2018-09-25
(Ansa)
«I Risultati positivi dell'Italia sono sotto gli occhi di tutti». Così il vicepresidente alla Coesione Raffaele Fitto a margine dell’assemblea nazionale della CNA a Roma.
«Stiamo lavorando sul terreno della semplificazione in modo molto efficace. Abbiamo presentato sei omnibus che vanno nella direzione della semplificazione. Ma anche con una politica flessibile che mira a intercettare le reali esigenze che cambiano in modo molto rapido. In terzo luogo, con gli strumenti attualmente disponibili, che sono il PNRR, di cui l’Italia è il principale beneficiario, con risultati positivi e sotto gli occhi di tutti, insieme alla revisione della politica di coesione dell’attuale bilancio, un altro strumento molto importante che abbiamo messo a disposizione».
Nicola Fratoianni ed Elly Schlein (Ansa)
Il ddl Valditara passa alla Camera e l’opposizione, zitta sulla famiglia nel bosco, si scopre unita. Il leitmotiv: genitori non all’altezza.
la sinistra si è unita - senza la minima grinza - contro il ddl Valditara, che segna una linea netta contro qualsiasi tipo di incursione nelle scuole di teorie gender. Un provvedimento che mette i genitori al centro non tanto di una scelta ma di un confronto che si apre inevitabilmente nelle famiglie. Un ddl che apre al dialogo, al confronto.
Invece, in un flashmob fuori da Montecitorio, il campo largo si è ritrovato in un idem sentire senza smagliature compatto, da Carlo Calenda a Giuseppe Conte, da Maria Elena Boschi a Nicola Fratoianni. «Più educazione, meno violenza», «Educare per prevenire», «L’educazione sessuo-affettiva è un diritto!», erano le le frasi sui cartelli esposti. Ma il meglio lo hanno dato in aula. Ecco alcune delle frasi più aggressive uscite dalla bocca dei rappresentanti dell’opposizione.
Per il deputato Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra il «provvedimento puzza di ipocrisia, di integralismo, di fondamentalismo. È un rigurgito antiscientifico». Di più ancora: «Sarebbe degno di un manipolo di adepti di qualche setta esoterica. Ed è la fotografia di un’ossessione: l’ossessione del gender», che quindi sarebbe entrato eccome nelle «lezioni sessuali». Per Fratoianni gli studenti saranno così «neutralizzati» - parole sue - dalla trasmissione di questo genere di nozioni.
A far coppia con il rosso Fratoianni, troviamo Maria Elena Boschi con un esercizio di pensiero assai azzardato: «Se un genitore è terrapiattista che facciamo, non adottiamo i libri di testo che dicono che la terra è sferica? Se un padre violento dice che quel libro che parla di parità di genere non va bene, che facciamo, non lo adottiamo? La famiglia è fondamentale ma dobbiamo pensare a tante realtà che non hanno gli strumenti per accompagnare i loro figli», che magari poi «vanno su Internet a informarsi e crescono con veri e propri disturbi». E a proposito di disturbi, ecco uno strampalato collegamento tra il ddl Valditara e i femminicidi. «Noi dobbiamo prevenire i femminicidi» e per questo «dobbiamo investire sull’educazione», le parole di Boschi. «Il governo sembra voler chiudere gli occhi». Del Boschi-pensiero non vogliamo privarvi infine di una perla assoluta: «Non possiamo lasciare tutto alle famiglie». Ma sì dai, togliamo i figli a chi nega il consenso all’educazione sessuale. Del resto lo stiamo vedendo con le famiglie neorurali: chi non si adegua sia punito.
Sul collegamento strampalato tra la violenza ai danni delle donne e l’obbligo del consenso da parte dei genitori a incontri sui temi dell’educazione sessuo-affettiva si sono esibiti in tanti, a riprova della pochezza del dibattito. Ecco il pensiero della pentastellata Gilda Sportiello: «Nel Paese in cui una donna viene uccisa ogni tre giorni» il governo «va nella direzione opposta» rispetto alle indicazioni di Oms, Onu, Unesco e Parlamento europeo (Sì, potete allargare le braccia in segno di disperazione).
Al coro dei disperati non poteva mancare la paladina dei diritti Lgbt+, nonché segretaria del Pd, Elly Schlein: «Per contrastare la violenza sulle donne non basta la repressione, serve la prevenzione. Il lavoro di prevenzione devi farlo a partire dalle scuole [...], il ddl Valditara è un passo indietro». Allora entriamo nello spirito del provvedimento approvato ieri alla Camera e domandiamoci che cosa avrebbe di retrogrado e soprattutto dove creerebbe il presupposto di complicità con la violenza di genere o i violenti. Il ddl pone una semplice questione: di fronte a un minorenne vige il diritto dei genitori di fare una scelta educativa. Non siamo lontani dallo stesso criterio per cui abbiamo difeso la famiglia nel bosco. Ai genitori va riconosciuto il diritto/dovere di dare una indicazione educativa, valoriale. Perché mai sarebbe pericoloso il diritto di un genitore di conoscere e giudicare un certo percorso e certi relatori? E chi l’ha detto che invitare una influencer o un propagandista di certe teorie sia di per sé educativo? Evidentemente la sinistra ha un disegno di società preciso, contro il quale è lecito opporsi. Lo ribadiamo: questo ddl impermeabilizza i bambini delle scuole materne ed elementari (dove pure sono entrati certi programmi imbarazzanti!) e consente un dibattito in casa rispetto a un tema delicato, qual è l’educazione sentimentale e sessuale. Se in queste settimane in Parlamento è chiaro dove stanno certe idee da Soviet, non è tra i banchi della maggioranza ma dell’opposizione, che sta facendo di tutto per svuotare la famiglia e consegnare ancor più i ragazzi alle mode rese popolari dagli amici della sinistra.
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2025-12-04
Dimmi La Verità | Tobia de Stefano: «I piani di Stellantis per far produrre le Fiat ai cinesi»
Ecco #DimmiLaVerità del 4 dicembre 2025. Il nostro esperto di economia Tobia De Stefano ci rivela i piani di Stellantis per far produrre auto dai cinesi in Spagna.
Bimbo in ospedale (iStock)
Mentre Marco era in comunità la donna ha chiesto più volte che fosse visto da un medico, ma le dicevano che stava bene.
Un bimbo di 9 anni sta combattendo contro un tumore maligno senza poter avere la mamma al suo fianco. I sintomi del piccolo sarebbero stati trascurati per mesi, mentre sulla vita sua e del fratello di 10 anni si esercitava una violenza fatta di allontanamenti dalla madre ritenuta troppo ostativa nei confronti dell’ex compagno, chiusure in comunità, affidamenti al padre di cui si sospettano abusi sessuali. Intanto il medulloblastoma, tumore primario del sistema nervoso centrale a crescita rapida, si diffondeva e diventava maligno. «Chiedevo che mio figlio venisse visitato, ma il tribunale respingeva tutti i miei ricorsi dicendo che i bambini stavano bene perché il servizio sociale così relazionava, quando invece non era conforme alla verità», spiega la signora Giovanna (nome di fantasia). La storia di Marco e Luca, altri nomi di fantasia, sottratti due volte alla madre nel corso di un complesso iter giudiziario (...) di separazione, è la drammatica conferma di come il bene dei minori non sia affatto la priorità, la regola costante alla quale si attengono servizi sociali e magistratura.
Una vicenda cominciata nel novembre del 2019, quando la signora lascia Venezia e il suo compagno per tornare nella nativa Brescia assieme ai figlioletti. Sospetta abusi sessuali, vengono avviate una causa civile e una penale che finiscono archiviate, però inizia il calvario dei bambini che devono sottostare alle disposizioni più assurde e contraddittorie quanto alla loro collocazione.
Nel novembre del 2022, dopo un anno di insistenza, il padre di Marco e Luca ottiene il prelievo coattivo dei figli. «C’è il verbale in cui lui chiede esplicitamente questa cosa, perché dice che era necessario per riavvicinarli a lui», racconta alla Verità la mamma Giovanna. Il prelievo forzato dei bimbi fu documentato dal servizio di Raffaella Regoli nella puntata di Fuori dal coro del 29 novembre 2022, su Rete4.
Immagini tremende, dei fratellini barricati in casa pieni di paura mentre una trentina tra vigili del fuoco, poliziotti e assistenti sociali buttano giù la porta di casa, con i nonni attoniti che non riescono a impedire tanta violenza e la mamma a terra, ammanettata perché non lasciava che i figli venissero via in un blitz da cattura di camorristi.
I bimbi non erano in grave pericolo di vita, una simile modalità di «presa in carico» era contro la legge, eppure quelle creature furono vittime, oltre che del difficile clima familiare, anche della furia giudiziaria che dispose ben due volte l’allontanamento dei bimbi. Quando i piccoli sembravano poter vivere con la mamma, in base a un decreto che annullava il precedente, nell’ottobre del 2024 vennero prelevati da scuola e collocati nuovamente in casa famiglia. Addirittura in due strutture diverse, immaginiamoci la sofferenza di quei piccoli.
Da quel momento Marco ha presentato problemi di salute, con un primo accesso in pronto soccorso. I disturbi «sarebbero stati attribuiti al trauma da separazione e considerati di natura psicosomatica - da trattare quindi con terapia psicologica - e non sarebbero state effettuate tempestive visite mediche», afferma Marina Terragni, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, intervenendo sulla vicenda. Intanto, dal 31 luglio di quest’anno i fratellini vengono collocati presso il padre, secondo decisioni che nemmeno a parole sembrano volere il bene di minori. Infatti, a inizio 2025 i bambini erano stati finalmente sentiti da due psicologi e psicoterapeuti, i quali avevano dichiarato che probabilmente avevano subito abusi ed erano in uno stato di «pericolo».
La mamma lo scopre solo a giugno di quest’anno, dice, entrando in possesso di un documento del servizio di Neuropsichiatria della Aulss3 di Venezia che però non è mai stato segnalato né alla Procura né alla Corte d’Appello di Venezia, dove era in corso il procedimento di revocazione per la custodia dei bambini. Finita come abbiamo ben visto, malgrado la signora sia uno dei 36 casi esemplari di vittimizzazione secondaria denunciati nel 2022 dalla Commissione parlamentare di inchiesta del Senato sul femminicidio.
Il 25 ottobre scorso, dopo un altro accesso al pronto soccorso, mamma Giovanna riceve una telefonata dal padre dei suoi figli che le comunica le condizioni di Marco. Sta molto male, gli verrà diagnosticato un medulloblastoma di grado IV, il più maligno. I sintomi possono includere mal di testa, nausea, vomito, visione offuscata e doppia, proprio quello di cui per mesi soffriva il bambino e che tanto aveva allarmato la signora.
«Mentre erano in comunità potevo avere solo incontri protetti una volta la settimana. Avevo chiesto che venissero videoregistrati, a tutela mia e dei bambini. In alternativa avevo chiesto la presenza dell’avvocato, mi è stato rifiutato tutto perché hanno detto che dovevo fidarmi. Non ho potuto vederli. Ma sapevo che Marco stava male».
La signora non riesce a vederlo nemmeno adesso che gli è stato tolto il tumore. «Una massa di cinque centimetri, deve fare la chemio. Il referto dice che non riesce più a camminare, a parlare. Eppure io sarei autorizzata solo ad avere incontri protetti».
Una cosa inaudita, che richiede l’intervento immediato di un giudice. L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza «auspica a tutela del bambino e in base a principi di elementare umanità che alla madre sia consentito di fargli visita». Così pure che si accerti «se vi siano effettivamente stati negligenze e ritardi […], se i servizi sociali e la struttura in cui il bambino era collocato abbiano efficacemente tutelato la sua salute» e se l’iter giudiziario «presenti eventuali irregolarità».
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