2022-06-27
Attenzione alla strategia trasversale di al Sisi
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Abdel Fattah al Sisi (Ansa)
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi sta acquisendo una progressiva centralità internazionale, oscillando tra l'Occidente e l'asse sino-russo.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi sta acquisendo una progressiva centralità internazionale, oscillando tra l'Occidente e l'asse sino-russo. A metà luglio, è stato innanzitutto firmato un accordo che permetterà a Israele di aumentare la fornitura di gas all’Unione europea, facendo sponda proprio con l’Egitto. Tutto questo, mentre la settimana scorsa al Sisi ha ricevuto al Cairo il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman: i due leader hanno stabilito di voler rafforzare le relazioni tra i rispettivi Paesi nei settori del commercio, dell’energia e del turismo. Ricordiamo che i rapporti tra Egitto e Arabia saudita sono solidi da tempo, visto che si spalleggiarono ai tempi del duello libico tra Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar in nome di una comune avversione ai Fratelli musulmani. Appena pochi giorni dopo la visita di bin Salman, il presidente egiziano ha ricevuto al Cairo anche l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani: si tratta della prima visita ufficiale dopo la “riconciliazione” avvenuta a Doha nel 2021. I due leader hanno avuto colloqui “sulle relazioni bilaterali complessive in vari campi e sugli sviluppi di questioni politiche regionali e internazionali di interesse comune”. Ricordiamo che, sotto questo punto di vista, le relazioni tra Il Cairo e Doha erano state piuttosto tese fino all’inizio dell’anno scorso: storicamente il Qatar spalleggiava infatti i Fratelli musulmani insieme alla Turchia. Un fattore, questo, che certo non piaceva troppo al governo egiziano. È tuttavia poi iniziata una distensione che è di fatto andata di pari passo con quella tra Egitto e Turchia: anche tra questi due Paesi i rapporti sono notevolmente migliorati nel corso degli ultimi dodici mesi. In tutto ciò, non va trascurato che l’Egitto intrattiene solide relazioni anche con la Russia. È pur vero che, nelle scorse settimane, Il Cairo ha espresso qualche malumore a causa della crisi alimentare innescata dall’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia i rapporti restano saldi, soprattutto in alcuni settori delicati (come quello dell’energia nucleare). E non finisce qui. L’Egitto si sta infatti avvicinando sempre più alla Repubblica popolare cinese. La settimana scorsa, al Sisi ha parlato in occasione di un summit, organizzato da Pechino, a cui hanno preso tra gli altri parte anche la Russia e vari Paesi latinoamericani e africani. Nel dettaglio, il presidente egiziano ha elogiato “l'entusiasmo del gruppo Brics nell'adottare una visione comune sulle questioni politiche ed economiche di interesse per i Paesi in via di sviluppo, in particolare per quanto riguarda l'esplorazione di prospettive per la cooperazione allo sviluppo e il sostegno al finanziamento dello sviluppo”.Tutto questo ci fa capire come il leader egiziano sia tornato al centro della scena internazionale. Un destino, questo, che lo accomuna ad altri leader, come Recep Tayyip Erdogan e lo stesso Mohammad bin Salman. Si tratta di figure che stanno acquisendo sempre più peso politico a seguito della crisi ucraina e che si caratterizzano per un ambiguo atteggiamento di natura trasversale: un atteggiamento che le vede oscillare costantemente tra l’Occidente e l’asse sino-russo. Soprattutto il caso di al Sisi deve essere monitorato attentamente nell'immediato futuro: non solo in considerazione del peso geopolitico dell’Egitto nel Mediterraneo, ma anche perché – come abbiamo visto – l’Unione europea ha attribuito a questo Paese un ruolo cruciale per il proprio approvvigionamento energetico. Bisogna pertanto fare estrema attenzione. Perché, se al Sisi probabilmente punta a sfruttare il suo trasversalismo a proprio vantaggio, la longa manus di Russia e Cina si sta muovendo rapidamente sul Nord Africa. E non ha certo intenzioni amichevoli nei confronti dell’Europa occidentale.
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