2021-06-30
La verità degli agenti su Battisti: «Lui trasferito, i malati psichici no»
La polizia penitenziaria smentisce la versione ufficiale. L'ex terrorista «non ha subito aggressioni da detenuti islamici. C'era grande fretta di portarlo via: nemmeno il tempo di valutare attentamente costi e sicurezza». Passano gli anni, ma a quanto pare il soccorso rosso per l'ex terrorista Cesare Battisti è sempre in funzione. Domenica La Verità ha dato la notizia del trasferimento del criminale dei Pac dal carcere di Rossano Calabro a quello di Ferrara. Battisti chiedeva da diverso tempo di farsi trasferire, da quasi venti giorni era in sciopero della fame. Poi, venerdì scorso, ha ricevuto la visita di Enza Bruno Bossio, parlamentare del Partito democratico, e dell'avvocato Adriano D'Amico. Ed ecco che, nel giro di poche ore, tutto si è sbloccato: l'assassino è stato spostato come chiedeva, allontanato da quel carcere in cui- come ha ripetutamente fatto sapere al mondo - si sentiva isolato e impaurito dalla presenza di jihadisti. A quel punto è accaduta una cosa strana, anche se non inattesa: molti, a sinistra, si sono indignati. Ma non per il trasferimento di Battisti, bensì per il nostro articolo che citava l'esponente Pd, e per i commenti sulla vicenda fatti da Giorgia Meloni. Sui social hanno fatto a gara a scrivere che «la destra» stava «manipolando» i fatti. Agenzie e quotidiani online hanno cominciato a riportare la «versione ufficiale» della storia, secondo cui il trasferimento di Battisti «rientra in una più generale riorganizzazione del circuito alta sicurezza a livello nazionale, nei mesi scorsi ostacolata dal perdurare della pandemia e dalle conseguenti limitazioni ai trasferimenti». Sempre la «versione ufficiale» sosteneva che «nella sezione in cui era recluso - popolata anche da molti detenuti islamici - si era creato un clima di possibile tensione sfociato anche in alcuni episodi specifici che hanno portato alla decisione del trasferimento». Insomma, tutti si sono messi d'impegno a dimostrare che lo spostamento dell'ex terrorista fosse più che legittimo, anzi necessario. Qualcuno, però, non è d'accordo. E ci tiene a far presenti dettagli non del tutto irrilevanti. Parliamo dei sindacati degli agenti di polizia penitenziaria di Rossano, i quali hanno scritto una lunga lettera (firmata dai responsabili di Sappe, Uilpa, Osapp, Sinappe e Fp-Cgil) in cui si contestano vari passaggi della «ricostruzione ufficiale». Tanto per cominciare, gli agenti chiedono alla loro amministrazione «come sia stato possibile aver lasciato passare presso l'opinione pubblica l'idea ed il messaggio che l'istituto di pena di Rossano sia “l'antro dell'Isis", la “Guantanamo Calabra", una prigione desolata in un più desolato luogo della nazione Italia e della regione Calabria […] irraggiungibile da qualunque posto civile e civilizzato del mondo». Secondo gli agenti, Battisti non avrebbe «mai subito minacce se non vere e proprie aggressioni dai codetenuti islamici». A parere dei poliziotti, dunque, le condizioni di Battisti a Rossano non erano poi così terribili come sono state descritte da lui e dai suoi sostenitori. Non è tutto, però. La parte più interessante del racconto degli agenti penitenziari è quella riguardante il giorno del trasferimento. Sentite che scrivono: «Resterà indelebile nella memoria di quanti hanno vissuto lavorativamente la giornata di venerdì 25.06.2021 e, più nello specifico, di quanti, presenti nei minuti immediatamente postprandiali, hanno assistito alla ridda di telefonate dal Dap Roma, no no dal Prap Catanzaro, no no dalla C.C. di Ferrara, noooo dal Dap Roma, nooooo da Prap Catanzaro, no subito!, no domani!, ma il tampone?, ma la disponibilità è per il 28!, no è per il 29, l'aereo della Guardia di Finanza col Gom, no domani, no domani e su strada, no ma è sabato, no ma il piano ferie, noooo domani per forza!, noooo domani?, domani e domani basta!!!». Lo stile ben comunica la concitazione con cui è stato disposto il trasferimento. Si doveva correre: non si poteva attendere lunedì 28, bisognava spostare il detenuto Vip sabato, chissà come mai. Giovanni Battista Durante, segretario del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), fornisce alla Verità qualche particolare in più. «L'imposizione di effettuare immediatamente la traduzione», spiega, «non ha consentito, in sede locale, di poterla fare con un aereo di linea o con quello della Guardia di finanza, in modo da valutare meglio le condizioni di sicurezza e l'economicità del sevizio». Chiaro: prima di spostare un detenuto bisogna valutare costi e condizioni di sicurezza del viaggio. Ma in questo caso il trasferimento andava fatto alla svelta. E alla fine, diversamente da come avvenuto in altri casi, Battisti è stato trasferito su strada dagli agenti che lo hanno portato a Ferrara e sono poi tornati a Rossano. Tutta questa fretta un po' stupisce. «Se dopo 18 giorni di sciopero della fame, il trasferimento avviene il giorno dopo la visita di un parlamentare, forse qualcosa c'è stato, no?», sospira Durante. «Che Battisti abbia goduto di sostegno politico non si può negare. Ci sono state manifestazioni davanti al carcere per lui, poi la visita. Per il suo trasferimento sicuramente ha pesato lo sciopero della fame, ma qualcuno questo sciopero lo ha sostenuto, ha contribuito a metterlo in evidenza sui media». Di più: a rivendicare l'efficacia dell'azione politica a sostegno di Battisti ci ha pensato l'avvocato Adriano D'Amico. Il quale, il 26 giugno, scriveva sul suo profilo Facebook: «Abbiamo lottato ed abbiamo vinto; per Cesare, per Raul, per il rispetto dell'articolo 27 della nostra Carta costituzionale, del diritto di dissentire, di sposare la causa dei deboli, degli ultimi. Il ruolo di un intellettuale è anche questo. [...] Oggi è un gran giorno per la democrazia. Grazie all'onorevole Enza Bruno Bossio ed a tutti quelli che ci hanno creduto. (Cesare Battisti è stato giustamente trasferito nel carcere di Ferrara)».Ed eccoci al punto più dolente: Battisti è stato trasferito, ma altri detenuti (i famosi «ultimi») sono rimasti lì. Si è detto che lo spostamento del terrorista sia dipeso da procedure di riorganizzazione generale. Solo che, appunto, altri carcerati non hanno avuto la stessa fortuna dell'ex proletario armato per il comunismo. Benché in difficoltà, non sono stati trasferiti e sono rimasti a Rossano. I sindacati, nella lettera citata poc'anzi, fanno riferimento ad «almeno due detenuti che presso questo reclusorio giacciono in settore dell'istituto incompatibile con il loro profilo detentivo e sanitario: specie uno di loro, extracomunitario, si autolede da mesi, da mesi danneggia i beni dell'amministrazione e non disdegna […] di aggredire il personale di Polizia penitenziaria, di oltraggiarlo, di minacciarlo». «La stessa attenzione che è stata riservata a Battisti», dice Durante del Sappe, «non c'è per questi altri detenuti. A Rossano ce ne sono due con problemi psichici, che andrebbero trasferiti altrove. A dire il vero la pratica per il trasferimento c'è già, ma gli altri istituti da mesi non forniscono il nulla osta, dunque è tutto bloccato. Parliamo di persone che non stanno bene. Questi sono i veri deboli, non Battisti, ma per loro nessuno si mobilita. Qui ci sono tante persone che potrebbero essere trasferite, ci sono tossicodipendenti che per esempio potrebbero essere mandati in comunità, e invece restano in carcere». Durante, nei giorni scorsi, ha espresso tutte le sue perplessità sul trasferimento di Battisti in un comunicato stampa. Per questo motivo Davide Steccanella, legale dell'ex terrorista, ha presentato un esposto alla Procura di Bologna per «abuso di funzione». Ma il segretario del Sappe non demorde: «Nessuno abuso», dice. «Sto esaminando con i miei legali di fiducia l'eventuale rilevanza penale delle affermazioni dell'avvocato». Più dei comunicati stampa, tuttavia, contano i fatti. E i fatti dicono che Battisti, per l'ennesima volta, ha goduto un'attenzione di cui tantissimi altri non godono: non solo fra i detenuti, ma pure fra i comuni cittadini italiani. E, soprattutto, fra le vittime dei Pac.
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