2024-12-13
Labas, toghe giustificano i tafferugli: «Attivisti agirono per motivi morali»
Scontri tra gli attivisti di Labas e la Polizia a Bologna l'8 agosto 2017 (Ansa)
Nel 2017 si scontrarono con gli agenti: pena ridotta in Appello agli antagonisti bolognesi.Non è ancora chiaro il percorso giuridico scelto dai giudici di Bologna per concedere l’attenuante dei «motivi di particolare valore sociale e morale» agli attivisti del centro sociale Labas che, durante le fasi di sgombero dall’edificio dell’ex caserma Masini, in via Orfeo, l’8 agosto 2017, aggredirono gli agenti delle forze dell’ordine.Le imputazioni inizialmente avevano un certo peso: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, getto pericoloso di cose. E i fatti erano ritenuti particolarmente gravi dagli inquirenti, visto che gli imputati avrebbero anche tentato di non farsi identificare usando caschi, fazzoletti e occhiali da sole per nascondere il loro volto. Alcuni degli occupanti, dopo aver costruito barricate con dei cassonetti, lanciarono petardi, fumogeni, bombe carta e anche corpi contundenti contro gli agenti, causando a sette di loro lesioni personali con prognosi tra i sei e i 64 giorni.Ora gli otto attivisti del Labas, nel giudizio d’Appello del procedimento bis (la Corte di cassazione lo aveva rimandato indietro per la ridefinizione delle pene), hanno incassato un taglio alle condanne (che risultano sospese) proprio in virtù di una attenuante prevista dal Codice penale nel caso in cui l’imputato abbia agito «per motivi di particolare valore sociale e morale». Cinque mesi per due esponenti che avevano a carico anche ipotesi di lesioni e quattro mesi per gli altri. Tra i leader della protesta c’era Gianmarco De Pieri, uno degli otto imputati, attivista e, all’epoca, co-presidente della lista Coalizione civica, in passato condannato a un anno per travisamento durante una protesta contro un’iniziativa di Forza nuova e, in più occasioni, colpito da misure cautelari (sempre per presunti reati ideologici).Qualcuno li avrà, forse, immaginati come moderni eroi civici, custodi di una giustizia superiore. A conti fatti, però, questi nobili ideali si traducono in prognosi mediche per sette poliziotti. Gli eventi dell’8 agosto 2017 raccontano di una Bologna in stile barricata ottocentesca: cassonetti a chiudere le strade, volti mascherati, agenti presi di mira. Una protesta così animata che i giudici, con una lucidità disarmante, hanno ritenuto fosse motivata da un valore tanto alto da giustificare la riduzione delle pene. Dopotutto, chi può mettere in dubbio che lanciare bombe carta e ferire pubblici ufficiali possa essere un atto di profondo impegno sociale? E infatti i giudici parlano proprio di un «importante riconoscimento politico e sociale» per l’azione degli imputati.Il loro difensore, l’avvocato Elia De Caro, non ha mancato di sottolineare la portata della decisione, che applica una «attenuante per anni abrogata da una giurisprudenza restrittiva che riteneva che solo valori di altissima adesione collettiva fossero tali da poterla giustificare». Per la verità, nel luglio 2019 la stessa attenuante fu applicata al sindaco di Milano, Beppe Sala, per i fatti dell’Expo 2015. E sempre a Bologna è stata concessa a tre ecoattivisti di Ultima generazione, condannati per aver bloccato una tangenziale nel novembre dello scorso anno. Due casi nei quali, però, non si consumarono episodi di violenza.La Cassazione, rimandando indietro la sentenza d’appello, aveva incredibilmente riconosciuto «il valore sociale e culturale del Centro Labas» perché sarebbe «implicitamente riconosciuto dalle istituzioni e dal Comune, con la concessione di un altro spazio dedicato». Tant’è che da Labas hanno subito rivendicato: «Questa pronuncia rappresenta anche un importante riconoscimento del valore politico e sociale di quell’esperienza, nonché dell’azione di chi con il proprio corpo l’ha difesa, creando un importante precedente giurisprudenziale».Forse nel prossimo comunicato aggiungeranno che aggredire la polizia è un’arte performativa degna di un premio culturale.
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)