzare il posizionamento dei marchi nella parte alta del mercato. Tradotto in altre parole, il delisting serve per trovare un assetto proprietario che conceda maggiori margini di autonomia nella gestione aziendale. Vale in generale, e in particolare per quelle realtà che fanno capo a una famiglia di riferimento, come spesso accadeva tra i marchi italiani del lusso. C’è dunque da aspettarsi ristrutturazioni radicali e interventi di ampio respiro nella riorganizzazione del business. Non va però dimenticato che il delisting avverrà con il 90% delle quote, mentre il restante 10 non uscirà dalle mani dei francesi di Lvmh che nel 2021 tramite la controllata Delphine sono saliti dal 3,2 acquistato già in precedenza. In altre parole il gruppo di Bernard Arnault non solo non se ne va ma si candida a interlocutore privilegiato. Se dopo il delisting la famiglia Della Valle volesse cedere a terzi le proprie quote, il diritto a fare quella che in gergo di definisce «la prima offerta» sarà nelle mani dei francesi. Nel patto parasociale stipulato tra i due imprenditori, infatti, ci sono le classiche clausole di put & call, ma che assumono forse una sfumatura diversa alla luce delle dichiarazioni sempre ribadite da Della Valle sugli scenari legati all’eventuale cessione del gruppo («se un giorno decidessi di vendere Tod’s, fiducia al 100% in Bernard Arnault», ha ripetuto più volte). Entrando nel dettaglio, nel patto di sindacato è previsto il diritto di co-vendita di Delphine: nel caso in cui il patron di Tod’s decidesse di vendere a terzi oltre il 50% delle quote, anche la famiglia francese avrebbe la possibilità di vendere il suo pacchetto alle stesse condizioni. Poi c’è il diritto di trascinamento (se Della Valle vendesse l’intera quota, anche la Delphine dovrebbe fare altrettanto) e, soprattutto, quello di prima offerta. A seguito del delisting, qualora Di.Vi. o Delphine intendano avviare negoziati con terzi per la cessione di azioni di rispettiva titolarità, Delphine o Di.Vi. (a seconda del caso) avranno il diritto di prima offerta sulle azioni poste in vendita dall’altro socio. Vale anche il caso più semplice. I francesi potrebbero decidere di cedere a Della Valle le proprie quote. Oppure esattamente il contrario. Opzione che renderebbe Arnault in cima alla lista dei parigini che controllano la moda italiana. Fendi, Bulgari, Loro Piana, Berluti, Acqua di Parma, Emilio Pucci. Non poco considerando che altri pezzi di storia come Versace, Bottega Veneta, Brioni, Pomellato, Sergio Rossi sono passati in mano di stranieri concorrenti di Lvmh.
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