2023-12-10
La strage annunciata del rogo in ospedale
Venerdì notte il nosocomio della città è andato in fiamme, probabilmente partite da un deposito rifiuti. Deceduti tre pazienti. Finora gli inquirenti escludono il dolo. Faro sui sistemi di sicurezza. In 20 anni di tagli, la struttura ha perso ben 200 posti letto.Le fiamme divorano parte del vecchio ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. Il bilancio è pesantissimo. Tre anziani morti e 194 persone evacuate tra pazienti e personale sanitario. Poteva essere una strage di proporzioni inimmaginabili se il personale attivo, carabinieri, Vigili del fuoco, agenti di polizia e volontari accorsi sul posto non fossero intervenuti con prontezza e coraggio. Due delle vittime sarebbero morte per intossicazione, una terza a causa di un infarto. Una quarta persona, estratta morta, era deceduta poco tempo prima e i familiari hanno rischiato a loro volta di rimanere intrappolati al quinto piano del nosocomio invaso da un denso fumo tossico. Per le tre vittime è stata disposta l’autopsia e nominato il medico legale e il tossicologo: obiettivo è accertare le cause del decesso. Le vittime sono: Romeo Sanna, Pierina Di Giacomo, entrambi di 86 anni, e Giuseppina Virginia Facca di 84 anni.Quando siamo arrivati sul posto abbiamo potuto assistere ai rilievi degli specialisti dei Vigili del fuoco, necessari a stabilire cause e dinamiche. L’unica certezza è che le fiamme si sono propagate dal livello -3 e hanno interessato una specie di magazzino dove erano stipate buste di rifiuti speciali da smaltire e secchi di plastica che contenevano un po’ di tutto. Cosa abbia innescato l’incendio e perché si sia propagato così velocemente è oggetto delle indagini condotte in prima persona dal capo della Procura di Tivoli, Francesco Menditto. Erano da poco passate le 22.30 di venerdì quando è «scattato» l’allarme, o meglio il passaparola perché, come vedremo, il sistema antincendio non è stato efficace. All’esterno dell’edificio, al piano - 3, si trovano le aree di stoccaggio dei rifiuti. Al suo interno la farmacia dell’ospedale che, come abbiamo scoperto, è accessibile solamente utilizzando l’ascensore. Se per qualche motivo qualcuno si fosse trovato nei locali della farmacia a quell’ora non avrebbe avuto scampo. Le fiamme hanno trovato vigore tra i rifiuti e sono state alimentate anche dagli avvolgibili in plastica delle finestre. Una volta entrate dentro l’edificio, grazie agli ascensori che hanno dato ossigeno al fuoco, si sono propagate con una velocità impressionante. I testimoni raccontano soprattutto di tanto fumo, con la corrente elettrica saltata praticamente subito, pochi minuti dopo le prime fiamme. La macchina dei soccorsi, nonostante tutto, è stata determinante per evitare una vera e propria strage. I Vigili del fuoco sono intervenuti sul posto dai diversi distaccamenti provinciali con almeno 60 unità e una ventina di mezzi, tra cui tre autoscale che sono state utilizzate per portare in salvo alcune delle persone ricoverate. Una cinquantina di persone con problemi di deambulazione sono state evacuate, invece, tramite le scale antincendio. «Operazioni piuttosto complicate», spiega il comandante provinciale dei Vigli del fuoco Adriano De Acutis, «con sette piani di scale da percorrere con pazienti impossibilitati a muoversi». «Abbiamo avuto notizia dell’intervento intorno alle 23 e siamo intervenuti immediatamente con la squadra più vicina, complessivamente 20 automezzi e 60 persone. Alcuni degenti sono stati portati in salvo attraverso i balconi a cui erano affacciati e da cui chiedevano aiuto. L’intervento di spegnimento è durato fino a stamattina (ieri, ndr), alcuni focolai rimanevano e quindi dovevamo mantenere costantemente il personale pronto a spegnare eventuali rinvigorimenti del fuoco», dichiara sempre De Acutis: «Molto coinvolgente è stata l’attività di salvataggio dei degenti che non potevano essere trasportati autonomamente: attraverso le scale antincendio, nelle due estremità - con dei teli del 118 - li abbiamo portati fino a terra e consegnati alle ambulanze che facevano la spola». Carabinieri, poliziotti, Vigili urbani e volontari hanno dato man forte ai soccorritori. «Siamo intervenuti immediatamente, con volanti anche da Roma. Un gran numero di uomini e mezzi che hanno provveduto a trarre in salvo le persone e capire anche se ci fossero cose rilevanti nell’immediatezza anche per le indagini», ha detto il commissario di polizia Maria Antonietta Schioppa che ha seguito le operazioni di soccorso. La missione era salvare tutti ed evitare che le fiamme arrivassero nei depositi dove erano stipate le bombole di ossigeno che potevano provocare esplosioni a catena.Al momento, secondo quanto spiega il procuratore di Tivoli, Menditto, viene escluso il dolo. Grazie a quanto ricostruito dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere: «Abbiamo acquisito numerose immagini dall’impianto di videosorveglianza da cui abbiamo un quadro chiaro su quanto accaduto e che ci permettono di escludere al momento il dolo», ha dichiarato il procuratore che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo plurimo e incendio colposo. Sono inoltre state sequestrate alcune aree dell’ospedale per poter svolgere al meglio le indagini. Il reparto più colpito è stato il quinto, ben otto piani dal luogo dove è divampato l’incendio. «Avevo da poco finito di vedere la partita», ci dice Salvatore, uno dei volontari che ha prestato soccorso ai pazienti, tra cui una sua parente, «Il fumo era intenso. Non si vedeva nulla. La cosa che mi ha colpito è che non c’erano estintori a portata di mano né ho visto acqua uscire dal soffitto o manichette in azione. Dopo aver portato in salvo alcune persone ci siamo concentrati sulle bombole dell’ossigeno che potevano esplodere e abbiamo iniziato a portarle nel piazzale distanti dalle fiamme. È stata un’esperienza terribile».Sul posto anche il governato del Lazio, Francesco Rocca: «È grande il dolore, immenso lo sconcerto. Una tragedia che adesso ci porta a stringerci ai familiari delle vittime, ai quali rivolgo il mio sincero cordoglio a nome di tutta la Regione e all’intera comunità colpita. Sono e rimarrò in costante contatto con i soccorritori e con i dirigenti sanitari per fornire tutto il supporto necessario, a partire dall’evacuazione delle centinaia di pazienti. Oggi è il giorno del dolore, ma da subito anche quello dell’accertamento delle cause, dal momento che l’intero ospedale è stato messo sotto sequestro. Quello che intanto posso dire, posto che non conosciamo la dinamica e c’è un’indagine in corso, è che la sicurezza negli ospedali per noi è una priorità, non a caso abbiamo già destinato risorse, centinaia di milioni, per l’antincendio e l’antisismica, di cui 12 milioni per l’area di Tivoli, Palestrina, Colleferro e Subiaco. Voglio pertanto esprimere, adesso, la mia gratitudine totale a tutti gli operatori coinvolti nelle attività di soccorso, ai medici e agli infermieri del nosocomio per l’immediata assistenza. Ma anche alle nostre diverse strutture sanitarie che si sono subito attivate per accogliere i pazienti trasferiti da Tivoli».Ai lavori andrebbe dedicato un capitolo a parte. L’ospedale di Tivoli è considerato tra i peggiori del Lazio. Venti anni fa aveva una capacità di 600 posti letto, attualmente sono 347. Secondo la Programmazione della rete ospedaliera 2024-2026, ne perderà altri 86. Prevista la disattivazione o meglio la soppressione della terapia intensiva neonatale, della pneumologia, di oculistica, malattie infettive e tropicali e geriatria. Cardiologia scenderà da 22 a 14 posti letto. Chirurgia generale a 32 a 24. Di questo passo l’ospedale rischia di avviarsi alla chiusura.In questi ultimi anni è stato speso circa 1 milione di euro per l’antincendio e per i sistemi di sicurezza in generale. Ma hanno funzionato? A quanto ci risulta (il procuratore Menditto, incalzato dalle domande, ha detto solo: «Stiamo indagando») il sistema antincendio sarebbe stato obsoleto e cioè con manicotti arrotolati all’esterno e all’interno della struttura. O non hanno funzionato o il fumo era così intenso da impedirne l’individuazione.